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Sabato prossimo la giornata del donatore

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Sabato prossimo la giornata del donatore

E’ stata organizzata per la giornata di sabato 25 Ottobre la celebrazione del 76esimo anno di attività della sezione cittadina dell’Associazione dei donatori di sangue (A.V.I.S.) la quale, nonostante l’età, gode di ottima salute.
Approfittando dell’occasione dell’approssimarsi della festa abbiamo sentito Adelmo Agnolucci presidente della sezione aretina

Presidente Agnolucci cominciamo dalla giornata di sabato prossimo.
Sono certo che sarà una bellissima giornata di festa per tutti i donatori. Anche se lunga e piena di impegni. Cominciamo fin dalla mattina durante la quale, in Piazza San Jacopo i nostri volontari illustreranno alla cittadinanza l’attività dell’Associazione e svolgeranno attività di proselitismo. Nel corso della stessa mattinata ci verrà anche a trovare la filarmonica “Guido Monaco” che eseguirà alcuni brani. Nel primo pomeriggio poi raggiungeremo Palazzo Cavallo dove incontreremo sia le autorità locali sia molti amici dell’Associazione che verranno da realtà più o meno lontane e dove circa 300 dei nostri donatori riceveranno le premiazioni relative al numero di donazioni effettuate. Successivamente saremo in Cattedrale per assistere alla Santa Messa le cui parti cantate saranno interpretate dalla vocale “Vox Cordis” e quindi termineremo con una cena conviviale presso un noto locale della zona.

Parlando di aspetti più istituzionali. Come è la situazione della donazione di sangue ad Arezzo?
Nonostante degli alti e bassi che si stanno registrando sia a livello regionale sia a quello nazionale devo dire che Arezzo rappresenta un’isola felice nel panorama della donazione di sangue in quanto la nostra sezione è ormai da alcuni anni in continua crescita. E tale trend riguarda sia il numero dei soci sia quello delle donazioni che si spera essere, al termine del 2008, di più di 3000 unità. Ed anche se questa cifra solo due anni fa poteva sembrare un sogno tra un paio di mesi potrebbe rappresentare uno splendido fiore all’occhiello per la nostra comunità.

Ma se un paziente è ricoverato al San Donato può contare sulla certezza della terapia trasfusionale?
La cosa non è neppure da mettere in discussione. Pensi che AVIS Arezzo ha abbattuto il tetto delle 2000 donazioni solo nel 2005 ed ancora non molti anni prima registrava 1300 – 1400 donazioni su base annua. Ed i vari operatori del settore erano comunque soddisfatti di tali numeri in quanto costituivano un grosso contributo alla sanità aretina. Le cifre donazionali di cui parliamo oggi sono forse più di quanto necessiti in realtà ai vari nosocomi della nostra provincia tant’è che oggi più di ieri possiamo portare il nostro contributo anche all’autosufficienza di sangue ed emoderivati di tutta la Toscana. D’altro canto però i nostri concittadini si devono rivolgere sovente, ahi loro, ai policlinici ed alle aziende ospedaliere di Firenze, Siena e Pisa per tutta una serie di interventi. Che guarda caso sono altrettanto sovente quei medesimi interventi che richiedono un quantitativo maggiore di sangue. Ed in fondo trovo che sia anche giusto e doveroso che gli aretini apportino il loro contributo alle banche sangue di questi grandi ospedali.

Guardando alla bella realtà della AVIS aretina di che cosa è maggiormente soddisfatto?
Io tra pochi giorni presenzierò alla mia ultima festa del donatore in qualità di presidente poiché dopo quasi trent’anni alla guida dell’Associazione una serie di nuove disposizioni di legge non mi permetterà di essere rieletto in questa veste nel prossimo Febbraio. Quando fui eletto il mondo del volontariato del sangue, nonostante avesse alle sue spalle già cinquant’anni di vita e tanti riconoscimenti era un poco ghettizzato dentro le grandi industrie dove era nato e cresciuto ed era limitato ad un’attività solidaristica tra colleghi di lavoro. Io stesso vengo da un’esperienza del genere. Durante tutti questi anni ho avuto la fortuna di collaborare con una serie di persone che, in maniera assolutamente disinteressata, hanno promosso il bene dell’Associazione e l’affermazione della cultura della donazione a tutti i livelli. Oggi tra i nostri donatori potete trovare operai, impiegati, studenti, manager, professionisti ed ancora persone di religioni, opinioni politiche o razze differenti. Essi si associano perché credono nella bontà, nell’importanza del dono del sangue e si rendono conto della semplicità e nella concretezza del gesto. Ecco, la mia più grande soddisfazione è sicuramente rappresentata dal fatto che la crescita esponenziale dei donatori a cui assistiamo è legata ad una crescita culturale dell’intera popolazione (che si rende conto che la necessità di sangue è una necessità quotidiana) e non solo di un gruppo di persone nel momento del bisogno.

E quale è invece la sua maggiore preoccupazione?
Solitamente quando le cose vanno male ci si augura che queste vadano meglio e quando le cose vanno bene ognuno di noi lavora per migliorarle ancora. In tutta onestà sono tante, forse troppe, le piccole cose a cui l’Associazione lavora quotidianamente e che sarebbero da migliorare anche se nel suo complesso ritengo meritino un voto più che sufficienti. Mi viene da pensare all’attività istituzionale del proselitismo, al miglioramento dei rapporti tra i donatori, l’Associazione ed il Centro Trasfusionale, a tutta una serie di nuove tecnologie che necessitano all’Associazione per stare al passo con la realtà che la circonda e chi più ne ha più ne metta. Penso però che l’aspetto che mi sta maggiormente a cuore, e questo indipendentemente dai risultati raggiunti, è sempre e solo l’incremento dei donatori e delle donazioni. In primis perché un dirigente associativo si deve preoccupare di non far mai mancare la materia prima alle banche del sangue e poi perché abbiamo già visto che la richiesta di sangue cresce a ritmi ben maggiori di quanto non sia in grado di crescere la raccolta. Tutto ciò perché, aggiungerei per fortuna, la ricerca medica e quella farmaceutica migliorano costantemente così che certi interventi che alcuni anni fa non erano neppure pensabili oggi sono effettuati in diversi centri così come certe cure oggi sono potenzialmente possibili ma non sono praticabili se perseguite in assenza di adeguate terapie trasfusionali parallele. Ecco, mi piacerebbe che a fianco della crescita culturale di cui parlavo sopra si manifestasse una maggiore consapevolezza nella cittadinanza, ma anche nei donatori, che le donazioni che vengono raccolte non servono solo nei casi di incidenti o nei casi di trapianto multiplo che tanto fanno notizia dalle pagine dei giornali. Ma che le donazioni sono fondamentali tutti i giorni per i chemioterapici, i portatori di anemia mediterranea, gli altri anemici, i portatori di malattie più o meno note del sangue, i dializzati e per tutta una serie di persone che assumono farmaci derivati dal sangue.