Home Attualità Il WWF festeggia la ‘regina dei fiumi’

Il WWF festeggia la ‘regina dei fiumi’

0
Il WWF festeggia la ‘regina dei fiumi’

ROMA – Un’importante ricerca svela la presenza della lontra, il più raro e schivo tra i mammiferi, nel fiume Sangro in Abruzzo. Da oltre 15 anni non se ne vedeva traccia. Fondamentale ora avviare un monitoraggio della lontra a livello nazionale e promuovere la tutela dei siti di presenza.

La notizia della presenza della lontra allo stato libero nell’Oasi WWF delle Cascate del Rio Verde (un affluente del fiume Sangro), Comune di Borrello (Ch), l’area protetta con le più alte cascate naturali dell’Appennino, è il miglior pretesto per festeggiare l’8 marzo in casa WWF. Scomparsa totalmente nell’Italia centro-settentrionale, la lontra è considerata dai naturalisti la ‘regina dei fiumi’in quanto al vertice della catena alimentare degli ambienti fluviali. Questa specie sopravvive nei pochi ambienti naturali
rimasti integri dell’Italia centro-meridionale con il cuore nei bacini campano-lucani..
Della lontra si conoscono ancora poco le abitudini e la presenza: da un primo censimento nel 1984, coordinato dal WWF tramite il Gruppo Lontra Italia, si contava una popolazione di 100 esemplari soltanto, oggi la stima è raddoppiata con 220-260 esemplari.
“Eppure le minacce che questo prezioso mammifero subisce sono ancora olte – commenta Fulco Pratesi, Presidente WWF Italia – Oggi festeggiamo il suo ‘ritorno’ nei fiumi abruzzesi, ma è necessario non abbassare la guardia e promuovere interventi ed azioni di tutela degli habitat di presenza oltre che avviare un vero monitoraggio a livello nazionale. Serve lo sviluppo di un programma coordinato e promosso dal Ministero dell’Ambiente in grado di sviluppare un sistema di interventi valorizzando la rete di aree protette oggi presente con il coinvolgimento di tutti gli attori in gioco” Le ricerche promosse in Abruzzo dal gruppo di ricerca di Anna Loy – docente di ecologia animale e zoologia presso l’Università del Molise – dimostrano come sia importante e irrinunciabile promuovere monitoraggi e sistematiche ricerche in quelle aree che presentano ancora oggi condizioni ambientali adatte a questa specie, ciò per potere promuovere quelle politiche di conservazione utili a scongiurarne l’estinzione.
“La nostra ricerca è iniziata a novembre scorso lungo un tratto del fiume Sangro – racconta Anna Loy – La nostra ricercatrice Giusi De Castro ha monitorato 20 siti, rilevando i segni di presenza della specie, come escrementi e impronte. I primi risultati di questa ricerca, che terminerà ad Aprile 2007, evidenziano che su 20 siti censiti, 15 sono risultati positivi per la presenza di tracce di lontra. La sfida ora è creare i presupposti reali affinché la lontra possa riconquistare man mano gli spazi perduti a causa dei profondi cambiamenti ambientali intervenuti”.

L’Italia possiede una grande ricchezza di biodiversità ma buona parte di essa è a serio rischio di estinzione: è importante avviare l’iter in Parlamento per una legge che tuteli l’inestimabile patrimonio naturale di cui siamo detentori

SCHEDE TECNICHE

LA LONTRA E I METODI DI RICERCA
La lontra (Lutra lutra)è un carnivoro di media taglia, appartenente alla famiglia Mustelidi, vive lungo fiumi di Asia ed Europa ed è una specie elusiva e notturna.
Poiché la lontra risulta “invisibile” all’osservazione diretta, per poterla censire viene utilizzato il metodo indiretto che consiste nel rilevamento e analisi di segni indiscutibili di presenza.
Tali segni sono costituiti da gel, secreto delle ghiandole anali, che è un ottimo indice di presenza; dagli escrementi (spraints) che sono sicuramente i più inconfondibili segni lasciati da questo mustelide e dalle impronte che sono elementi certi di riconoscimento della presenza della specie quando sono ben stampate su substrati fangosi o melmosi o sulla neve e sono visibili le cinque dita unite dalla membrana palmata.
Lungo il tratto del fiume Sangro che va dal lago di Barrea al lago di Bomba e comprendente il torrente Verde, è iniziata una ricerca dal titolo “Censimento della lontra e caratterizzazione degli ambienti ripariali nel Torrente Verde”. Per la ricerca delle tracce sono state percorse le rive destra e sinistra del fiume, applicando la metodologia standard utilizzata per il censimento di questa specie. Tale metodologia prevede la ricerca di tutti i segni di presenza della specie (spraints, gel, impronte) lungo tratti fluviali, della lunghezza minima di 600 m, che ricadono all’interno di quadrati di dieci km di lato facenti parte di un reticolo georeferenziato con il quale si suddivide l’area di studio; per universalizzare le informazioni raccolte si utilizza come reticolo quello U.T.M. al 100.000. Per ogni quadrato è prevista l’analisi di un minimo di quattro siti campione disposti casualmente all’interno di esso; per ogni tratto vengono annotati assenza o presenza di tracce, la tipologia eventualmente riscontrate ed alcuni parametri ambientali ritenuti critici per la presenza della specie quali: quota del rilevamento, caratteristiche del corpo d’acqua (tipo di fondo, ampiezza dell’alveo, regime idrico, limpidezza dell’acqua) e per l’identificazione della copertura vegetale si è utilizzata la codifica del CORINE LAND COVER, fino al IV livello dove possibile.

