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Bioplasstiche, se ne parla al Chimica Verde Expo a Roma

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ROMA – Sono anche definite le “plastiche verdi”, in campo scientifico sono più conosciute come biopolimeri. Si possono produrre piatti, sacchetti, pannolini per bambini, imballaggi, teli per la pacciamatura nei campi e tanto altro ancora. Insomma le bioplastiche rappresentano ad oggi la migliore soluzione all’uso della plastica essendo biodegradabili e quindi non inquinanti. Inoltre possono essere ricavate anche dall’agricoltura creando quindi opportunità per questo settore. L’Italia è uno dei Paesi al mondo leader nella produzione di questi materiali, tuttavia non vi sarebbe un uso appropriato in Italia a causa di una normativa che ancora non è indirizzata in maniera adeguata all’educazione del risparmio nella plastica. Oltre il 60% infatti della produzione viene esportato, mentre il restante 40 per cento è utilizzato per la produzione di materiale per catering. E proprio nelle mense, a partire da quelle scolastiche, può cominciare la scalata all’educazione all’uso delle plastiche biodegradabili. “Già in molte sagre paesane e mense esiste un solo sacco del rifiuto, quello organico e compostabile – spiega Lorenzo D’Avino, di Chimica Verde – permettendo l’ eliminazione alla fonte di imballaggi non compostabili, occorre ora capire il miglior sistema per compostare tutto questo”.

Nel mondo ogni anno sono prodotti 150 milioni di tonnellate di plastica; in Europa 44milioni e solo in Italia 9 milioni di plastica che ogni anno deve essere smaltita a costi impressionanti, ma soprattutto con un forte impatto inquinante. Fino ad oggi ciascuno di noi ha consumato 30 kg/anno di plastica, ma le previsioni del nuovo millennio parlano di un potenziale di consumi che ci farà arrivare a 100 Kg/anno pro capite. In un anno i rifiuti di plastiche uccidono oltre un milione di uccelli marini, 100mila mammiferi marini, ma cosa bene più grave la plastica non è biodegradabile e continua ad inquinare.

L’utilizzo dei biopolimeri in termini di riduzione dell’inquinamento rappresenta una importante soluzione da vari punti di vista. A partire dal risparmio energetico per la loro produzione (fino al 75 in meno di energia e fino all’80% in meno di emissioni gas serra). “ Un esempio concreto di risparmio energetico – dice Stefano Cavallo, European Marketing manager di Ingeo per Natureworks – viene da COOP Italia che nel 2007 ha venduto circa 10 milioni fra piatti e bicchieri usa e getta della linea eco-logici COOP, realizzati in bioplastica Ingeo. Il risparmio di petrolio è stato quantificato in 800 barili e si sono evitate emissioni di CO2 per una quantitá equivalente a quella emessa da 70 auto, con percorrenza media annua di 25,000 km.” Tuttavia esistono in Italia ancora dei freni al loro utilizzo, in larga parte dettati da una normativa ancora poco adeguata. “A questo proposito noi proponiamo patti di filiera adeguati – continua D’Avino – in particolare nei settori delle oleaginose e delle amidacee inoltre l’importanza di puntare su colture intensive a basso impatto ambientale e quindi libere da Ogm”.

Del futuro di questo settore si parlerà al CHIMICA VERDE EXPO 2008, a Roma dal 1 al 4 ottobre, il primo evento fieristico dedicato alla promozione e sviluppo dei prodotti, delle tecnologie di lavorazione, alla ricerca e alle applicazioni industriali delle materie prime di origine vegetale, secondo criteri di ecosostenibilità. CHIMICA VERDE EXPO si svolgerà in contemporanea a AGRIENERGY EXPO e BIOFUEL EXPO 2008 nell’ambito di ZEROEMISSION ROME 2008, il grande evento per le energie rinnovabili per il Mediterraneo.
“Chimica verde Bionet” è un’associazione senza fini di lucro che ha lo scopo di promuovere e sviluppare la ricerca e l’applicazione industriale e commerciale di materie prime di origine vegetale, secondo criteri di ecosostenibilità. Ad oggi comprende una ventina di soci tra cui associazioni a carattere nazionale quali ad esempio Legambiente (uno dei soci fondatori), diverse attività imprenditoriali che operano nel campo della chimica verde a livello toscano, nazionale o internazionale, alcuni ricercatori specializzati nelle filiere prese in esame dall’associazione.