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‘I Giganti della Montagna’ in scena al Signorelli di Cortona

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‘I Giganti della Montagna’ in scena al Signorelli di Cortona

AREZZO (Cortona) – Ultimo testo, e incompiuto di Luigi Pirandello, I Giganti della Montagna affonda le mani in alcuni interrogativi: cos’è l’arte? Quale è il linguaggio che può più di ogni altro combattere l’omologazione e scardinarla? Il teatro? Il cinema, la televisione? E qual è il ruolo dell’arte in una società che ha dimenticato la classicità, l’antichità, la polis e soprattutto i segreti della comunicazione teatrale?
Ponendosi queste domande Pirandello lascia aperto lo spazio a risposte che lo spettatore dovrà trovare da solo. Infatti non tutto si conclude sulla scena, e noi spettatori, abbandonato il teatro, dovremo continuare a cercare la verità. C’è quella di Cotrone: la salvezza è nel fluire delle immagini…
C’è quella di Ilse: la salvezza è nella sacralità della poesia…
E se avessero ragione i mostruosi Giganti dediti, secondo le parole di Cotrone, all’esercizio della forza in un mondo lacerato e in crisi ma non privo di opportunità? Certo è dal conflitto tra queste tre diverse posizioni che nasce la magia e l’attualità di questo testo.
In un momento in cui la società dello spettacolo sembra voler progressivamente marginalizzare il ruolo del teatro, Federico Tiezzi si rivolge ai Giganti della montagna: un teatro che Pirandello già vedeva minacciato nella sua natura più intima e più legata alla tradizione italiana, fatto di mirabolanti effetti scenici ottenuti con poveri mezzi e la cui sostanza profonda risiedeva nella verità umana dei suoi "personaggi".
L’allestimento di Tiezzi è molto più di una semplice rappresentazione del testo originale: è arte allo stato puro, metateatro, metafora nella metafora. Avvalendosi della collaborazione di professionisti come Pier Paolo Bisleri (scene), Gianni Pollini (luci) e Giovanna Buzzi (costumi), il regista ricrea sul palcoscenico ambienti che ricordano quei luoghi trasognati ed incantati tipici di Giulietta degli spiriti e di molto altri capolavori felliniani: la canonica quarta parete scompare ed i meccanismi teatrali si palesano sulla scena, davanti agli occhi degli spettatori; gli attrezzisti compongono e scompongono, con estrema naturalezza, una scenografia fatta di schermi e di pannelli che si accendono di luci colorate e lampi improvvisi; sfondi ideali sui quali risaltano attori sempre più simili a creature circensi che, in abiti dalle fantasie stravaganti ed a tinte forti, ballano e cantano al ritmo di allegre marcette, e si agitano producendo suoni striduli intercalati da accordi di chitarra elettrica.