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Oro e moda in difficoltà

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Le imprese orafe sono al minimo storico e si avvicinano a quota 1400. Negli ultimi tre mesi 22 ditte orafe hanno chiuso i battenti portando il saldo delle imprese attive a 1409. Mai così in basso negli ultimi 10 anni. Insieme a queste prosegue la caduta libera del fatturato che nel distretto orafo aretino durante il primo semestre dell’anno ha registrato un calo del 12,9%.
I presidenti delle sezioni orafe e moda di CNA commentano gli ultimissimi dati sull’andamento dei due settori. Sono numeri che confermano il trend pesantemente negativo che riguarda non solo il settore orafo ma anche il comparto della moda. “Nel settore della moda – esordisce Aldo Cappetti, Presidente Federmoda CNA – nell’arco di soli tre mesi le imprese sono passate da 1080 a 1000 tonde: nel tessile maglieria hanno chiuso i battenti 20 ditte, nell’abbigliamento addirittura 36 scendendo sotto il fatidico muro “storico” delle 400 imprese. Poco meglio per il settore della pelletteria e del cuoio dove, dietro l’onda delle grandi griffe aretine i conto terzisti, riescono ancora a difendersi ma sempre in mezzo a tante difficoltà con un calo del 5,7%. A livello regionale c’è anche chi sta peggio di noi, basta vedere le province di Prato e di Pisa, ma viene sempre di più da chiedersi quali tipi di interventi si possono mettere in atto per settori in crisi così evidente. Non solo: il fatto che la filiera produttiva, nel comparto della moda come in quello orafo, si stia disgregando non fa altro che aumentare le difficoltà per le imprese che continuano a produrre e che non possono più fare affidamento su conto terzisti, esterni e manodopera locale. Tutte mani esperte sulle quali se continua questo trend non potremo più fare conto”.
Moreno Carloni Presidente degli orafi di CNA pone l’accento proprio sull’anello più debole della catena, i cosiddetti esterni, “artigiani aretini che – sostiene Carloni – hanno sempre fatto della loro manualità il fiore all’occhiello della nostra produzione ma che sono i primi a perdere il lavoro quando gli ordini dalle gioiellerie diminuiscono. Ed è un peccato che non essendoci più il ricambio generazionale i pochi che ancora lavorano siano sempre più spesso costretti a ricorrere a manodopera straniera. Il fatto ancora più grave è che gli imprenditori artigiani, che negli ultimi anni hanno investito quanto possibile in nuove attrezzature oggi cominciano ad avere davvero paura. Ne è una conferma il dato di Artigiancredito Toscano che nel primo semestre dell’anno ha ridotto gli interventi finanziari per investimenti a medio termine del 14,28%. È un dato preoccupante soprattutto se consideriamo che gli interventi di ristrutturazione finanziaria sono aumentati nello stesso periodo di quasi il 30%.”
Il sistema produttivo sta passando da interventi per investire a misure straordinarie per prolungare il debito. Le previsioni per il secondo non rendono il quadro più tranquillo e risentono del diffuso clima di sfiducia: i saldi tra le imprese che prevedono un incremento del fatturato rispetto alla prima parte dell’anno rispetto ai pessimisti sono negativi e per la moda registrano un –7,1%.