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Kyoto, Piano Assegnazione Emissioni

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Kyoto, Piano Assegnazione Emissioni

ROMA – “Il Piano va modificato o Bruxelles lo boccerà”. Legambiente, WWF e Greenpeace tornano con decisione sul Piano nazionale delle emissioni che dovrebbe essere consegnato a Bruxelles in queste ore, auspicando un intervento in extremis del governo a modificarne il contenuto.
Così com’è, dicono le associazioni ambientaliste, il Piano verrà sicuramente respinto dalla Commissione prolungando ulteriormente lo scandaloso ritardo del nostro Paese nell’adeguamento agli impegni di Kyoto e procurando all’Italia l’ennesima figuraccia.
Nei giorni scorsi le tre associazioni avevano già sottolineato le enormi lacune del provvedimento, frutto di un’estenuante trattativa tra il Ministro dell’Ambiente e quello dello Sviluppo Economico, con il quale vengono assegnati ai grandi complessi industriali italiani i permessi a emettere anidride carbonica. Il testo fissa infatti a 209 milioni di tonnellate di anidride carbonica (CO2) il tetto di emissioni per le industrie italiane nel quinquennio 2008-2012. “Per evitare di pagare caro il mancato rispetto del protocollo – precisano gli ambientalisti – i permessi alle industrie non dovrebbero superare, invece, i 186 milioni di tonnellate di CO2 all’anno. Questo testo accontenta un solo grande protagonista: il carbone”.
Favorisce, infatti, il carbone la quota di emissioni messe in vendita dal governo in aggiunta a quelle assegnate: 12 milioni di tonnellate di CO2, che, secondo quanto previsto dalla direttiva europea sull’emission trading, avrebbero dovuto essere messe all’asta in modo da garantire l’ingresso di nuovi impianti a maggiore efficienza, ma che invece vengono vendute, a un prezzo stracciato, ai soli operatori del carbone. E’ eccessivo inoltre l’ammontare di permessi a inquinare riservati al settore termoelettrico, che non solo non ha visto una diminuzione delle quote assegnate ma di fatto è riuscito a strappare un aumento di ben 10 milioni di tonnellate di anidride carbonica (CO2).
Le uniche limitazioni previste sono quelle nei confronti degli impianti cip 6. Ma – concludono Legambiente, WWF e Greenpeace, “è un taglio fasullo la cui unica conseguenza sarà quella di far pagare più salate le bollette ai cittadini. Protetti dalla normativa adottata nel 1992, gli operatori Cip 6 hanno infatti la possibilità di scaricare sulle bollette dei consumatori tutti i costi derivanti da Kyoto”.