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WWF: allarme rapaci decine le specie a rischio

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WWF: allarme rapaci decine le specie a rischio

Gli ornitologi italiani a convegno lanciano l’allarme: l’80% delle specie di rapaci europee sono a rischio. L’Italia divenga protagonista degli sforzi internazionali per un nuovo accordo internazionale volto alla tutela dei rapaci migratori eurasiatici-africani. Perdita dell’habitat e bracconaggio le principali cause del declino


Gli ornitologi italiani lanciano un allarme sul futuro dei rapaci migratori: decine di specie di avvoltoi, nibbi, grandi aquile e rapaci notturni sono a forte rischio ed è urgente un’azione coordinata degli stati per la loro tutela.

I ricercatori riuniti in un workshop nazionale che si sta svolgendo oggi nell’Oasi WWF dei Calanchi di Atri in Provincia di Teramo hanno fatto il punto sulla situazione delle popolazioni di rapaci presenti nel nostro paese e sul ruolo che dovrebbe avere l’Italia per le politiche di tutela e conservazione delle specie migratrici a livello internazionale.

La situazione dei rapaci migratori eurasiatici-africani è, infatti, particolarmente critica. Recentemente uno studio commissionato dal Governo britannico su proposta della Commissione Scientifica del Segretariato della Convenzione di Bonn sulle Specie Migratrici ha evidenziato che delle 277 specie europee e/o africane di rapaci, 74 migrano tra i due continenti con spostamenti di migliaia di chilometri e ben 7 sono globalmente minacciate. Tra queste ricordiamo specie presenti in Italia quali il Nibbio reale, il Grillaio e il Falco cuculo. Per una di queste specie minacciate, l’Albanella pallida lo Stretto di Messina rappresenta il principale sito europeo di migrazione. Altre tre specie sono vicine ad essere considerate in questa categoria di rischio.

“Il nostro Paese svolge un ruolo chiave per la migrazione e la riproduzione dei rapaci – spiega Gianfranco Bologna, direttore scientifico del WWF Italia – E’ come una grande pista di atterraggio e decollo posta in mezzo al Mediterraneo. Sullo Stretto di Messina quest’anno sono transitati oltre 31000 rapaci e altre migliaia sono stati censiti in tanti siti nell’ambito del progetto Migrans del WWF e della Lega Italiana per la Protezione degli Uccelli. Purtroppo vi è ancora una scarsa risposta politica circa la tutela degli uccelli rapaci: chiediamo che il governo assuma un ruolo determinante nelle trattative tra gli stati aderenti alla Convenzione delle specie migratrici per ottenere un Action Plan sui rapaci migratori. L’Italia potrebbe fungere da capofila per questo Action Plan, con il coinvolgimento della ricchezza di esperienze e ricerca da noi presenti. In questo modo si potranno rimuovere le cause profonde che stanno minacciando i rapaci.”

ALCUNI DEI PRINCIPALI “HOT-SPOT” DELLA MIGRAZIONE DEI RAPACI IN ITALIA
Aspromonte – Capo d’Otranto – Costa Viola – Alpi Marittime – Monte Beigua – Monte Conero – Monte Grappa – Stretto di Messina e Monti Peloritani – Fiume Piave – Piccole Isole Tirreniche – Isole del Canale di Sicilia – Colli Asolani – Circeo.

LE SPECIE ITALIANE NELL’ELENCO INTERNAZIONALE DELLE SPECIE MIGRATRICI A MAGGIORE RISCHIO
Milvus milvus Nibbio reale, non solo migratrice ma presente anche con popolazioni nidificanti e svernanti di importanza internazionale in Basilicata, Campania, Molise ed Abruzzo, Lazio.

Circus macrourus Albanella pallida

Falco naumanni Grillaio, non solo migratrice ma presente anche con popolazioni nidificanti di importanza internazionale in Basilicata e Puglia

Falco vespertinus Falco cuculo

Falco cherrug Sacro

L’ANDAMENTO DELLE POPOLAZIONI DEI RAPACI IN EUROPA
In Europa l’analisi sui trend delle popolazioni di rapaci migratori ha rivelato che il 30% sta declinando rapidamente (più dell’1% all’anno). Un ulteriore 21% ha subito un calo ancora più drastico negli ultimi 10 anni: più del 3% di diminuzione ogni anno. Pertanto ben 32 specie che costituiscono il 53% delle specie migratrici africane-eurasiatiche hanno uno stato sfavorevole di conservazione a livello globale e/o regionale.
Considerando le 38 specie europee di rapaci diurni ben 30 (l’80%) hanno uno stato sfavorevole di conservazione così come sei dei tredici rapaci notturni (il 45%).

LE PRINCIPALI MINACCE PER I RAPACI MIGRATORI
-Perdita e degradazione dell’habitat, in particolar modo distruzione di aree umide, intensificazione di alcune pratiche agricole e sovra-pascolo
-Abbattimento per bracconaggio
-Avvelenamento accidentale dovuto ad ingestione di esche avvelenate illegali distribuite sul terreno per uccidere cani, lupi ecc.;
-Elettrocuzione dovuto alle linee elettriche
-Disturbo sui siti di riproduzione per turismo, lavori forestali e attività agricole
-Impatto delle infrastrutture.

LA STORIA DELL’ACCORDO INTERNAZIONALE IN CORSO DI DISCUSSIONE
Il Congresso Mondiale sui Rapaci svoltosi nel 2003 a Budapest ha votato una risoluzione per un nuovo accordo internazionale tra i governi per la tutela dei rapaci migratori. A seguito di questa risoluzione il governo britannico ha sottoposto all’attenzione della commissione scientifica del segretariato della Convenzione di Bonn sulle specie migratrici la possibilità di svolgere un’indagine tra gli Stati Membri al fine di valutare l’opportunità di questa iniziativa. Il Department for Environment, Food and Rural Affairs del Governo britannico ha quindi affidato al Nature Bureau uno studio che è stato pubblicato nel 2005 (Assessment of the Merits of an Instrument Under the Convention on Migratory Species Covering Migratory Raptors, DEFRA, settembre 2005). Il rapporto, oltre ad evidenziare lo stato sfavorevole di conservazione dei rapaci migratori eurasiatici-africani, ha esaminato la predisposizione degli Stati Membri, degli Istituti scientifici e delle ONG verso un nuovo accordo per la protezione dei rapaci migratori con un Memorandum of Understanding e un Action Plan internazionale. Il 90% dei soggetti intervistati si è espresso favorevolmente. A seguito del rapporto, durante la riunione del Segretariato della Convenzione di Bonn svoltasi a Nairobi nel Novembre 2005, si è deciso di continuare ad esplorare la possibilità di giungere, entro il 2008, alla redazione di questi nuovi strumenti per la tutela dei rapaci a livello transnazionale. Sono attualmente in corso contatti (quali scambio di informazioni, questionari ecc) tra gli Stati Membri della Convenzione per giungere alla definizione di un accordo. Il nostro paese è, in ambito europeo, tra i più importanti per i rapaci migratori, ospitando una delle più rilevanti rotte di migrazione per l’attraversamento del Mediterraneo (Capo Bon – Sicilia – Stretto di Messina -Penisola). Oltre allo Stretto di Messina, esistono moltissime aree dove gli studi scientifici hanno dimostrato una fortissima concentrazione di rapaci migratori (piccole isole del Tirreno e Circeo, Salento, valichi liguri e valichi alpini, Conero ecc.). Inoltre persistono nel paese situazioni di forte criticità per la conservazione delle specie migratrici.