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Giornata Mondiale per la lotta contro l’AIDS

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Giornata Mondiale per la lotta contro l’AIDS

MILANO – Nonostante le grandi differenze di accesso alle cure mediche per l'AIDS tra i paesi in via di sviluppo e nazioni più ricche come l'Italia, la lotta a questa malattia incontra problemi spesso simili. Lo evidenzia l'intervento che Michele Magoni, consulente medico di Terre des hommes (TDH) Italia, presenterà al convegno “Accesso Universale: La Giornata della Lombardia per la Lotta all'Hiv-AIDS”, in calendario il primo dicembre 2008 a Milano (sala Convegni 1 – Regione Lombardia, Via Pola 12).

Partendo dalla sua esperienza in Costa d'Avorio, Michele Magoni delineerà alcune analogie con l'Italia su dinamiche psicologiche come il diniego della malattia e l'esistenza di gruppi vulnerabili che hanno minore possibilità di accesso ai trattamenti medici anti retrovirali.

La negazione della malattia ostacola moltissimo il lavoro dei servizi sanitari, in Africa come in Italia. Nel progetto di prevenzione della trasmissione mamma-bambino dell’Hiv in un distretto della Costa d’Avorio (Grand Bassam) portato avanti da TDH Italia si è riscontrato che un elevato numero di donne incinte rifiuta di fare il test di sieropositività, o di ricevere il risultato del test o di iniziare il trattamento, anche se gratuito. Quasi nulla, infine, la partecipazione dei padri al test. Questo diniego deriva in gran parte dalla stigmatizzazione della malattia da parte delle comunità.

In Italia la situazione non è così differente: il test di screening Hiv attualmente è eseguito da pochissime persone. Più del 75% dei soggetti che vengono identificati come sieropositivi arrivano al test perché già sintomatici: ciò significa che avevano acquisito l’infezione 10-15 anni prima restandone portatori inconsapevoli. Tale percentuale non solo è elevata ma negli anni è in continuo aumento.

Parlando di gruppi vulnerabili, Magoni sottolinea che in Africa le popolazioni rurali hanno più difficoltà a curarsi e tra loro ancor di più le donne, che spesso devono tenere nascosta alla famiglia la loro condizione. Negli ultimi anni in Costa d’Avorio l’ondata xenofoba ha fatto degli stranieri (spesso presenti da generazioni) un gruppo particolarmente vulnerabile. Anche in Italia esiste una forte vulnerabilità di alcuni gruppi: è il caso ad esempio degli stranieri che presentano una maggiore prevalenza della malattia (circa 3 volte più elevata) legata al paese di provenienza.
Fino ad oggi il servizio sanitario italiano ha offerto terapie gratuite anche agli stranieri irregolari, eppure, proprio per la loro alta mobilità e precarietà, è molto più frequente che siano discontinui nei trattamenti, il che compromette l’efficacia della cura. L'intervento di Magoni si incentrerà su questi e altri problemi nella lotta dell'AIDS da parte delle ONG nei paesi in via di sviluppo.

Da quattro anni Terre des hommes Italia porta avanti un progetto di supporto alla sanità pubblica della Costa d'Avorio per rafforzare i servizi per la salute materno-infantile. Più di 17.000 donne incinte hanno partecipato ad attività di informazione sul tema dell'AIDS, oltre 7.000 hanno effettuato il test che ha permesso di identificare circa 400 mamme sieropositive. Partner locale del progetto è il CIRBA – Centro Integrato di Ricerche Bio-cliniche di Abidjan, il cui personale viene formato dall'equipe del premio Nobel per la Medicina Luc Montagnier, di cui è noto l'impegno nella lotta contro l'AIDS in Africa.

In Costa d'Avorio, su una popolazione di 19,1 milioni di persone, vivono 500.000 sieropositivi accertati, mentre 420.000 bambini sono rimasti orfani a causa dell'AIDS.