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Bombe a Istanbul: 18 morti e oltre 150 feriti

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INSTANBUL – E' salito a 18 morti e oltre 150 feriti il bilancio delle vittime causate ieri sera da due bombe esplose a distanza ravvicinata nel quartiere commerciale di Gungoren, situato nella parte europea di Istanbul. Il bilancio è stato ulteriormente aggiornato in seguito al decesso in ospedale di due feriti gravi. Lo riferisce la radio turca. L'attentato non è stato ancora rivendicato, ma fonti della sicurezza turca sospettano che ci sia la mano dei ribelli curdi legati al Pkk.
"Si tratta di un attacco terroristico", ha affermato Muammer Guler, governatore di Istanbul. "Gli ordigni erano stati collocati nei raccoglitori dell'immondizia. E' pertanto esclusa qualsiasi ipotesi di attentato suicida. Sedici cittadini hanno perso la loro vita in questo efferato attacco", ha aggiunto l'alto funzionario turco, che non ha voluto indicare la matrice dell'attentato: "Sappiamo che si tratta di un attentato terroristico, ma non disponiamo ancora di informazioni sull'organizzazione che ne è responsabile".
Ferma condanna per l'azione terroristica ha espresso il ministro degli Esteri, Franco Frattini, che a nome del governo italiano ha espresso solidarietà all'omologo turco Babacan. E solidarietà ha ribadito anche la Nato, secondo quanto ha dichiarato il segretario generale dell'Alleanza Atlantica Jaap de Hoop Scheffer in un comunicato.
Cresce intanto la tensione politica in Turchia dove stamani si riunisce la Corte Costituzionale di Ankara, chiamata ad esprimersi sulla messa al bando, con automatica soppressione, del partito di maggioranza filo-islamico 'Akp' (Partito della giustizia e dello sviluppo) accusato di "attività antilaiche".
I giudici vaglieranno la richiesta del procuratore dopodiché emetteranno la sentenza, attesa in giornata. Con l'accusa di attività antilaiche 71 esponenti dell'Akp, tra cui il premier Recep Tayyip Erdogan e il presidente Abdullah Gul, rischiano l'interdizione per cinque anni dall'attività politica.
Se l'Alta Corte accoglierà la richiesta, su pressione delle componenti laiche – tra le quali primeggiano le forze armate del Paese – la Turchia rischia una grave crisi politica che potrebbe preludere alla chiamata anticipata alle urne nel mese di novembre.