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Rifondazione su urbanistica partecipata

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AREZZO – Il tema dell’urbanistica si dimostra come sempre molto caldo in questa città. Negli ultimi giorni vi sono stati forti richiami ad un maggior pragmatismo amministrativo.
Tutto questo prescinde un po’ troppo dalla realtà dei fatti e dal contesto in cui questa amministrazione si è trovata ad operare.
Non crediamo neppure che si debba perdere troppo tempo nel gioco degli scaricabarile, del resto ciò che ha prodotto la passata amministrazione di centrodestra è sotto gli occhi di tutti e per quanto ci riguarda non esiteremo a fornire adeguati promemoria ai più disattenti.
Si tratta invece di fare un piccolo consuntivo su ciò che la nuova amministrazione ha prodotto e sulle difficoltà che percepiamo nel cammino.
È molto positivo il fatto che in pochissimi mesi la Cat abbia licenziato circa 3mila osservazioni al piano strutturale, spia evidente di un malessere generalizzato in merito alla programmazione prodotta dalla giunta Lucherini che il lavoro in commissione ha in buona parte contribuito a migliorare, consentendo una approvazione del Piano in tempi piuttosto rapidi.
Qui sta un primo importante approdo: per noi infatti il recupero degli strumenti di programmazione e la fine di una politica concepita sulla variante è fondamentale per intraprendere una visione di tipo collettivo rispetto a una diffusione e soddisfazione di interessi particolari a volte anche confliggenti con quelli generali.
Da questo punto di vista dunque il cammino intrapreso è positivo ma non sufficiente.
Non basta lo strumento per fare una buona politica servono programmi e contenuti.
Noi su questo aspetto un ritardo lo stigmatizziamo. Manca ancora un segnale di forte discontinuità con le politiche del passato attraverso la costruzione di una idea di città basata essenzialmente sul rafforzamento degli interessi generali e di una crescita produttiva ed economica che si abbini a una migliore qualità della vita e a una valorizzazione delle nostre potenzialità turistico ricettive.
Ciò è recuperabile attraverso la definizione di un buon regolamento urbanistico, la cui costruzione deve basarsi sul dialogo e sul confronto di tutti coloro che sono interessati a una crescita collettiva piuttosto che sulla spinta o sulla pressione di interessi di parte.
C’è bisogno di maggiore attenzione laddove nel corso degli anni abbiamo rappresentato una anomalia fondata prevalentemente su interpretazioni normative che hanno finito per consentire sviluppi abnormi al di fuori degli strumenti di programmazione.
Dobbiamo concentrare la nostra politica su un miglioramento complessivo della qualità delle costruzioni non solo sotto il profilo edonistico ma anche quello improntato ai nuovi standard tecnologici, più compatibili sotto il profilo ambientale e del recupero delle risorse energetiche e dobbiamo altresì sviluppare una politica perequativa che ci permetta di recuperare spazi a uso pubblico e sociale. Tutto ciò come contorno a un rafforzamento della nostra attenzione nel settore produttivo ed economico rispetto al quale la nostra priorità si sostanzia con la contestuale capacità di progettare uno sviluppo sostenibile.
Siamo fiduciosi che molte di queste cose si possano condividere nei prossimi mesi nel frattempo continueremo il nostro lavoro nella Cat e nel consiglio valutando serenamente ciò che ci verrà proposto sia nel merito che nel metodo, insensibili agli astratti pragmatismi e alle vuote strumentalizzazioni.