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60° anniversario Diritti Umani dell’ONU

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Dichiarazione di Luigi Triggiano, presidente commissione “Pace, cooperazione diritti umani”
“Il 10 dicembre del 1948, dopo il flagello delle due guerre mondiali, le Nazioni Unite promulgavano, per la prima volta nella storia dell’umanità, la Carta Universale dei Diritti dell’Uomo. Cadeva il ‘dogma’ che vedeva gli Stati sovrani unici soggetti della comunità internazionale. La distinzione tra cittadino e straniero viene a cadere definitivamente. Esiste ora solo la persona umana e la sua dignità che trova espressione in fondamentali libertà e diritti (di ordine civile, politico, religioso, economico). Ogni stato, inoltre, non è più il solo legislatore di se stesso, ma alcuni principi diventano principi costituzionali supremi che ogni stato è chiamato a recepire nei propri ordinamenti costituzionali e giuridici: il divieto di genocidio, della schiavitù, della tortura, della discriminazione razziale e religiosa.
Quella dei diritti umani è una rivoluzione silenziosa e permanente della comunità internazionale e locale. Essa deve richiedere una sorveglianza, una promozione e una formazione continua delle coscienze e delle istituzioni. Numerose dal ’48 a oggi sono state le Convenzioni Internazionali e le deliberazioni delle Nazioni Unite e della comunità internazionale per la traduzione pratica dei Diritti Universali nei vari contesti della vita civile e politica dei popoli e delle nazioni, basti far riferimento alle Convenzioni e ad atti quali: Patto internazionale sui diritti civili e politici; Patto internazionale sui diritti economici sociali e culturali; Convenzione internazionale sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazione razziale; Convenzione internazionale sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne; Convenzione dei diritti sull’infanzia; Dichiarazione sul diritto allo sviluppo; Convenzioni regionali, africana, americana e europea sui diritti umani.
Tutti atti giuridicamente vincolanti per gli Stati sotto il profilo del diritto internazionale. Tutti procedono verso una visione globale dell’uomo dove lo sviluppo non si riduce a semplice crescita economica ma a uno sviluppo integrale di tutta la persona umana: ‘ogni persona umana e tutti i popoli hanno in diritto di partecipare e di contribuire, con pari diritti e doveri, ad uno sviluppo economico, sociale, culturale e politico in cui tutti i diritti dell’uomo e tutte le libertà fondamentali possano venire pienamente realizzate, e beneficiare di tale sviluppo’. I principali quadri di riferimento di tali diritti comprendono la salute, l’educazione, il lavoro, l’abitazione, l’amministrazione della giustizia, il culto religioso, la sicurezza personale, la partecipazione, la lotta alla povertà, l’esclusione e l’emarginazione sociale.
Oggi le città rappresentano l’ambiente di vita dove si esplica la convivenza, l’integrazione e la partecipazione attiva dei cittadini, per lo sviluppo della persona e della comunità e dove trovano applicazione i suddetti ambiti e la soluzione dei problemi a essi correlati. È infatti nel quartiere, a scuola, nel posto di lavoro nella propria città che ogni persona cerca la propria dignità attraverso pari opportunità e una giustizia partecipativa equa. Ed è in tale ambito che ogni cittadino aretino è dunque coscientemente chiamato, così come le istituzioni, a difendere, promuovere i diritti allo sviluppo delle persone e vigilare che non vengano violati. I diritti umani infatti non sono solo un obiettivo da perseguire costantemente ma anche ‘una cartina di tornasole’ per valutare la coerenza delle norme giuridiche e amministrative che regolano la vita sociale e politica della comunità locale, nazionale e mondiale”.