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Bentornata, vecchia Sacfem

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Bentornata, vecchia Sacfem

AREZZO – Il 20 ottobre la Sacfem torna a vivere nel suo luogo storico, adesso principale parco cittadino, con l’esposizione dei macchinari, con una mostra fotografica nella Galleria comunale d’arte e con il relativo catalogo. E’ infine in fase di elaborazione un volume sulla storia del vecchio Fabbricone.
“Oggi non esiste più neppure un muretto di quelli che furono gli edifici in cui pulsò la vita industriosa del Fabbricone – ricorda il professor Ivan Tognarini, Coordinatore del Comitato Scientifico per le celebrazioni. Esistono però molti prodotti, macchine, impianti, attrezzi che hanno visto la luce durante anni e anni di produzione del Fabbricone, dove sono stati concepiti, progettati, realizzati ed immessi sul mercato. Si possono ancora studiare carte e documenti scritti che ci raccontano delle decisioni prese e delle scelte operate dai gruppi dirigenti, dai consigli di amministrazione dell’azienda o delle lotte sostenute dalle organizzazioni sindacali e operaie o degli atteggiamenti. Le iniziative avviate per il centenario della Sacfem, sono un punto di partenza, non un punto di arrivo”.
“Questa – aggiunge il Sindaco Giuseppe Fanfani – non è stata una semplice impresa. Ha segnato l’inizio dell’industrializzazione di Arezzo, ha creato il primo forte nucleo di classe operaia, ha dato un contributo fondamentale alla crescita economica e sociale della città. E la Sacfem è vissuta dentro questa città. Chi non è più giovane ricorda il muro di cinta attorno all’area che ospita l’attuale Parco Pertini ed il centro direzionale, la ciminiera che segnava quello che oggi chiameremmo lo sky line della città, la sirena che, insieme alle campane, rappresentava l’orologio del tempo. Il fabbricone era luogo di lavoro: di lavoro duro e faticoso. Ma era anche punto di riferimento degli aretini: nei giorni di festa si ballava e si stava insieme. La mostra ed il catalogo ci aiutano a non dimenticare: la qualità delle immagini e la loro capacità di evocare ricordi e suscitare emozioni sono veramente notevoli e sono in grado di consegnare ai giovani un “pezzo” fondamentale della storia della nostra città del quale bisogna essere orgogliosi”.
“La Sacfem ha rappresentato qualcosa di diverso nel panorama industriale aretino – afferma il Presidente della Provincia, Vincenzo Ceccarelli. Non solo in termini di quantità e qualità di produzioni, ma anche in relazione a quanto la sua classe operaia è stata in grado di costruire prima e dopo la seconda guerra mondiale. Speciale, poi, è stato il suo rapporto con la città capoluogo. Altrettanto solido è stato il legame tra la classe operaia della Sacfem e la storia sindacale, sociale e politica non solo della città ma dell’intera provincia di Arezzo. Gli uomini della Sacfem e le donne della Lebole sono stati i pilastri sui quali il movimento sindacale ha, nella nostra realtà, affermato i diritti dei lavoratori. Su di essi è stato costruito, a partire dalla fine degli anni sessanta, un nuovo e positivo rapporto tra istituzioni e movimento dei lavoratori. Un rapporto che ha consentito un’azione comune nei momenti più difficili per la nostra democrazia: dalla risposta alla strategia della tensione a quella degli anni di piombo. Contro ogni tentativo eversivo, contro ogni attacco alle istituzioni, gli operai della Sacfem sono stati in prima linea”.