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Un Vasari discusso…. come Maradona

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Un Vasari discusso…. come Maradona

AREZZO – Vasari come Maradona? “…..può essere discutibile ma è un grande architetto. Ha saputo vedere spazi là dove gli altri non li sapevano vedere”. Ha esordito così Paola Refice – storico dell’arte, direttore e coordinatore della Soprintendenza per i Beni APPSAE – durante il suo intervento al convegno di Arezzo (Palazzo della Provincia 28-30 marzo sul tema Restaurare il mai restaurato), ricordando una affermazione di Pasquale Squitieri parlando di Maradona.
E’ uno degli aspetti emersi in questi giorni dai lavori: un Vasari poco “considerato” come artista pittorico tanto che la Pala Albergotti è arrivata ai nostri giorni senza mai essere stata toccata non per volontà dei conservatori ma per la poca attenzione dimostrata nei confronti delle sue opere.
Sono stati molti gli interventi che hanno ricordato le tante opere del Vasari che necessitano di nuovi interventi : come ha ricordato il Soprintendente Cristina Acidini riferendosi all’Ultima Cena conservata in Santa Croce a Firenze; Isabella Droandi di RICERCA nel presentare la Pala Albergotti; Mario A. Lolli Ghetti, Direttore regionale beni culturali della Toscana.
Da Arezzo vengono lanciate così le linee programmatiche per le celebrazioni del cinquecentenario dalla nascita di Vasari. Un Vasari non solo autore delle Vite, non solo grande architetto ma un artista che seppe valorizzare la pittura e una prassi artigianale di decorazione di spazi definiti.

Eseguita dal Vasari per il fiorentino Filippo Salviati intorno al 1567, la Pala – olio su tavola di 5 metri per 4 con una cornice monumentale intagliata, dorata e dipinta – è composta da una grande tavola centrale che raffigura l'Assunzione e l'incoronazione della Vergine; due tavole laterali con i Santi Donato e Francesco; e otto tavolette poligonali della centina che raffigurano le Sante.In seguito fu acquistata per 200 scudi dal giurista aretino Nerozzo Albergotti per la sua cappella di famiglia nella Pieve di Santa Maria ad Arezzo, dove vi rimase fino al 1865, quando venne spostata in Badia durante il radicale restauro della Pieve.
Il convegno è organizzato dalla Provincia di Arezzo e dalla Confartigianato, in collaborazione con la Regione Toscana, Comune di Arezzo, Soprintendenza per i Beni APPSAE di Arezzo, Curia Vescovile di Arezzo, Facoltà di Lettere e Filosofia di Arezzo, Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura di Arezzo, e reso possibile grazie anche al contributo di Banca Etruria che ha una tradizione consolidata in interventi di sponsorizzazione dall’elevata valenza artistica e culturale.