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Pechino 2008, la mappa di Amnesty raccoglie luoghi e violazioni

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ROMA – Una mappa e una guida di Pechino che siano al tempo stesso uno strumento per conoscere e muoversi nella città e nelle sue tradizioni, ma anche per raccontare le continue violazione dei diritti umani che il governo cinese mette in atto quotidianamente. A realizzarla è stata Amnesty International che, con la collaborazione del Coni e la Commissione nazionale Atleti, ne ha consegnato una copia a tutti gli atleti italiani che parteciperanno alle Olimpiadi.
''Vogliamo che gli atleti in partenza per Pechino siano 'viaggiatori consapevoli' e conoscano il paese in cui si stanno recando per prendere parte alle Olimpiadi sotto ogni punto di vista' – ha affermato Paolo Pobbiati, presidente della Sezione Italiana di Amnesty – Vogliamo che gli atleti sappiano che la Cina presenta ancora oggi gravi problemi nel campo dei diritti umani e che la promessa di migliorare la situazione dei diritti umani in cambio dell'assegnazione dei Giochi olimpici di quest'anno, fatta nel 2001 dal Comitato promotore di Pechino 2008 di fronte al Comitato olimpico internazionale, è rimasta largamente disattesa''.

Ecco allora che oltre ad indicare i siti storicamente e culturalmente interessanti, la mappa di Amnesty (1, 2, 3) evidenzia anche i luoghi noti per i diritti umani. Si và così dalle sede centrale del Quotidiano del Popolo e della Televisione centrale cinese, che rappresenta la censura che le autorità cinesi impongono alla libertà di stampa, alla sede della Corte suprema, simbolo di un sistema giudiziario controllato dalla politica. Passando per la nota piazza Tiananmen, teatro nel giugno del 1989 della violenta repressione della manifestazione degli studenti cinesi.
Ma a colpire più di tutto è il grafico di uno stadio olimpico. Raffigurato nel retro della mappa, snocciola le cifre sui condannati a morte nel Paese: ufficialmente 1010 condanne eseguite nel 2006, ma secondo dati non ufficiali sarebbero tra 7.500 e le 8000. Accanto i nomi e le foto di cinque giovani cinesi condannati per aver chiesto di organizzare una manifestazione o per aver inviato una e-mail negli Stati Uniti citando una direttiva delle autorità di Pechino che ordinava ai mezzi di comunicazione di dare poca rilevanza alll'anniversario della Tienanmen.
E l'impegno di Amnesty non si ferma qui. Da novembre 2007, la sezione italiana dell'organizzazione internazionale per i diritti umani è impegnata nella campagna 'Pechino 2008: Olimpiadi e diritti umani in Cina'. Pena di morte, libertà di espressione, difesa dei diritti umani e riforma del codice penale cinese, i quattro punti fondamentali di questa iniziativa che ha percorso tutto lo Stivale e che ha portato alla raccolta decine di migliaia di firme. ''Vorremo consegnare il materiale raccolto all'ambasciatore cinese a Roma – ha spiegato Pobbiati – ma ci sono giunte sempre risposte vaghe e finora non abbiamo potuto conseganre nulla''.
''Abbiamo raccolto in quattro mesi circa 70 mila adesioni – ha affermato Aldo Forbice, giornalista e conduttore di 'Zapping' e promotore della campagna per il rispetto dei diritti umani in Cina – e abbiamo incontrato qualche resistenza durante questa campagna, forse perché ogni settore del nostro Paese ha qualche interesse con la Cina e non vuole rischiare ed avere difficoltà, per esempio con i visti d'ingresso''.

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