Home Attualità Economia Il Trasporto italiano frena e quello rumeno lo sorpassa

Il Trasporto italiano frena e quello rumeno lo sorpassa

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AREZZZO – Il trasporto frena. La Camera di Commercio ha reso noti dati delle imprese del settore: il calo delle iscrizione è del 3,5%. Il che vuol dire che 50 imprese hanno messo in garage i loro camion ed appeso le chiavi al chiodo. “Il quadro diventa ancora più negativo se ragioniamo su un arco temporale più ampio – commenta Mauro Borgogni, Responsabile Provinciale CNA FITA. Alla data del 1 settembre 2007 le imprese iscritte all’albo degli autotrasportatori della provincia di Arezzo erano 850 contro le oltre 1.000 di pochi anni fa ed anche il numero degli addetti ha subito una flessione consistente passando dagli oltre 4.200 del 2000 agli attuali 3.800”.
Più che di frenata, bisogna quindi cominciare a parlare di gomme a terra. “Le condizioni delle imprese che stanno resistendo alla crisi diventano poi ogni giorno più difficili: un'impresa su quattro è fortemente indebitata ed esposta al rischio di chiusura entro l'anno”.
Per la Fita Cna siamo di fronte ad “una vera emergenza sia locale che nazionale”.
“Non possiamo dimenticare – commenta Borgogni – che la crisi del nostro settore rischia di coinvolgere tutto il comparto produttivo del Paese oggi direttamente dipendente dal trasporto su gomma”. Ma la consapevolezza delle difficoltà non è ancora sufficientemente diffusa: “il Governo sta ottemperando con troppa lentezza agli impegni che aveva assunto con la firma di un protocollo di intesa con le associazioni di categoria lo scorso 7 febbraio e questo ritardo produce un ulteriore destrutturazione delle imprese che per i costi che devono sopportare non sono concorrenziali con quelli del resto dell'Europa”.
Da una ricerca del Comitato centrale dell'albo autotrasportatori è dimostrato infatti che il costo chilometrico di una impresa italiana è pari a 1,451 euro (il più alto in assoluto)contro una media generale di 1,116 euro.
“Il rischio è quindi che le nostre imprese siano sostituite da quelle rumene (0,729 euro a Km) o da quelle spagnole (1,078 euro a Km) con evidenti ricadute sull'economia nazionale”.
E sul versante dei costi CNA Fita, chiede un intervento urgente su accise e Iva dei carburanti. Con il petrolio che supera gli 80 dollari al barile, sono tornate le polemiche sulle percentuali di aumento dei carburanti e sui sistemi di distribuzione considerati troppo esosi. Nel recente passato i contrasti fra compagnie petrolifere e gli operatori avevano condotto l'autotrasporto italiano, attraverso la stessa CNA Fita, a promuovere con una specifica denuncia, l'indagine dell'Antitrust sul presunto cartello dei prezzi.
Precise accuse da parte degli autotrasportatori sono rivolte anche al Governo che aveva promesso e non ha mai attuato le misure di «sterilizzazione» dell'Iva sui carburanti, oltre alla norma voluta dal Ministro dello sviluppo economico Pierluigi Bersani e introdotta nella Finanziaria 2007 sulla base della quale al superamento di un determinato prezzo del petrolio sul mercato internazionale, l'incremento nel gettito dell'Iva conseguente sarebbe stato convogliato in un Fondo ad hoc destinato a finanziare e calmierare i costi energetici. Questa norma è rimasta lettera morta.
“Sui costi delle nostre imprese – conclude Mauro Borgogni – gravano anche i ritardi dell'adeguamento della rete infrastrutturale che dilatano i tempi di percorrenza in maniera non più tollerabile. Il completamento della Due Mari, il potenziamento della E 35, l'adeguamento della E/45 e il miglioramento della SR 71 appaiono non più rinviabili”.