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Primato negativo in Lazio per il numero di parti cesarei

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Primato negativo in Lazio per il numero di parti cesarei

ROMA – Primato negativo in Lazio per il numero di parti cesarei: fra il 1985 e il 2005 sono aumentati dell'85,7% passando, in 20 anni, dal 23% al 42,7% sul totale delle nascite. E' un dato allarmante e non nuovo: secondo l'ultimo rapporto Istat (giugno 2006) l’Italia e' il Paese con il più alto numero di parti con taglio cesareo dell’Unione Europea: la percentuale e' pari al 35,2%, oltre il doppio della quota massima del 15-20% raccomandata nel 1985 dall’OMS.
Nel nostro Paese le donne che vogliono partorire senza dolore spesso trovano nel parto cesareo l'unica soluzione, i soli dati Istat disponibili (del 2001) ci dicono che "complessivamente il 63,3% delle partorienti non e' stata sottoposta a nessun tipo di anestesia. […] Soltanto per l'11,2% dei parti spontanei e' stata fatta l'anestesia; il 7,2% locale, il 3,7% epidurale".
Sono numeri preoccupanti confermati anche da un'indagine telefonica dell'Aduc (associazione per i diritti degli utenti e consumatori) nella regione Toscana dello scorso 21 febbraio 2006. In 12 dei 33 punti nascita intervistati (36%) e' possibile partorire con l'epidurale su richiesta della paziente e in maniera gratuita, almeno in teoria (turni anestesisti, ostracismi del personale che non vuole oberarsi di lavoro in più, contrarietà ideologica, etc..). Nei restanti 19 punti nascita (57%) non e' previsto, neppure in teoria.
Il tempo di intervenire e' arrivato, l'occasione e' data in Commissione Affari Sociali dalla discussione di diverse proposte di legge sul parto (a cui si e' aggiunto anche il testo del Governo) già riunite in un testo unico. Il mio impegno sarà rivolto a fare inserire tra i Lea (livelli essenziali delle prestazioni a carico del Sistema Sanitario Nazionale) le prestazioni di controllo del dolore nel travaglio-parto, effettuate tramite ricorso a tecniche avanzate di anestesia locale e di tipo epidurale.

Intervento dell'on Donatella Poretti della Rosa nel Pugno, segretario della Commissione Affari Sociali