Nuova mostra ospitata nel loggiato al secondo piano di palazzo comunale: 24 scatti fotografici che testimoniano l’esperienza tra i Karen della sezione di Arezzo della “Comunità Solidarista Popoli”, durante una missione che si è svolta nei mesi di agosto e settembre 2008. La mostra è visitabile da giovedì 20 novembre fino a mercoledì 3 dicembre gratuitamente durante l’orario di apertura di Palazzo Cavallo.
“Popoli tra i Karen” racconta di una minoranza etnica, i Karen, che vive nel sudest della Birmania ed è sottoposta da oramai sessanta anni a un tentativo di genocidio da parte della dittatura militare di Rangoon. Alla missione dell’estate scorsa ha partecipato anche il coordinatore per Arezzo dell’associazione Lorenzo Roggi: “Ringrazio subito per l’ospitalità concessa il Presidente del Consiglio Comunale Giuseppe Caroti. Nostro scopo è portare aiuti concreti a soggetti in difficoltà a causa di guerre, calamità naturali o epidemie, con l’intenzione di operare autonomamente da governi e organizzazioni politiche. Già dai primi mesi del 2007 anche nella nostra città è nato un gruppo di volontari impegnato attualmente in una serie di progetti a sostegno della battaglia per la sopravvivenza condotta dai Karen, etnia antichissima che da secoli abita la regione più a sud della Birmania. Il popolo Karen mai è stato oggetto di un censimento attendibile, anche se si stima che sia composto da circa 5-7 milioni di individui. Soltanto una minima parte, 200.000 circa, si trova all’interno di campi profughi in Thailandia mentre gli altri continuano a vivere all’interno di Kawtoley, il nome antico del loro stato. L’associazione ‘Popoli’ lavora principalmente nei distretti di Dooplaya e Thaton, abitati da circa 400.000 Karen: riforniamo di farmaci e strumentazione tre cliniche garantendo assistenza sanitaria a 15.000 persone, abbiamo favorito l’apertura di 3 scuole elementari dove 300 alunni possono mantenere vive le ardici culturali e linguistiche del popolo Karen. Il tutto in una zona praticamente di guerra dove vigono le leggi repressive della giunta militare che governa brutalmente la Birmania”.