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Centri estetici a rischio di chiusura

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AREZZO – Un settore in crescita, con rilevanti investimenti in atto, alla ricerca di personale qualificato: questo il quadro aretino delle imprese di estetica. Ma adesso, per il 40% dei circa 200 centri estetici della provincia di Arezzo, si profila il rischio di chiusura a causa del regolamento di attuazione della legge regionale che ne disciplina l'attività.
Cna e Confartigianato denunciano l'impossibilità oggettiva di adeguamento alle nuove norme per imprese che, è bene ricordare, sono state attivate nel pieno rispetto delle disposizioni previste dalle precedenti leggi e regolamenti. "Il Regolamento di attuazione della legge regionale 31 maggio 2004, n. 28.
'Disciplina delle attività di estetica e di tatuaggio e piercing' – spiegano Confartigianato e Cna – è stato approvato dalla giunta regionale, nonostante le Associazioni di Categoria abbiano a suo tempo presentato una serie di proposte di modifica e/o integrazione e richiesto la sospensione dell'iter per i gravi danni che questo arrecherà alla stragrande maggioranza delle attività di estetica operanti in Toscana. Le estetiste vengono penalizzate con regole che vanno oltre quello che deve essere l'istituto di bellezza, equiparando i locali di queste attività a cliniche ospedaliere".
"Nel regolamento è ben articolata la parte igienico-sanitaria – rilevano ancora Cna e Confartigianato – mentre è carente la parte normativa relativa all'esercizio dell'attività di impresa, così come è assente la valorizzazione della funzione di servizio e di qualità delle imprese di estetica, anche in riferimento al territorio, al tessuto urbano e al collegamento con altre attività di servizio, quale ad esempio l'acconciatura".
Secondo Confartigianato e Cna la Regione ha completamente ignorato le ragionevoli e opportune richieste di modifica presentate dalle Associazioni con conseguenze dirompenti su attività in sviluppo che offrono ancora possibilità di occupazione; gli effetti negativi ricadranno non soltanto sulle imprese, ma anche sugli utenti. Le attività esistenti dovranno adeguarsi alle norme del regolamento regionale entro 36 mesi e se per motivi di spazio non potranno farlo, come nei centri storici, saranno costrette a limitare la propria attività o chiudere.
"Avevamo chiesto di applicare la normativa alle imprese nate dopo l'entrata in vigore – dichiarano le associazioni artigiane – mentre per quelle esistenti solo nel caso di cambio di gestione o trasferimento; o, almeno, fissare il termine per l'adeguamento a sessanta mesi, così da consentire alle imprese di ammortizzare quantomeno parzialmente i costi sostenuti per la realizzazione della attuale sede".
Le Associazioni nei prossimi giorni decideranno le azioni anche legali di ricorso contro questa delibera.