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Inaugurata Torre Santa Flora e Lucilla

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E' stata inaugurata DOMENICA alla presenza di Giuseppe Fanfani Sindaco del Comune di Arezzo e Ilario Maggini Sindaco di Subbiano e di altre autorità cittadine, la Torre Santa Flora e Lucilla. La Torre di proprietà della famiglia Soldini si trova nel Casentino, una delle più belle vallate della Provincia di Arezzo. Vallata famosa perché è qui che nasce il fiume Arno. Il fiume con i suoi affluenti non ha solo determinato l'assetto geografico territoriale, ma ha anche accompagnato il cammino della storia umana dai suoi inizi ad oggi . "Abbiamo finito da poco, la ristrutturazione della Torre Santa Flora e Lucilla, ed abbiamo voluto fare subito l'inaugurazione – ha detto Roberto Soldini -per condividere con la città un momento per noi importante. Dopo tanto lavoro e impegno siamo riusciti a riportare al suo antico splendore questo gioiello culturale del XII secolo ". La ristrutturazione è iniziata infatti nel 1995, intervenendo in priorità sul tetto per assicurare di non perdere per sempre la Torre. Successivamente la torre è stata oggetto di studi e quindi i lavori sono stati sospesi per poter meglio capire come agire senza troppo trasformare la Torre e per mantenerla nella sua originaria struttura. Dopo attenti esami e studi e grazie anche alla sapiente guida della Sovrintendenza è stato ripreso l'intervento completando l' opera. Tante sono le storie che si anelano intorno la Torre Santa Flora e Lucilla. Il Casentino costituiva infatti un asse diretto tra il Nord e il Sud Italia. Quando Roma iniziò la sua inarrestabile avanzata, si spinse fino alla città etrusca di Arezzo e di qui a Bologna e nella pianura padana. I Consoli Romani e i loro eserciti, come ricorda Tito Livio, provvidero di ponti e selciarono il percorso casentinese. Successivamente con lo sgretolarsi dell'impero romano sotto i colpi delle popolazioni germaniche, gli eserciti nemici : Goti, Longobardi, e Franchi, iniziarono a scendere dai valichi casentinesi verso Roma. Questi si insediarono stabilmente nella vallata e la munirono di castelli e di fortilizi. La Torre Santa Flora e Lucilla che si erge poderosa dal greto del fiume Arno va indubbiamente ricollegata al periodo delle invasioni barbariche e risale senza dubbio al periodo longobardo. Sicuramente questi esperti guerrieri posizionarono presso le vie principali fortilizi e guardinghi: torri di avvistamento e di difesa. Ancora oggi guardando le grosse bozze di pietra poste alla base della costruzione fanno pensare che la Torre Santa Flora e Lucilla faceva parte di un grosso fortilizio. Le carte dell'Abbazia di Santa Flora citano la predetta torre già nel XII secolo. Adiacente alla torre sorge anche un Mulino di origine medievale e probabilmente fatto ereggere verso il 1000 dai Monaci di Santa Flora, che qui avevano molti beni ancor prima della fondazione dell'Eremo di Camaldoli che avviene intorno al 1012-1027. Ricordiamo che i Monaci furono i restauratori della civiltà occidentale dopo i disordini e le distruzioni dell'epoca barbarica. L'opera dei Monaci Benedettini fu preziosa per la nascita dell'epoca moderna. Bonificarono terreni paludosi, custodirono boschi, mulini e gualchiere, regimarono le acque e risistemarono ponti e strade. Da documenti antichi si ricostruiscono ricordi dei Monaci e interessanti notizie sullo stemma del Palazzo. Si narra infatti che lo stemma è ricollegabile ad un nobile casentinese chiamato Bartolo da Pilli di Subiano, che aveva donato ai Monaci Benedettini delle proprietà attigue alla torre Santa Flora e Lucilla. Lo stemma del nobile era rappresentato da una quercia con un giglio in cima e un toro e un ariete aggrappati alla quercia. Da qui l'araldo viene adotto in tutto il complesso benedettino. Si narra anche che Carlo Magno avesse donato il territorio di Subbiano alla famiglia Subiani come acquisto di guerra. Si perdono poi nei tempi le trasformazioni e le storie che avvolgono la torre ed il molino.
Il Ristorante Relais Torre Santa Flora si trova in località Ponte Caliano 169 di Subbiano.
(AREZZO) Info : 0575/421045

Articlolo scritto da: Stefano Pezzola