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CNA: uno sguardo sulla Fiera di Vicenza e oltre

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CNA: uno sguardo sulla Fiera di Vicenza e oltre

AREZZO – Carloni: piccoli ordini e sempre più frammentati
Mentre circolano i dati diffusi dalla Camera di Commercio riguardo all’andamento del settore orafo, nei corridoi della fiera di Vicenza corrono i commenti da parte degli imprenditori aretini. Per il Presidente degli Orafi – Argentieri di CNA Arezzo Moreno Carloni occorre partire dal dato più veritiero e indiscutibile a disposizione rappresentato dalla consistenza delle imprese. “Nei primi 9 mesi del 2007 le imprese sono calate del 3,8% che in termini assoluti significa 50 ditte in meno. Il principale mercato di riferimento, quello americano, è diminuito del 30% in due anni a vantaggio di turchi e cinesi”.
Ce ne è abbastanza per avventurarsi alla ricerca di risposte tra gli espositori di una fiera che, cominciata tra mille aspettative, si concluderà domenica. La richiesta che sembra consolidarsi è quella di articoli sempre più vistosi e originali ma con una forte attenzione al prezzo.
“Qualche timido segnale di vitalità all’orizzonte l’abbiamo intravisto – sostiene Carloni – anche se è impossibile parlare di ripresa: l’impressione è che gli articoli in argento abbiano avuto più successo di quelli in oro, probabilmente a causa dell’alto prezzo del metallo. L’elemento caratterizzante di questa fiera è stato rappresentato dal forte turn over degli espositori accompagnato da ordinativi sempre più contenuti, condizione quest’ultima sempre più frequente soprattutto quando si hanno davanti i compratori europei”. Se i buyer dimostrano di apprezzare gli articoli aretini riconoscendo ai nostri artigiani una marcia in più nella fantasia e nella realizzazione dei modelli, si annotano nel blocco ordini sempre più piccoli e frammentati. “Fino a 5 anni fa – prosegue il Presidente degli Orafi CNA – gli ordini andavano a chili e a volte si mettevano in produzione anche centinaia di pezzi per ogni singolo articolo, mentre oggi 5 o 6 bracciali rappresentano lo standard. Con notevole preoccupazione di capi fabbrica e responsabili di produzione che devono impazzire per guadagnare di meno”.
Già, il guadagno: secondo alcuni è diventato uno sconosciuto, scomparso a causa della compressione dei margini conseguenza della necessità di fronteggiare i prezzi dei concorrenti cinesi. Per Moreno Carloni “quello dell’orafo oggi è diventato un mestiere difficile dove non basta più saper produrre e investire coraggiosamente ma si deve essere in grado di fornire anche al grossista un servizio quasi su misura offrendo un campionario sempre più ampio. Ma se da un lato si alimentano le aspettative di crescita, dall’altro preoccupa molto la tendenza dei grossisti di richiedere copie dei campionari che, anziché finire sui tavoli di gioiellieri e rivenditori, rischiano di essere dirottate verso le zone industriali di città turche per la copia su larga scala destinata al mercato americano dove arrivano senza pagare il dazio al quale sono assoggettate le merci che provengono dall’Unione Europea”. A rendere tutto più oneroso anche i prezzi degli stand in fiera, aumentati in un momento così difficile per il settore.

Patrussi: per il futuro la forza è nell’unità del sistema orafo nazionale.
“Il trend di Vicenza lo dimostra una volta di più: le Fiere sono eventi importanti che ci consentono di verificare lo stato del settore, ma da sole non sono più in grado di dare al comparto le risposte economiche necessarie al sostentamento dell’impresa”. Così commenta l’andamento della manifestazione vicentina il Presidente CNA Mauro Patrussi che guarda avanti alla ricerca di soluzioni per l’intero comparto. “Per poter avere maggiori chance c’è necessità per le piccole e medie imprese di essere maggiormente presenti e con più continuità nei mercati esteri. Fino ad oggi le nostre aziende, per lo più piccole, poco strutturate, con evidenti difficoltà a cogliere a pieno l’internazionalizzazione, hanno lavorato sui mercati esteri partecipando prevalentemente a fiere o work shop, ma l’esperienza dimostra che tale iniziative non sono più sufficienti a garantire sviluppo e sostenibilità dell’oreficeria e gioielleria made in Italy”.
Come affrontare questa realtà? “La soluzione – sostiene Patrussi – non è certo quella di discutere su a chi deve essere affidata la gestione delle fiere: occorre un’azione di più ampio respiro da parte dell’intero sistema orafo italiano”.
Patrussi ne è convinto e lancia la sua proposta: Enti Fiera, Associazioni, Imprese ed Istituzioni devono creare uno strumento operativo che permetta alle imprese la presenza sui mercati internazionali, raggruppandosi per poter avere maggiore forza per aggredire i mercati. Ma non basta. Il sistema orafo nel suo complesso deve portare avanti politiche di sostegno reali e competitive per l’intero comparto. La forza è nell’unità del sistema a livello nazionale. Il nostro futuro deve contare sulla capacità di poter organizzare eventi di rilievo, in modo da portare avanti strategie di valorizzazione del settore.