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Impiantato anche in Francia il cuore artificiale Italiano

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Impiantato anche in Francia il cuore artificiale Italiano

POMEZIA (ROMA) NewCorTec, la società che produce il cuore artificiale italiano, il BestBeat, ha annunciato che la sperimentazione clinica del suo dispositivo di assistenza cardiaca BestBeat è iniziata anche in Francia. Il dispositivo è stato impiantato su un paziente francese presso il prestigioso Institut du Coeur dell’ospedale Pitiè Salpetrière, a Parigi.
L’intervento è stato realizzato il 9 maggio scorso dal Prof Alain Pavie e dalla sua equipe cardiochirurgica.
Il paziente, cinquantacinquenne affetto da grave scompenso cardiaco, è stato operato con successo ed il suo cuore puo’ ora funzionare meglio grazie al dispositivo italiano.
La sperimentazione clinica del dispositivo, che si protrarrà per circa un anno, coinvolge un centro tedesco, due centri francesi e quattro centri italiani (Ospedali Riuniti di Bergamo, Centro Cardiochirurgico del CNR di Massa, Ospedale Niguarda di Milano e Policlinico San Matteo di Pavia). Tuttavia, per l’inizio della sperimentazione in Italia dei quattro centri italiani si attende ancora l’autorizzazione da parte del Ministero della Salute.

La sperimentazione sull’uomo è iniziata dopo lunghi anni di studi e ricerca che hanno coinvolto numerosi clinici, chirurghi e ricercatori italiani, i quali hanno profuso il meglio delle loro energie per lo sviluppo e la messa a punto del dispositivo. In primis il Professor Luigi Donato, Direttore dell’Istituto di Fisiologia Clinica del CNR di Pisa e “padre” del dispositivo, il Professor Paolo Ferrazzi, che ha guidato l’equipe di sperimentazione pre-clinica e il Dr Stefano Rinaldi che ha diretto il team di ricercatori che ha sviluppato il dispositivo.

Dopo la sperimentazione sull’uomo, la società conta di ottenere la certificazione europea del dispositivo (marchio CE) entro la primavera del 2008.

Nel mondo sono 100.000 l’anno i malati di cuore con scompensi così gravi da risultare in breve tempo fatali. A fronte di questa esigenza, solo 3-4.000 i donatori, con una lista d’attesa ben superiore a tale numero. In questa situazione un dispositivo di assistenza cardiaca resta l’opzione più concreta come “ponte al trapianto”. Tuttavia per molti pazienti, non candidabili al trapianto, l’impiego come “terapia di assistenza permanente” può fornire una risposta efficace a un fabbisogno finora largamente insoddisfatto.

Il dispositivo italiano contiene elementi innovativi tali da farlo apparire adatto non solo come “ponte al trapianto” e “terapia permanente ”, ma anche come prezioso strumento che consenta di iniziare terapie di recupero della funzionalità cardiaca, laddove le condizioni del paziente lo consentano. In questo senso può essere considerato anche un “ponte al recupero” del cuore malato.