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Seminario degli agenti di commercio

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AREZZO – Domani, sabato 6 ottobre, la Federazione nazionale degli agenti e rappresentanti di commercio FNAARC Confcommercio, con il contributo della Camera di Commercio, organizza presso la sede Ascom di Arezzo (via XXV Aprile 12) un seminario di approfondimento aperto a tutti gli operatori del settore a partire dalle ore 10.

Tra gli argomenti all’ordine del giorno, le nuove regole di fisco, contabilità e previdenza e gli ultimi aggiornamenti su studi di settore e accordi economici. Per discuterli arriverà perfino il presidente nazionale della categoria Adalberto Corsi, insieme al vicepresidente della Fondazione Enasarco, l’ente previdenziale degli agenti, Agostino Petriello e al responsabile fiscale Fnaarc Luigi Strazzella.

Gli agenti di commercio sono circa 1.500 in provincia di Arezzo, oltre duecentomila a livello nazionale. “La nostra professione attraversa una fase delicata” dice il presidente provinciale Fnaarc Franco Pichi “occorre stringere molti contatti commerciali in più rispetto al passato per arrivare a margini di profitto uguali se non più bassi. Si parla di circa un milione di contatti al giorno in Italia, che ovviamente non vanno tutti a buon fine. E da quando non possiamo più dedurre i costi per l’automobile i nostri margini si sono ancora più ridotti.

“Per questo” prosegue Pichi “abbiamo chiesto che nella prossima Finanziaria sia reintegrata l’intera deducibilità delle spese: l’auto è il nostro ufficio viaggiante”. Lo dimostrano anche i dati: in media gli agenti percorrono 35mila chilometri in un anno, con punte superiori ai centomila, spendendo per il solo acquisto della vettura un miliardo e 750 milioni di euro e circa 800 milioni per il carburante. “Senza parlare dei costi di vitto e alloggio nei nostri viaggi fuori casa” aggiunge il presidente Pichi “per i giovani che partono da zero diventa una professione quasi improponibile, visto che si parla di un ritorno economico solo dopo due anni”.

Altro capitolo amaro, insieme ai costi di impresa, gli oneri previdenziali e la fiscalità: “in pratica lavoriamo per pagare lo Stato fino a settembre” dice Franco Pichi “ma al di là della facile demagogia il problema è che siamo penalizzati rispetto ai nostri colleghi europei che hanno meno spese da sopportare e sono più competitivi”.

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