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Il Comune di Arezzo strizza l’occhio all’Open Source

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Il Comune di Arezzo strizza l’occhio all’Open Source

AREZZO – E’ di poco tempo fa un breve comunicato stampa apparso sulle testate locali, in cui Ilario Nocentini, Assessore all’Innovazione Tecnologica del Comune di Arezzo, presentava i suoi progetti sull’Open Source.

Ilario Nocentini è un giovane ingegnere (classe 1973) delle telecomunicazioni, con esperienze all’estero ed oggi in procinto di prendere la seconda laurea, nominato Assessore in quota ai Verdi durante le ultime elezioni comunali.

Siamo andati ad intervistarlo presso il suo ufficio istituzionale a Palazzo Cavallo, sede del Comune di Arezzo.

Domanda: Che situazione informatica ha trovato nel Comune di Arezzo?

Risposta: Il Comune di Arezzo è dotato di circa 650 postazioni, equipaggiate con Microsoft Windows ed Office, più gli applicativi specifici per il funzionamento dei singoli dipartimenti, come gestionali, CAD, etc. Ovviamente, tutte collegate ai server centrali del CED [ndr. Centro Elaborazione Dati], già dotati di piattaforme Linux/Apache, di database Oracle e di un evoluto sistema di salvaguardia e back-up dati in architettura SAN [ndr. Storage Area Network]. Il Comune è dotato di un sito web, che oltre ad avere conquistato l’eccellenza in termini di grafica, usabilità ed accessibilità, è anche il più visitato in assoluto dell’intera provincia. Uno sforzo che vede quotidianamente impegnato il personale dell’URP, che qui ringrazio.

D: Che problematiche ha incontrato?

R: Sicuramente, una delle prime emergenze che dovremo affrontare è l’assenza di un SIT [ndr. Sistema Informativo Territoriale], in quanto quello che è presente, è relativo al solo Piano Strutturale ed è tenuto da una ditta esterna. Pensate che per noi è difficile anche eseguire il rilevamento delle semplici proprietà comunali – per non parlare poi dei numeri civici, rilevamenti che, se eseguiti e amministrati con una procedura informatica, ci permetterebbero una gestione più precisa e razionale dei servizi legati agli immobili e alle imposte. Stiamo anche rimediando ai ritardi nell’attivazione del SUAP [ndr. Sportello Unico per le Attività Produttive]: uno dei primi atti dell’Assessorato che dirigo è stato aderire, nella prospettiva del “riuso informatico”, al progetto ARSUAP provinciale, in modo da garantire al cittadino uniformità nella gestione delle proprie pratiche on-line con il resto del territorio; stiamo predisponendo gli uffici e il personale affinché tale servizio diventi a breve operativo.

D: Ora veniamo al vero tema di questa intervista: l’Open Source.

R: Già. Ma bisogna avere ben chiare le idee sul significato di questa parola. Open Source significa codice aperto, ovvero la possibilità per gli sviluppatori di modificare e personalizzare il codice sorgente di un programma per i propri fini. E’ una puntualizzazione che mi preme sottolineare, dal momento che capitano spesso aziende, che rilasciano alla Pubblica Amministrazione i sorgenti, dicendo che il loro prodotto è “Open”, e poi invece si scopre che non ti è permesso modificarlo.

D: Quali le azioni nell’immediato?

R: Innanzitutto ho bloccato l’acquisto di tutte le licenze Office per i nuovi computer. Il CED ha ricevuto mandato di installare nelle nuove macchine Open Office, la suite gratuita e in italiano compatibile al 100% con i prodotti Microsoft. Per l’utente finale il cambiamento sarà minimo. Per i PC già presenti la migrazione dovrà essere graduale e parallela alla formazione; l’Amministrazione è obbligata dalla legge a destinare parte del proprio denaro alla formazione del personale interno. I soldi, quindi, già ci sono, e saranno usati bene.

D: E per i Sistemi Operativi?

R: Tra gli obiettivi del mio mandato c’è anche la migrazione dei sistemi operativi da Windows a Linux; il risparmio in termini di costi di licenza è notevole. Sto cercando inoltre di rendere più agevole questo passaggio convincendo i fornitori dei nostri gestionali a rilasciarci versioni dei loro prodotti scritte in linguaggi indipendenti dal sistema operativo sui cui girano. Così l’Amministrazione sarà più libera di operare le proprie scelte, senza essere vincolata da piattaforme di terzi. L’adozione di Linux sarà comunque l’ultima delle azioni programmate per la migrazione dell’amministrazione all’Open Source. Mi rendo conto, infatti, che per un nutrito numero di dipendenti, anche il semplice cambio del desktop del proprio computer, può essere traumatico. Tutto il processo perciò dovrà essere condotto cum grano salis, in modo graduale e con personale via via sempre più formato e consapevole delle proprie capacità informatiche. Vedete, questo è uno dei casi in cui è più importante il metodo dell’obiettivo: l’interesse finale alla migrazione è secondario rispetto al cambiamento di rotta, che potremmo definire strutturale: un’Amministrazione libera e indipendente dal punto di vista informatico significa non solo risparmio, ma professionalizzazione del personale e ricaduta economica nel territorio.

