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Un incontro per il il futuro dello zuccherificio

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FIRENZE – Tanti spunti e considerazioni sul futuro dello stabilimento di trasformazione di Castiglion Fiorentino (Ar) in occasione del convegno promosso dalla Cia Toscana martedì 7 novembre al quale hanno preso parte molti soggetti coinvolti nella questione. Il punto d’incontro alla fine è risultato il bisogno di un progetto unitario per la riconversione dell’impianto che guardi sia al potenziale ricollocamento dei dipendenti, non trascurando l’economia agricola regionale che per anni, grazie ad accordi di filiera con la Sadam, ha concentrato la produzione proprio sulla barbabietola.

«Come Amministrazione non possiamo non pensare ai 96 ex dipendenti della struttura che ora sono in mobilità – ha esordito il Sindaco del piccolo borgo aretino, Paolo Brandi – e in questo senso continueremo a mobilitarci con i sindacati e con l’interna cittadinanza per ottenere un risultato equo che possa riqualificare l’intera area industriale di Castiglion Fiorentino con i suoi 120 Ha di superficie».

Posizione questa accolta anche dall’Assessore all’Agricoltura della Provincia di Arezzo, Roberto Vasai, che ha rimarcato «l’appoggio costante della Provincia per difendere i lavoratori, ma soprattutto il comparto bieticolo saccarifero della provincia di Arezzo».

«In ambito provinciale siamo molto interessati a sviluppare la produzione di biomassa utilizzando la struttura dello zuccherificio – afferma Paolo Tamburini, presidente Cia Arezzo – esaltando quindi la produzione locale, o in generale quella toscana, salvaguardando il tessuto produttivo tradizionale, come ad esempio il girasole, e con esso non stravolgere l’ambiente. In questo senso la Cia di Arezzo, seguendo le linee di quella regionale, si è da subito impegnata nella questione di riconversione».

«La Cia toscana – ha sottolineato nella sua introduzione Marco Failoni della Presidenza regionale della Cia – è da tempo impegnata nella promozione delle filiere agri-energetiche, incentrate sulla produzione diffusa di energia e sul ruolo centrale dell’impresa agri-energetica». «Noi riaffermiamo in questo quadro la nostra disponibilità – ha proseguito Failoni – ad un confronto e ad un comune lavoro per la creazione di filiere agro-industriali rivolte alla produzione di energia, purché improntate alla pari dignità di tutti i segmenti della filiera e rispondenti ad obiettivi di sostenibilità economica per l’impresa agricola».

Dopo il tavolo introduttivo il Vicepresidente della Cia Toscana, Valentino Vannelli, ha dato vita a un dibattito al quale hanno preso parte i soggetti che a livello regionale hanno portato avanti la causa dell’intero settore. A fare da introduzione Raimondo Cinti, il responsabile Riconversioni del gruppo Eridania Sadam. «Il nostro principale obiettivo fin dalla chiusura dello stabilimento – ha affermato Cinti – è stato quello di proteggere la filiera attraverso determinate azioni di collaborazione con le associazioni e con le istituzioni. Dovremo fare in modo che la filiera che si è creata possa continuare a dare il suo contributo al funzionamento dell’impianto»

Più preoccupato nella sua visione il Segretario Generale della Cgil Toscana, Luciano Silvestri, il quale ha rimarcato una serie di difficoltà di approccio con i responsabili della struttura di Castiglion Fiorentino. «Per noi la parola riconversione – ha specificato Silvestri – significa principalmente condividere un progetto unitario che sappia rispondere alle esigenze di tutte le parti coinvolte nella questione. Da questo punto di partenza imprescindibile potremo poi puntare a non rompere e salvaguardare gli equilibri della filiera che già si erano stabiliti tutto questo guardando al territorio».

«Dopo la riforma OCM zucchero – ha detto l’Assessore all’Agricoltura della Regione Toscana, Susanna Cenni – abbiamo capito che ci saremmo trovati davanti a un serio problema non solo di occupazione, ma di riconversione di un intero settore della nostra agricoltura. Il compito principale della Regione è stato quello inizialmente di tenere insieme tutte le parti coinvolte, dalle associazioni agli enti locali passando per i sindacati. Questo perché occorreva trovare fin da subito un progetto di riconversione che unisse i bisogni di tutti. Come Regione siamo coinvolti con quattro assessorati per portare avanti un lavoro che non danneggi il territorio e la sua economia mantenendo un equilibrio ambientale con il recupero delle quote produttive di barbabietola».

Nell’occasione l’Assessore Cenni ha anche ribadito la piena contrarietà ad un approvvigionamento di materia prima che per il 70% dipenda da materiale importato dall’estero. «Non possiamo pensare di far morire la nostra produzione perché la riconversione deve essere per tutti, non solo per la struttura. Il progetto pertanto dovrà tenere conto dell’intera filiera creando, se necessario, degli accordi prestabiliti».

Più incisivo l’intervento del Presidente della Cia Toscana, Giordano Pascucci. «L’approccio nei confronti della proposta di riconversione dello stabilimento di Castiglion F.no – ha detto Pascucci – non è quindi ideologico o pregiudiziale, ma legato a valutazioni di tipo economico, ovvero alle condizioni di remuneratività per le imprese agricole che l’intervento è in grado di assicurare». «L’obiettivo unico e non derogabile – ha concluso il presidente della Confederazione – deve essere la realizzazione di una filiera locale: l’eventuale ricorso a materia prima di altra provenienza deve essere comunque subordinato e funzionale alla filiera territoriale. Solo In questa logica ha senso l’intervento pubblico previsto nell’ambito della riforma dell’OCM del settore bieticolo-saccarifero per la riconversione degli zuccherifici. Gli obiettivi dei piani debbono essere plurimi: riconvertire gli impianti; mantenere l’occupazione; riconvertire le produzioni agricole e costituire filiere competitive imperniate sulla valorizzazione delle produzioni agricole. Su queste basi la Cia toscana dichiara la propria massima disponibilità ed apertura a contribuire alla definizione di accordi di filiera che offrano concrete alternative produttive alle imprese agricole».

A conclusione della giornata parola al Sottosegretario del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali, Guido Tampieri, che con la sua presenza ha dimostrato tutto l’interesse del Ministero a rimanere parte attiva nella questione di Castiglion Fiorentino. «Siamo stati costretti alla riconversione – ha specificato Tampieri – in un momento in cui non eravamo affatto pronti in materia di bioenergie. Da qui la difficoltà enorme a ricostruire nell’immediato opportunità in grado di rendere concreti vantaggi nell’immediato. Non è pensabile che uno zuccherificio dall’oggi al domani possa essere riconvertito con facilità. Ora quello che serve è cercare anche a livello nazionale un piano di azione che possa in un certo senso creare nuove opportunità per l’agricoltura italiana, anche alla luce della globalizzazione a cui stiamo andando incontro in Europa. Per raggiungere questo obiettivo dovremo spingere le aziende ai certificati verdi; creare una filiera di riproducibilità della materia prima; sensibilizzare la cittadinanza al consumo delle energie rinnovabili; regolarizzare l’uso di biocarburanti. La filiera va agevolata, ma non possiamo creare una deregulation».