Home Cultura e Eventi Cultura L’8 settembre 1943 protagonista di una conferenza

L’8 settembre 1943 protagonista di una conferenza

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AREZZO – Si terrà giovedì 1 febbraio alle 17.30 nella Sala dei Grandi del Palazzo della Provincia la conferenza dibattito legata al programma commemorativo della giornata della memoria.
Sarà il professor Nicola Labanca, docente dell’Università di Siena, a trattare il tema della deportazione dei militari italiani da parte dei tedeschi dopo l’8 settembre 1943; in qualità di esperto del rapporto fra guerra, forze armate e società nell'Italia otto-novecentesca e dell'espansione coloniale italiana fra Italia liberale e regime fascista. Labanca si era già occupato del tema della deportazione dei militari, curando nel 1992 il volume "Fra sterminio e sfruttamento.
Militari internati e prigionieri di guerra nella Germania nazista (1939-1945)": L’incontro con lo studioso vuole essere un approfondimento della mostra "Quelli che per primi dissero no" che dal 26 gennaio è aperta in Via Guido Monaco 17 nelle sale dell’assessorato ai beni e attività culturali della Provincia. "Si tratta di una prima ricognizione su un argomento a lungo rimasto nell’oblio e più volte sollecitato alla Provincia – sottolinea l’assessore provinciale alla Cultura Emanuela Caroti – Dopo l’8 settembre 1943, quando l’illusione che la guerra fosse finita ed i soldati italiani sparsi nelle caserme d’Italia o nei fronti di Grecia, d’Albania, di Jugoslavia, di Russia credevano nello slogan ‘tutti a casa’, si scatenò la furia tedesca contro gli ex alleati: oltre 600.000 militari italiani vennero rastrellati, disarmati, caricati nei carri bestiame ed inviati in Germania come forza lavoro per l’economia di guerra tedesca. Sono circa 40.000 quelli che non tornarono dalla prigionia".
I dati aretini sono ancora oggi scarsi: la mostra della Provincia presenta le testimonianze di alcuni sopravvissuti e le schede di altri, i luoghi della deportazione e le condizioni di vita nei lager. Propone, in definitiva, un argomento di ricerca che potrà trovare sviluppo con il contributo della scuola, dell’Università, delle associazioni e degli stessi cittadini, che sono chiamati a segnalare i propri parenti che hanno subito la prigionia. Enzo Gradassi, curatore della mostra, rivolge un appello a tutti i cittadini: "E’ solo l’inizio di un lavoro su quegli aretini che vissero l’esperienza dello sbando dopo l’8 settembre e della deportazione. Affinché si possano aggiungere altri nomi alla trentina di schede che fin qui sono state raccolte, chiediamo a chiunque abbia notizie e materiali di contattare l’assessorato alla Cultura della Provincia di Arezzo. Si arricchirà così il Museo virtuale dell’antifascismo e della resistenza che si trova sul sito web dell’ente".
L’indirizzo del sito è www.memoria.provincia.arezzo.it.

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