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Progetto di centrale a biomasse a Castiglion Fiorentino

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Progetto di centrale a biomasse a Castiglion Fiorentino

AREZZO – «Il WWF e la LIPU hanno accolto con favore alcune affermazioni del Sindaco di Castiglion Fiorentino relativamente all’accordo per la riconversione dell’ex-zuccherificio SADAM in una centrale energetica a biomasse:
– tutto dovrà basarsi su una filiera di produzione locale, con materiali da reperirsi entro un raggio di 70 km

– non potranno essere utilizzati materiali ‘diversi’
– in caso di minore disponibilità di materia prima, la produzione energetica sarà abbassata e non saranno cercate materie prime altrove
– tutto il progetto dovrà essere sottoposto ad accurata valutazione di impatto ambientale e sanitario
Questo dovrebbe eliminare (e avremo cura di rimarcarlo anche in futuro) le devastanti possibilità di un impianto alimentato anche a combustibile derivato da rifiuti (CDR) oppure di un impianto ‘ecosostenibile’ che in realtà poi brucia materie prime vegetali (oli) provenienti da paesi del terzo mondo, partecipando alla scomparsa delle ultime foreste tropicali e con costi ambientali assurdi dovuti al trasporto dei materiali.
Tutto questo però non basta.
Il dimezzamento della produzione energetica inizialmente prevista (da 50 a 25 megawatt) conferma la fondatezza delle critiche iniziali al progetto e non ne assicura di per sé la sostenibilità locale. Infatti, escludendo l’utilizzo di biomasse d’importazione estera (la metà del fabbisogno della prevista centrale da 50 MW), per una centrale da 25 MW occorrerà comunque reperire localmente una quantità di materiale uguale a quella prevista in precedenza.

In pratica, per la Val di Chiana non cambia niente!<7b>
Non ci risulta, infatti, che vi sia un adeguato studio di fattibilità, che in particolare assicuri che le materie prime vegetali per alimentare una centrale di queste dimensioni siano davvero ottenibili in loco senza determinare gravi danni ambientali. La produzione di energia con le biomasse è, infatti, un metodo ‘ecosostenibile’ se tale produzione viene commisurata sulla disponibilità locale di materie prime derivanti dalle attività in essere e non viceversa. Se per alimentare la centrale arbitrariamente fissata sulla ambiziosa soglia dei 25 megawatt dovranno essere sconvolti gli equilibri agroambientali locali, quale sarà l’ecosostenibilità del progetto?
Se dovranno essere modificate le tradizioni agricole locali a vantaggio di monocolture spesso altamente bisognose di acqua, sarà davvero un vantaggio per l’ambiente e la comunità locale?
Se dovranno essere aumentati i ritmi di taglio forestale, dove sarà reperita la materia prima? In Valdichiana no di certo perché i boschi non ci sono; in Casentino forse, aumentando quindi il traffico veicolare pesante sul quel fondovalle già pesantemente martoriato, con buona pace della eco-sostenibilità.
L’obiettivo di produrre 25 megawatt, sia pur ampiamente ridimensionato rispetto agli addirittura 50 megawatt iniziali, è molto altisonante ma altrettanto pericoloso e attualmente, assolutamente non sostenuto da dati e fatti concreti.

Il WWF e la LIPU chiedono pertanto, che prima si effettui uno studio sulla sostenibilità e la dimensione della filiera locale che dovrà supportare l’impianto e solo sulla base di questo si dimensioni l’impianto stesso. Siamo sicuri che a quel punto i megawatt scenderanno ancora. Solo così potremo avere un impianto sostenibile.

Si rimarca inoltre l’importanza di un adeguato ed efficace piano di salvaguardia e ulteriore miglioramento ambientale della zona umida interna all’area dell’ex-zuccherificio, che ricopre una rilevante importanza per gli uccelli migratori in questa porzione di toscana, aspetto che ci pare non sia stato colto.
Un conto è gestire un ecosistema delicato e necessario di ogni riguardo per salvaguardare la presenza della fauna selvatica che ha bisogno di un ecosistema protetto, naturale e con basso disturbo antropico, ed un altro sono i propositi che ci pare di cogliere, di voler trasformare le vasche in un laghetto per papere all'interno di un'area verde ordinata e curata, molto più simile ad un parco divertimenti che ad un'area di conservazione naturalistica.»