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Georgia: ‘Forze russe a Poti’

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MOSCA – Le autorità georgiane affermano che i soldati russi stanno proseguendo la distruzione dei siti militari oltre i confini di Abkhazia e Ossezia del Sud. Guardie di frontiera georgiane citate dall'agenzia di stampa Civil Georgia hanno denunciato l'ingresso delle forze russe nel porto di Poti per distruggere i siti che vi si trovano, in particolare il sistema radar.
Anche Senaki, retrovia delle forze georgiane per l'Abkhazia, è stata 'ripulita' dai militari russi che hanno fatto esplodere i depositi di munizioni. E Gori è tutt'altro che libera, come invece era stato annunciato stamattina dai militari russi: sono infatti ancora in corso i negoziati per il rientro dei poliziotti georgiani. Il ministero degli Interni di Tbilisi ha reso noto che gli agenti sono stati costretti a rilasciare la città dopo un primo parziale rientro questa mattina.
Il presidente russo, Dmitry Medvedev, ha affermato che Mosca è "pronta a sostenere qualsiasi decisione assunta dalle popolazioni" delle regioni separatiste filo-russe di Ossezia del Sud e Abkhazia per quanto riguarda la definizione del loro status politico. Medvedev si è espresso in tal senso durante un incontro a Mosca con i leader delle due province georgiane.
"La posizione della Federazione russa non è cambiata. Potremmo sostenere qualsiasi decisione adottata dalle popolazioni locali – ha dichiarato il capo di Stato russo – in conformità con quanto previsto dalla Carta delle Nazioni Unite, dalla Convenzione internazionale del 1966 e dall'Atto di Helsinki per la sicurezza e la cooperazione in Europa".
Intanto, mentre la Commissione Europea denuncia che l'Ossezia del Sud resta ancora 'off limits' per gli operatori umanitari, nonostante la notizia del cessate il fuoco, ed ha attivato il Meccasimo Ue di protezione civile in risposta alla richiesta di assistenza avanzata dalla Georgia, la procura di Mosca ha ufficialmente aperto un'inchiesta per genocidio a carico delle truppe di Tbilisi, accusate di massacri e violenze sui civili nella repubblica separatista filo-russa dell'Ossezia del Sud. Circa un centinaio di inquirenti, secondo quanto si apprende dalle agenzie di stampa russe, sono stati inviati nella regione caucasica per raccogliere prove delle stragi indiscriminate di civili e dell'uccisione dei soldati russi inquadrati nel contingente di peacekeeping in Ossezia del Sud.
Le autorità russe hanno già evocato la possibilità che i responsabili potrebbero essere incriminati e giudicati da un'apposita corte internazionale. Anche le stime delle vittime, provocate dal conflitto, restano oggetto di controversia tra Russia e Georgia: Mosca e le autorità sudossete parlano di almeno 1.500 morti, tra cui 74 soldati russi. Per Tbilisi, invece, i caduti tra civili e militari ammonterebbero a 175.