Home Attualità Economia Giovane imprenditore, mestiere faticoso

Giovane imprenditore, mestiere faticoso

0
Giovane imprenditore, mestiere faticoso

AREZZO – Se in tempi di crisi è difficile sopravvivere, è ancora più difficile iniziare. Maurizio Vecchio, Presidente dei Giovani Imprenditori CNA Arezzo, ricorda le difficoltà della sua “categoria”. Che, tra l’altro, è numericamente molto consistente. In provincia di Arezzo, solo CNA riunisce 1.200 under 40, con una forte e particolarmente significativa presenza in Valdarno.
I settori di attività sono molti. Primo fra tutti quello delle costruzioni e delle attività ad esso collegate, seguito nell’area aretina dagli orafi e nelle altre aree dalle attività di servizi alla persona specie acconciatori ed estetiste.
Nel dettaglio su 1.200 under 40, 352 sono donne e 848 uomini. La grande maggioranza delle giovani donne imprenditrici opera nel comparto della moda e del tessile abbigliamento e nel settore bellezza-benessere. Gli uomini sono invece soprattutto imprenditori delle costruzioni, dell’impiantistica e della produzione. Uno sguardo all’età: il 46% ha un’età fra i 36 e i 40 anni; il 29% fra i 31 e i 35 anni; il 17% tra 26 e 30 anni, il restante 8% è giovanissimo, tra i 21 e i 25 anni.
“Lo ripetiamo da anni – sottolinea Maurizio Vecchio – il giovane imprenditore si trova a fare i conti con mille ostacoli e arretratezze di sistema. L’Italia vanta primati non certo invidiabili: i costi energetici più alti d’Europa e un sistema infrastrutturale fra i più arretrati del Vecchio Continente. Se il Paese avesse a cuore le nostre imprese non le aggredirebbe con fisco, burocrazia e difficile accesso al credito. Invece che considerare solo i meri dati di bilancio, andrebbero premiate le idee o semplicemente la voglia di aprire o sostenere una giovane impresa.. E ancora – precisa il Presidente dei Giovani CNA – la nostra società è fra le più chiuse ed immobili d’Europa e non incoraggia le capacità dei giovani. In politica gli under 40 sono un terzo degli elettori ma un decimo degli eletti e l’attuale Parlamento è il più vecchio di ogni altra legislatura. Di fronte a queste zavorre, gli imprenditori che vanno avanti dimostrano creatività e grande capacità imprenditoriale, visto che riescono a competere in condizioni di sistema peggiori rispetto ai paesi concorrenti”.
“Chiediamo – afferma Vecchio – di essere accompagnati nel processo di sviluppo. Abbiamo bisogno di un ambiente favorevole all’impresa fatto di poche cose ma chiare: continuare il processo di liberalizzazioni; ridurre la burocrazia, incentivare le aggregazioni, dare certezza che la pressione fiscale non salirà ulteriormente, riaffermare il valore sociale dell’impresa. Questo è un concetto che a noi giovani imprenditori sta particolarmente a cuore: le PMI sono un fattore di mobilità sociale e professionale per molti lavoratori dipendenti, divenuti poi imprenditori; sono il luogo privilegiato attraverso cui l’immigrazione si integra, producono ricchezza, occupazione e sviluppo più delle grandi imprese”.
Maurizio Vecchio indica le strade che CNA ritiene prioritarie: “qualità, specializzazione, offerta di servizi, marketing. La mia personale esperienza nel settore legno – arredamento mi insegna che offrire servizi oltre al prodotto – chiave diventa necessario se si vuole stabilire una peculiarità aziendale. Agire solo sulla struttura dei costi di produzione è una strategia di contenimento del danno destinata all’esaurimento; controllare – almeno in parte – la distribuzione consente di non soccombere rispetto agli operatori commerciali”. Ma accanto a questo all’impresa serve uno stato efficiente, una buona formazione, giustizia rapida, sicurezza ed infrastrutture.
“Nel nostro territorio– conclude il Presidente Giovani Imprenditori CNA – ci sono moltissimi giovani imprenditori di prima generazione, molti di più rispetto al passato che hanno voglia di far crescere le loro aziende e di portarle nel mondo nonostante la fatica del fare impresa in Italia. E chi è alla seconda generazione non si sente figlio di papà ma vuole dimostrare coi fatti di essere in grado di fare questo mestiere con l’orgoglio di proseguire la tradizione paterna più come artigiano che come figlio di imprenditore”.