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Chi ha paura della globalizzazione

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Chi ha paura della globalizzazione

MILANO – Per l’81% dei manager europei la globalizzazione è positiva, ma quando si chiama in causa la Cina, il 56% la vede come un’ opportunità, mentre per il 26% costituisce una minaccia.

I manager in Italia vedono opportunità economiche in Cina ed Europa dell’Est.

Questi sono solo alcuni dei risultati che emergono dalla XVIª edizione dell’UPS Europe Business Monitor, in cui 1.450 top manager di sette Paesi europei sono stati chiamati ad esprimere le proprie opinioni su diversi temi che influenzano il business in Europa.

I business leader europei sono unanimi rispetto all’impatto della globalizzazione sulle loro economie nazionali: l’81% ritiene che la crescita degli scambi commerciali tra i Paesi del mondo sia nel complesso positiva, mentre solo il 12% la considera negativa. I manager in Italia, con l’81% di pareri positivi e il 15% negativi, sono in linea con il dato europeo. I più positivi sono i business leader della Spagna e del Regno Unito: entrambi i gruppi si sono detti a favore della globalizzazione nell’86% dei casi.

Nonostante l’entusiasmo generalizzato per la globalizzazione, i manager europei danno giudizi più ponderati quando si tratta della Cina. Infatti, il 56% vede il Paese asiatico come un’opportunità per le aziende europee, mentre per più di un quarto costituisce addirittura una minaccia. Rispetto alla Cina, i membri UE dell’Europa orientale e centrale recentemente entrati nell’Unione sono ritenuti una scommessa più sicura: l’81% dei manager intervistati li considera, infatti, un’opportunità per le loro aziende, mentre solo il 10% li vede come una minaccia.

Paradossalmente, i manager dei Paesi che sostengono maggiormente la globalizzazione e i suoi benefici sono anche quelli che si sentono più minacciati dalle economie emergenti: il 35% dei dirigenti in Spagna è preoccupato dalla Cina, mentre i più propensi a considerare l’Europa dell’Est una minaccia sono i manager del Regno Unito e del Belgio, con un 15% ciascuno. L’Italia fa parte gruppo di Paesi che temono maggiormente la Cina ma è anche tra quelli che percepiscono come propizi per il proprio sviluppo i mercati dell’Europa dell’Est (la Cina è vista come un’opportunità dal 53% dei manager in Italia e come un temibile concorrente dal 28%, mentre l’Europa dell’Est si guadagna i favori dell’86% ed è percepita come insidiosa solo dall’8%). I più aperti rispetto al commercio globale sono i dirigenti in Germania che vedono opportunità sia in Cina (62%) sia nell’Est Europa (88%).

Dopo la Cina, l’India rappresenta la più grande scommessa delle aziende europee in Asia con il 52% degli intervistati che dichiarano di vederla come un’opportunità. I dirigenti in Italia, con il 63%, sono i più entusiasti riguardo alle prospettive che l’India offre alla loro azienda.

L’ultima regione del mondo che aspetta di far parte dell’economia globale è l’Africa, ma interrogati su quando questo avverrà i manager europei non fanno pronostici rosei. Per il 48% avverrà tra più di 15 anni, per il 20% entro 15 anni, e per il 10% non avverrà mai. I più ottimisti sono i manager del Regno Unito, dell’Olanda e della Germania che con quote comprese tra l’8% e il 10% ritengono che l’Africa sia già parte attiva nella globalizzazione. I manager in Italia sono invece tra i più pessimisti: il 58% crede che l’Africa non parteciperà all’economia globale almeno per i prossimi 15 anni, mentre un altro 13% ritiene che l’Africa non avrà mai un ruolo nel commercio globale.

Informazioni sulla ricerca

1. La sedicesima edizione dell’UPS Europe Business Monitor ha riguardato 1.450 dirigenti di un campione rappresentativo delle principali aziende in Europa; le interviste sono state compiute tra il 14 settembre e il 3 novembre 2006. Questa ricerca viene effettuata annualmente.

2. Le interviste sono state condotte nei seguenti paesi: Belgio (100), Francia (250), Germania (250), Italia (250), Paesi Bassi (100), Regno Unito (250) e Spagna (250). Le persone contattate sono tutti dirigenti di primo livello. Il giro di affari medio annuale delle società coinvolte è di 1,2 miliardi di euro; la media degli impiegati è di più di 3.000 unità.
Le interviste sono state condotte dalla società di ricerche di mercato indipendente TNS (Taylor Nelson Sofres) da operatori del centro telefonico internazionale della TNS di Londra, nella lingua madre degli intervistati.

3. I risultati della prima edizione dell’UPS Europe Business Monitor sono stati pubblicati nella primavera del 1992, quelli della seconda nell’autunno del 1992 e successivamente ogni autunno, con cadenza annuale. Tutti i risultati sono disponibili su un sito Internet dedicato, all’indirizzo www.ebm.ups.com. I risultati della sedicesima edizione saranno disponibili online a partire dalla fine di gennaio 2007.

4. La prima edizione dello UPS Europe Business Monitor è stata presentata nel 1992 con lo scopo di fornire un costante aggiornamento sulle opinioni di manager in Europa. Configurandosi come la maggiore società di trasporti al mondo e leader mondiale nei servizi per la gestione della supply chain, UPS offre una gamma completa di soluzioni per sincronizzare il flusso di beni, informazioni e capitali. I risultati di questa ricerca offrono a UPS, ai suoi clienti e a tutti coloro che fossero interessati ad un’informazione di tipo economico una panoramica sulle ultime condizioni, trend e ostacoli che influenzeranno il business in Europa interagendo sul mercato globale.

5. Con sede principale ad Atlanta (USA), UPS consegna più di 14,8 milioni di pacchi e documenti al giorno ed opera in oltre 200 paesi e territori. UPS ha 427.700 dipendenti in tutto il mondo e nel 2005 ha generato un fatturato di 42,6 miliardi di dollari. La società è quotata al New York Stock Exchange (NYSE:UPS). Ulteriori informazioni sull’azienda sono disponibili sul sito web www.ups.com.