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Turismo in Italia: è la cultura ad attirare di più

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ROMA – Uno studio dell’Istituto di ricerche sulle attività terziarie (Irat) del Cnr evidenzia il trend costante di crescita di questo settore, che attira più visitatori delle località balneari e montane. Lazio, Toscana e Veneto le più amate per le città d’arte, mentre il Sud è a ‘macchia di leopardo’.

Il turismo culturale trionfa in Italia dove, grazie alla ricchezza dei beni artistici diffusi sul territorio, attrae un terzo dei visitatori (più delle località balneari) e quasi la metà degli stranieri. Un modello vincente che, adeguatamente potenziato e valorizzato, può assicurare al nostro Paese un vantaggio competitivo nella globalizzazione dei mercati. Ad analizzare questo settore è uno studio di Maria I. Simeon dell’Istituto di ricerche sulle attività terziarie (Irat) del Consiglio nazionale delle ricerche, pubblicato nel volume “Il turismo tra teoria e prassi” (ESI editore) in corso di stampa.
Nel 2005 si conferma la crescita della domanda turistica in Italia, con un aumento del 2,7% sia negli arrivi sia nelle presenze rispetto all’anno precedente, quando si sono registrati quasi 86 milioni di arrivi e 345 milioni di presenze, di cui circa 3 su 10 straniere. Il trend è dunque positivo, anche se tra il 2000 ed il 2004 gli arrivi sono aumentati del 7,4%, mentre le presenze solo del 2%: si è ridotta quindi la permanenza media, che passa da 4,2 a 4 giorni.
Considerando i flussi per tipologia di località, provenienza e ricettività (alberghiera e complementare) è però rilevante che circa 29 milioni di arrivi (il 33,8% del totale) sono stati registrati in città di interesse storico ed artistico, contro i circa 20 milioni (23,3%) rilevati nelle località marine. Se si considerano solo gli stranieri la quota di chi sceglie il turismo culturale sale ancora (44% degli arrivi), anche se diminuisce nettamente considerando le presenze totali (23,6% del totale), in ragione della minore permanenza media di questa tipologia, correlata al classico tour ‘mordi e fuggi’. Nelle località di interesse storico-artistico gli stranieri si fermano mediamente 2,8 giorni, rispetto ai 5,5 nelle località balneari.
“Dalle indagini”, spiega Maria I. Simeon, “emerge in particolare il forte interesse della domanda – che proviene soprattutto da Germania, Regno Unito, USA e Francia – non solo per il classico circuito delle città d’arte, ma anche per i centri minori, dovuto anche allo sviluppo delle compagnie low-cost e alla diffusione di Internet”. Il turismo culturale ha saputo mantenere un trend costante di crescita e ha sviluppato i maggiori incrementi tra il 1999 ed il 2004: +34,5% gli arrivi e +37,7 le presenze, contro +7,8% arrivi e +6,2% presenze nelle destinazioni balneari. E’ poi, ovviamente, meno soggetto alla stagionalizzazione dei flussi: nei mesi di giugno, luglio e agosto del 2003 sono stati registrati solo il 29% degli arrivi nelle località di interesse artistico, contro il 54,5% delle località marine e il 37,8% di quelle montane. Inoltre, il turismo culturale è segnato da flussi incoming con buona capacità di spesa, che richiedono il soddisfacimento di bisogni sia di conoscenza sia di svago e socializzazione.
“Il prodotto ‘Città d’Arte’, venduto dai tour operator agli stranieri, vede, a livello regionale, al primo posto il Lazio (50,4%), al secondo la Toscana (28,8,%), al terzo il Veneto (10,4%), seguito in quarta posizione dalla Sicilia (3,5%) e in settima posizione dalla Campania (1,2%). Non sono presenti in classifica altre regioni del sud”, prosegue la ricercatrice. Il volume indica tra l’altro nell’attivazione dei servizi museali uno strumento per valorizzare le potenzialità di sviluppo turistico nel Mezzogiorno, dove insistono solo il 19,3% degli arrivi ed il 20,6% del turismo culturale, con una concentrazione quasi totale in Campania e Sicilia.
La situazione per il Mezzogiorno migliora se si considera il ‘pacchetto’ degli itinerari culturali, che fa balzare la Sicilia al terzo posto (9,4%) nella graduatoria delle regioni e la Sardegna e la Campania rispettivamente ai posti 6 e 7, con una quota del 2,5% ciascuno, mentre la Puglia e la Calabria si trovano alla 13^ e 14^ posizione, con lo 0,6% di quota ciascuna. “Nel turismo”, conclude Simeon, “il posizionamento competitivo delle regioni del Mezzogiorno resta quindi molto al di sotto delle potenzialità e a ‘macchia di leopardo’, pur se in crescita negli ultimi cinque anni: il peso del Sud è infatti passato tra il 1995 ed il 2004 dal 18,4% al 20,6% delle presenze, con un tasso di crescita del 3,4% annuo, contro l’1,6% a livello nazionale”.