D: Ovvero?

R: Ovvero coinvolgimento delle realtà territoriali nella customizzazione dei prodotti. Sotto questo aspetto, c’è un luogo comune che va sfatato: l’utilizzo di prodotti open e gratuiti, non impoverisce, bensì arricchisce il territorio: la bellezza dell’Open Source è che ogni singolo programma, ogni singola riga di codice può essere modificata, personalizzata e assistita in funzione della richiesta dei clienti e delle esigenze del mercato. Così, anziché ricorrere a soggetti esterni e lontani per ogni singola esigenza, si può pescare nel territorio che, ve lo assicuro, è pronto e ricco di professionalità, e poter anche contare sulle risorse interne per migliorare i servizi pubblici di front-office e back-office senza essere condizionati da terzi e sborsare un mucchio di quattrini. E’ la qualità del servizio che vince sulla massificazione del prodotto pacchettizzato. Inoltre la licenza GPL non ostacola, ma addirittura promuove il “riuso” di esperienze ed applicativi sviluppati da altri, nella convinzione che più si sviluppa, più si personalizza, migliore e più sicuro sarà il prodotto che altri potranno riutilizzare. E’ il classico circolo virtuoso, che l’Unione Europea si è prefissa come obiettivo per i prossimi anni. Ed è la strada che ho intenzione di percorrere.

D: Altri progetti in cantiere?

R: Sì. Innanzitutto vi avevo accennato al problema del SIT. Bene, durante il convegno che abbiamo organizzato sull’open source a fine novembre, abbiamo discusso circa l’opportunità di dotare il Comune di Arezzo di un server SIT su cui girino piattaforme ed applicativi interamente open. Stiamo attentamente valutando il progetto QGIS, che gestisce, georeferenzia e renderizza layer raster (tutti) e vettoriali (piattaforma GRASS) urbanistici e cartografici [ndr. nel progetto internazionale figurano diversi sviluppatori italiani, tra cui Paolo Cavallini, che è intervenuto al convegno]. E’ pienamente compatibile con tutti i formati oggi in commercio, ma è gratis e open. Il Comune di Pontedera già lo utilizza, e per Arezzo lo sto facendo attualmente testare.

D: E poi?

R: E poi la volontà di costituire una sorta di “centro di eccellenza” per lo sviluppo di applicazioni Open Source destinate alla Pubblica Amministrazione.

D: Beh, questa sarebbe davvero una bella scommessa…

R: E lo è. Ovviamente, poiché le risorse economiche destinate all’Assessorato che dirigo non mi permettono investimenti, cominceremo semplicemente con il mettere a disposizione degli interessati un ufficio ben equipaggiato per lo sviluppo del progetto. Diverse aziende e privati si sono già dimostrate estremamente interessate, al punto da mettere a disposizione risorse e personale per le ricerche. L’idea è quella della costituzione di una community di specialisti che mettano a disposizione il loro know-how per creare applicativi rilasciati con licenza GPL, sempre migliorabili, sempre “riusabili”. Si innesca un circolo virtuoso grazie al quale ci guadagnano tutti: ci guadagnano aziende e sviluppatori, che possono specializzarsi in manutenzioni e customizzazioni per i loro clienti, ci guadagna la Pubblica Amministrazione, che ha a disposizione strumenti gratuiti, aperti, sviluppati in proprio ed estendibili, ci guadagna il cittadino, principale azionista di un comune, in termini di trasparenza dell’azione informatica e risparmio di pubbliche risorse.

D: I rapporti con le altre amministrazioni?

R: Li sto ricostruendo. Per troppo tempo Arezzo si è estraniata dalla progettazione regionale sull’e-government, al punto da essere esclusa dal Comitato Strategico della RTRT [ndr. Rete Telematica della Regione Toscana]. Arezzo deve assolutamente rientrare nel Comitato Strategico e parteciparvi assiduamente. Sto lavorando anche in funzione di questo obiettivo, che ritengo fondamentale per il futuro della progettazione informatica e telematica aretina.

D: Il suo Assessorato prevede anche altre azioni?

R: Si. Innanzitutto vorrei rendere il portale internet del Comune di Arezzo ancora più vicino al cittadino, magari integrandolo con funzioni di “democrazia diretta” come forum, helpdesk, messaggistica. Poi, con l’aiuto degli operatori TLC, sto studiando il modo di portare la banda larga nelle località comunali meno accessibili.

Grazie, Assessore.
Grazie a Voi.

Articlolo scritto da: Fabio Massimo Fabrizio – Cottonbit