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Le condizioni sociali delle famiglie

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Le condizioni sociali delle famiglie

FIRENZE – Questa mattina L'Aduc è stata audita dalla Commissione Affari Sociali (XII) della Camera dei Deputati. La convocazione, a cui è andato il segretario Primo Mastrantoni, era per contribuire ad un'"Indagine conoscitiva sulle condizioni della famiglia in Italia", con l'obiettivo di "ridefinire gli strumenti previsti dalla legislazione vigente e promuovere politiche integrate a favore delle famiglie (in particolare quelle con figli a carico)".
Il contributo dell'Aduc è stato in particolare sull'offerta di asili-nido, facendo rilevare che, talvolta, ai buoni propositi espressi dal ministro dell'Istruzione, Giuseppe Fioroni, nei convegni, non seguono le dovute azioni in consiglio dei Ministri.
In una risposta alla deputata Donatella Poretti, al question time sugli asili nido del 18 Ottobre scorso, il ministro alle Politiche per la Famiglia, Rosy Bindi rispondeva che la Finanziaria stanziava 300 milioni che, in concerto con enti locali ed imprese private, diventeranno, entro il 2009, 1 miliardo, per 250 mila posti rispetto agli attuali 160 mila, con una copertura territoriale del 15%, con il nord che si avvicina all'obiettivo fissato dall'Agenda di Lisbona nel 2000 (33% entro il 2010) e il sud che incrementa il dato negativo (comunque la Finanziaria prevede incentivi per l'occupazione femminile al sud e un piano straordinario di intervento per lo sviluppo territoriale dei servizi socio-educativi, al quale concorrono gli asili-nido).
Ma oggi la copertura è al 9,9% e per raggiungere il 33% di Lisbona sarebbero necessari 9 miliardi di euro!
La finanziaria 2003 aveva istituito il Fondo di rotazione (10 milioni di euro) per l'assegnazione di risorse ai datori di lavoro, ché realizzassero nidi e micro-nidi nei luoghi di lavoro. 97 tra istituzioni pubbliche ed enti privati ne hanno usufruito, ma il Fondo non è stato più rinnovato.
E' bene ricordare che l'Italia, per la spesa sociale nella famiglia e nell'infanzia, è al penultimo posto in Europa con il 3,8%. Nel periodo 2000-2004 il reddito delle famiglie al netto di imposte e contributi è cresciuto del 2,4%, mentre i costi degli asili nido sono aumentati del 140% nel periodo 2002-2006.
Da quando le regioni hanno autonomia in materia (legge 38/2000) si è accentuato il rischio delle disparità territoriali, per cui sarebbe opportuno che lo Stato definisca i "livelli essenziali di prestazione" (Lep), intervenendo anche per una equa distribuzione.
Alla difficile situazione di oggi, le famiglie sopperiscono con il sacrificio e con la cosiddetta rete informale (famiglia, parenti e amici): nel 2004, oltre il 45% delle donne 15-64enni ha ridotto il proprio orario di lavoro per prendersi cura dei figli. Mentre sono 159 mila le mamme che, lavorando oggi part-time, opterebbero per il full-time se avessero servizi pubblici adeguati. Il 23% delle donne 15-64enni non impiegate, non lavora perché si prende cura dei figli. Il 55,7% dei bimbi 0-2 anni e affidato più volte alla settimana alla rete informale.
E' evidente che il sistema socio-assistenziale deve conformarsi alle caratteristiche delle comunità ove opera e prioritaria deve essere l'integrazione delle diversi forme di sostegno, alleviando le famiglie dal notevole carico assistenziale. Altrettanto evidente risulta la incongruità degli stanziamenti previsti.
Lanciare allarmi sul tasso di natalità e sulla mancanza di pari opportunità può riempire le pagine dei giornali, ma non risolve il problema, che è quello di garantire, con adeguati stanziamenti e appropriati interventi fiscali, il diritto alla scelta di avere figli e di iniziare e proseguire la propria attività lavorativa.
Riteniamo, quindi, indispensabile, per raggiungere gli obiettivi di Lisbona, il rinnovo dei finanziamenti al Fondo di rotazione precedentemente citato e la predisposizione di incentivi fiscali per quelle strutture pubbliche e private che realizzano al loro interno asili nido e micro-nidi.