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Il tesoretto, nel cassetto

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“La crisi del settore orafo è gravissima ormai da troppo tempo – commenta Pilade Nofri, imprenditore e consigliere comunale PD. Le strategie per uscirne sono senza dubbio complesse e devono vedere protagonisti tutti i soggetti interessati. Ognuno può fare, però, la sua parte anche con piccole azioni”. E Nofri ne propone una che può essere in grado di produrre una scossa positiva al settore orafo italiano. “Tutte le famiglie hanno un piccolo ‘tesoretto’ in casa. Fino agli anni ottanta e fino all’avvento dei cellulari e dei regali tecnologici, l’oggetto per un compleanno o un evento o una festa era un monile d’oro. Dal battesimo al matrimonio, dall’inizio del lavoro alla festa di pensionamento. Oggetti che dopo un uso limitato nel tempo sono rimasti nei cassetti dove sono ancora adesso. Fatto salvo l’attaccamento affettivo per alcuni di essi e per i quali, quindi, non esiste né valore né prezzo, c’è senza dubbio un’enorme quantità di oro che rimane abbandonato e inutilizzato. Perché non rimetterlo in circolo?”.
Pilade Nofri formula la sua proposta: “le aziende potrebbero avere questo oro in conto lavorazione con una grande risparmio rispetto ai costi attuali del metallo. Gli effettivi benefici si ripercuoterebbero dal comparto produttivo a quello commerciale. Senza dimenticare che le famiglie potrebbero mettere a valore un piccolo o medio patrimonio che attualmente è dimenticato nel fondo dei cassetti”.
Nofri ricorda che questo “percorso” dovrebbe essere normato e dotato di meccanismi di agevolazione. “Sono convinto che sia in grado di contribuire alla ripresa del settore con vantaggio di tutti, senza eccezione alcuna. Ho già avuto colloqui con esponenti delle istituzioni e delle imprese che intensificherò nelle prossime settimane anche per approfondire e meglio illustrare i contenuti ed i dettagli del progetto. E’ una proposta destinata all’intero settore ma penso soprattutto alle nostre imprese ed alla nostra città. Un progetto che potrebbe, quindi, avere un suo marchio e rendere ulteriormente riconoscibile il made in Arezzo. E – conclude Nofri – quale miglior marchio della Chimera?”.