LE PRINCIPALI MINACCE PER LA LONTRA
Queste le principali minacce per la specie per il WWF:
-distruzione degli ambienti fluviali con particolare riferimento all’
alterazione delle sponde;
-pesca di frodo (in alcuni luoghi in Italia ancora si utilizza la calce e lo
scosse elettriche);
-captazioni e derivazioni lungo i corsi d’acqua;
-peggioramento della qualità delle acque e inquinamento industriale;
-bracconaggio;
-introduzione di specie di pesci alloctoni

IL CENTRO LONTRA ALL’OASI WWF DEL LAGO DI PENNE
Nel 1991 il WWF Italia ha individuato nella Riserva Naturale Regionale Lago di Penne il luogo adatto per ospitare il Centro Lontra, in quanto le acque pulite e l'assetto vegetazionale favorevole avrebbero fornito le condizioni ambientali ideali per ospitarne le strutture di supporto. Il Centro Lontra di Penne nacque come struttura coordinata con altri centri italiani ed europei. L'impianto per la riproduzione realizzato nell'Oasi di Penne copre un'area di circa 5000 mq ed è attraversato dalle acque del fiume Tavo, uno dei corsi d'acqua più puliti d'Italia. Gli esemplari di lontra allevati nel centro potranno contribuire a futuri programmi di reintroduzione negli ambienti idonei, oltre che a ricerche specifiche per una maggiore comprensione della specie e del suo ruolo ecologico nell'ambiente in cui vive. Per soddisfare le esigenze delle lontre nel recinto sono stati modellati corsi d'acqua e laghetti, di cui il più grande ha una superficie
di circa 200 mq e una profondità massima di 3 metri. A questo è collegata una vasca di circa 16 mq che, grazie ad un cristallo che si affaccia sull'osservatorio, consente la visione subacquea delle lontre a tutti i
visitatori del centro.
Attraverso questo tipo di strutture il Centro Lontra svolge anche una importante funzione didattico/educativa.

L’OASI WWF DELLE CASCATE DEL RIO VERDE
Le Cascate del Verde, in uno scenario imponente, di suggestiva bellezza dominano la media valle del Sangro, scorrendo fra bastioni di roccia e boscose pareti a strapiombo, fra imponenti torrioni e pinnacoli calcarei. Le Cascate del Verde interrompono il corso dall’omonimo torrente, sospeso ad oltre 300 metri su rocce calcaree e marne che poggiano su argille varicolori. Sono senza dubbio le cascate naturali perenni più alte dell’ Appennino poiché le sue acque, attraverso tre salti rispettivamente di 40, 90 e 30 metri precipitano per oltre 200 metri di altezza prima di confluire nel fiume Sangro. Le pareti calcaree, erose dall’acqua, hanno generato nel corso del tempo delle vere e proprie forre a scalino formate dall’alternanza di pareti verticali e piccoli pianori che si sviluppano lungo due elementi di faglia trasversali. Questa articolazione geomorfologica, determina un particolare microclima che ha consentito l’insediamento, la conservazione e la coesistenza di specie vegetali che, normalmente, si sviluppano in ambienti diversi. In questo scenario, la paradossale convivenza fra Abete bianco (Abies Alba) e Leccio (Quercus Ilex) rappresenta la caratteristica saliente del patrimonio botanico della Riserva. Normalmente l’Abete appartiene alla vegetazione montana, propria della foresta di Faggio, mentre il Leccio è specie tipicamente mediterranea. In questa zona, i consueti modelli di coesistenza stazionale della vegetazione forestale peninsulare vengono inaspettatamente capovolti. A sottolineare nei fatti, l’integrazione tra la vegetazione mediterranea e quella montana, si ritrovano, insieme, l’Alloro (Laurus nobilis), il Viburno tino (Viburnum tinus), la Fillirea (Phillyrea latifoglia), il Frassino maggiore, il Farinaccio (Sorbus aria), la Colutea arborescens, il Ginepro rosso (Juniperus oxicerdrus), il Fico (Ficus carica) ed il Maggiociondolo (Laburnum anagyroides) insieme ad altre specie normalmente smistate su piani altitudinali differenti. La generale tendenza ad una severa selettività del clima, nei confronti della flora, sembra qui, alle Cascate del Verde, completamente assente. Ciò che determina una tale diversificazione in ambito territoriale così ristretto è la particolare permissività del microclima locale, dove l’umidità, provocata dalla nebulizzazione della cascata, l’esposizione, il riscaldamento delle pareti rocciose, l’ombreggiamento causato dalla morfologia incisa del territorio permettono, la coesistenza di specie montane, con elementi tipici della macchia mediterranea, insieme a boschi misti termofili ed a querceti mesofili. Sostanzialmente l’area intorno alle Cascate rappresenta un prezioso scrigno di biodiversità dove, in zona ristretta sono rappresentate tutte le variazioni floristiche dell’intera fascia altitudinale appenninica.
Nonostante l’intero territorio della riserva, testimoni ancora oggi l’antica attività agricola dell’uomo, alle Cascate del Verde, nei siti più acclivi, e nelle incisioni vallive più profonde dove la presenza dell’uomo appare sporadica e la manipolazione ambientale, nei fatti, del tutto assente, si conservano lembi di foresta con una composizione botanica sostanzialmente intatta e di grandissimo valore documentario.