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Scoperte le cellule staminali che formano il cancro al colon

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Scoperte le cellule staminali che formano il cancro al colon

ROMA – Attraverso l’analisi dei tumori di 19 pazienti affetti da cancro al colon sono state identificate le cellule staminali capaci di formare la neoplasia. La scoperta, pubblicata online il 19 novembre sulla prestigiosa rivista Nature è stata fatta nei laboratori dell’Istituto Superiore di Sanità dall’equipe diretta da Ruggero De Maria. La ricerca, oltre ad essere finanziata con i fondi del Programma Nazionale Cellule Staminali si è avvalsa di un contributo dell'AIRC. Questa ricerca è stata effettuata in collaborazione con l’Istituto Oncologico del Mediterraneo di Catania, con il Dipartimento di Patologia e Medicina di Laboratorio dell’Ospedale Sant’Andrea di Roma e con il Dipartimento di Discipline Chirurgiche ed Oncologiche dell’Università di Palermo.

“La scoperta delle cellule CD133 fatta nei nostri laboratori rappresenta una vera e propria rivoluzione nell’approccio della cura contro il cancro al colon che, ricordiamolo, è la seconda causa di morte per tumore – afferma il Presidente dell'ISS Enrico Garaci – Essere riusciti ad identificare questa rara popolazione di cellule che rappresentano circa il 2% delle cellule presenti nel tumore, significa aver scoperto vere e proprie cellule immortali, capaci di generare una quantità virtualmente infinita di cellule figlie e quindi di accelerare i tempi della scoperta di nuove terapie, meno invasive di quelle tradizionali poiché puntano direttamente al cuore del problema e, cioè ai meccanismi di formazione del tumore, non solo per curare la lesione cancerosa, ma anche per poter intervenire sulle formazioni metastatiche”. Lo studio pubblicato oggi su Nature significa anche un avanzamento della diagnostica. “La possibilità di riconoscere le cellule staminali del tumore al colon mediante l’espressione del CD133 permetterà inoltre di individuare con precisione e di quantificare la presenza di cellule staminali all’interno del tumore è ciò implica – sottolinea Garaci – una diagnosi più approfondita che permette di dare maggiori informazioni sulle caratteristiche biologiche del tumore per mirare maggiormente le cure. Elementi estremamente importanti se si pensa che nonostante gli attuali avanzamenti delle terapie, oltre il 40% dei pazienti continua a non sopravvivere a cinque anni dalla diagnosi e la prevalenza di questo tumore continua ad aumentare.”

La ricerca, oltre a dare un contributo decisivo all’evoluzione dello studio di questo tipo di cancro e all’evoluzione delle sue terapie, rappresenta anche uno dei risultati del Programma Nazionale Cellule staminali. “Siamo particolarmente orgogliosi, inoltre – aggiunge il Presidente dell’ISS Garaci – di presentare oggi su Nature questo studio che è senz’altro uno dei più importanti e significativi obiettivi raggiunti dal Programma Nazionale Cellule Staminali partito da questo Istituto solo tre anni fa e di cui a breve presenteremo ulteriori risultati”.

Lo studio apre le porte alle terapie individuali e getta le basi per studiare l’efficacia di terapie innovative.
“Cercavamo le cellule responsabili della crescita tumorale e abbiamo verificato che nei tumori le cellule che esprimevano la proteina CD133 erano di numero maggiore rispetto a quelle nei tessuti normali. Da questo aumento nei tumori della potenziale componente staminale abbiamo intuito che potesse essere una popolazione target da studiare. Abbiamo così scoperto che i tumori del colon sono formati da due tipi di cellule: un tipo di cellule più differenziate, molto abbondanti ma incapaci di riprodursi per più di poche generazioni e una piccola popolazione di cellule cancerose indifferenziate con caratteristiche di staminalità. Ciò significa che siamo riusciti a isolare e a coltivare in laboratorio le cellule staminali del tumore al colon – spiega Ruggero De Maria, autore della ricerca – identificando questa rara popolazione cellulare che esprime il CD133 come quella che produce tutte le altre cellule del tumore primario e delle metastasi in quanto, in mancanza di questa piccola quota di cellule staminali, il tumore non riesce a formarsi. La scoperta delle cellule staminali del tumore al colon permetterà di concentrare gli approcci terapeutici sull’eliminazione di queste cellule, che rappresenta il requisito fondamentale per l’eradicazione definitiva del tumore”.

Il passo successivo riguarderà le terapie che derivano dall’ipotesi verificata in questo studio. “Il nostro obiettivo – spiega infine De Maria – è adesso lo studio approfondito di queste cellule che permetterà un rapido avanzamento delle terapie sperimentali per la cura del cancro al colon. Per fare questo occorre tipizzare e raccogliere le cellule staminali di diversi pazienti, in modo da poterle catalogare e analizzare per accelerare gli studi e per costruire terapie più mirate e basate sulle loro caratteristiche individuali”.

Il cancro al colon. Epidemiologia e caratteristiche

Data l’elevata incidenza del tumore del colon, questa scoperta rappresenta un considerevole passo in avanti nella lotta contro un “big killer” che costituisce la seconda causa di morte per cancro nei Paesi occidentali. Ogni anno nel nostro Paese circa 20.000 uomini e 17.000 donne si ammalano di tumore del colon-retto e circa 20.000 pazienti muoiono a causa di questa patologia. E’ stato calcolato che le probabilità di sviluppare un cancro al colon in Italia durante l’intero arco della vita è più del 5% negli uomini e più del 3% nelle donne.

Sebbene la ricerca abbia compiuto numerosi passi avanti nella lotta contro il carcinoma colorettale, la resezione chirurgica del tumore primario rimane ad oggi il solo trattamento curativo, pur essendo eligibile solo il 70% circa dei pazienti, a causa di un frequente stadio avanzato della neoplasia al momento della diagnosi. La terapia farmacologica è utilizzata dopo il trattamento chirurgico (terapia adiuvante) principalmente allo scopo di ridurre la probabilità che si sviluppino metastasi o quale trattamento palliativo nei casi non trattabili chirurgicamente. Nonostante il repertorio chemioterapico per i pazienti di carcinoma di colon si sia esteso negli ultimi anni e vari studi clinici abbiano creato nuovi e più efficaci protocolli terapeutici, circa il 40% dei pazienti va ancora incontro a morte. I trattamenti convenzionali sono poco efficaci sulle cellule staminali tumorali che, a differenza delle altre cellule tumorali, sono in grado di autorigenerarsi all’infinito. Questa proprietà fa si che anche una sola cellula staminale tumorale superstite possa essere sufficiente a rigenerare il tumore ed è alla base dei frequenti insuccessi terapeutici.

L’estrema difficoltà attuale di curare farmacologicamente il cancro al colon e la considerevole incidenza della malattia impongono che vengano effettuati degli screening sui soggetti a rischio. Purtroppo lo screening per il cancro al colon-retto è una procedura normalmente molto impegnativa che ne rende la compliance molto bassa con tutte le metodiche proposte. Appare evidente come l’identificazione delle cellule staminali tumorali del colon rappresenti un importantissimo traguardo per la ricerca in campo oncologico, in quanto la loro caratterizzazione accelererà drammaticamente lo sviluppo di nuove strategie diagnostiche e terapeutiche per sconfiggere il cancro del colon.

Articlolo scritto da: ISS