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Una crisi globale in un contesto nazionale e locale difficile

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Una crisi globale in un contesto nazionale e locale difficile

“Crisi di carta”? Secondo CNA si va ben oltre: “la crisi finanziaria – afferma il Direttore Giuseppe Ginepri – rischia di sfilacciare il tessuto produttivo del paese e di colpire quindi l’economia reale, quella fatta di prodotti e di servizi, di imprese e di posti di lavoro”.
Il timore degli operatori è che le banche stringano i cordoni della borsa, a danno soprattutto delle piccole e medie imprese, spina dorsale della nostra economia.
“Il rischio – sottolinea Ginepri – è che gli istituti di credito, in mancanza di liquidità, mettano a freno i clienti, provocando il congelamento degli investimenti, più difficili da ottenere e di conseguenza più costosi. E’ così che la crisi finanziaria può infettare l’economia reale. Togliere ossigeno alle imprese significa veder accantonati molti investimenti già messi in cantiere, con l’inevitabile contrazione dell’attività economica”.
Uno dei settori a rischio è l’edilizia – legato alla possibilità per imprese e famiglie di ottenere mutui a tassi convenienti – e di conseguenza gli effetti si faranno sentire pure sull’indotto.
La tempesta finanziaria ha fatto scattare, in forma più o meno congiunta, la reazione dei Governi ma le azioni per evitare la paralisi del credito si inseriscono, in Italia, in un contesto già difficile prima della tempesta finanziaria.
“Il Paese – ricorda Ginepri – è già da tempo alle prese con problemi di crescita più bassa rispetto agli altri paesi europei, con problemi strutturali che pesano sulle nostre prospettive economiche e che inducono i meno ottimisti a prevedere una fase di non crescita per tutto il 2009. Basta guardare i dati sulla produzione industriale di agosto diffusi dall’Istat che registrano un – 5.3% rispetto allo stesso periodo del 2007; in questo momento solo il calo del prezzo del petrolio regala un po’ di ossigeno all’economia, ma ci vuole ben altro per far ripartire la produzione”.
CNA indica alcune strade: “ci vuole il coraggio di ridurre la pressione fiscale e contributiva, (oltre alla diminuzione dell’IRPEF si deve ridurre l’IRES e abbattere sostanziosamente l’IRAP) e quindi puntare sul rilancio degli investimenti pubblici in infrastrutture materiali e immateriali, per sostenere il Pil e aumentare la competitività. Senza contare che la crescita necessita di più concorrenza e liberalizzazioni nei servizi pubblici locali e nell’energia”.
Quanto all’economia aretina, gli effetti della crisi sono pesanti visto che in Italia occupiamo l’ottavo posto tra le province con maggior propensione all’export.
“La centralità del settore orafo e di altri comparti manifatturieri impegnati nell’area del dollaro – evidenzia il Direttore di CNA – rende il nostro tessuto economico particolarmente esposto alla crisi internazionale e i dati resi noti dalla Camera di Commercio lo testimoniano: nell’ultimo semestre si è registrato un calo di oltre il 23% nell’esportazione dell’oreficeria aretina, con una caduta della domanda USA di oltre il 54%”.
Vie d’uscita non sono facili ma possibili. “Il trauma finanziario – conclude Ginepri – sancisce il fallimento di un’economia basata sulle alchimie e sulle speculazioni finanziarie e riporta al centro il valore dell’impresa e dei beni tangibili, la forza reale e concreta di un sistema manifatturiero legato alla qualità del prodotto e non alla finanza che caratterizza l’economia italiana e quella aretina in particolare. Abbiamo il vantaggio di contare su un tessuto di piccole e medie imprese flessibili e con una forte capacità di adattamento e su un sistema bancario, specie a livello locale, non infettato dai titoli tossici e con cui le imprese hanno rapporti consolidati. La dimensione della crisi ha evidenziato poi la necessità di un profondo ripensamento delle regole e dei controlli dei mercati, basato su comportamenti etici e su criteri di trasparenza mai come in questi ultimi mesi disattesi e violati”.