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Una tavola rotonda sulle cure palliative in Casentino

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Una tavola rotonda sulle cure palliative in Casentino

AREZZO – Il prossimo 5 di Aprile a partire dalle ore 9.00 si terrà, presso il Convento delle Suore Domenicane di Pratovecchio, una tavola rotonda organizzata dal Gruppo di Cure Palliative del Casentino, come giornata conclusiva del Corso di formazione per volontari in cure palliative. ” BASTA ESSERE BUONI PER FARE BENE LE CURE PALLIATIVE?” è il titolo della appuntamento del 5 di Aprile in cui medici palliativisti, volontari, partecipanti al corso e psicologi faranno il punto sul percorso appena concluso e sui suoi risultati, nonché sul significato dell’assistenza a persone il cui tempo si è fatto breve.
L’iniziativa, che il nuovo Gruppo ha predisposto anche grazie al sostegno dell’AUSER e del suo presidente Fulvio Dini, è stata completamente finanziata Banca Etruria sede centrale di Arezzo, dall’URCA Provinciale e Regionale di Arezzo e dalla Fondazione Giuseppe e Adele Baracchi di Bibbiena.
Il Corso ha avuto lo specifico compito di provvedere alla formazione di base di volontari che potranno affiancare l’equipe nell’assistenza a domicilio, nella convinzione che, oltre ad acquisire le nozioni di base per diventare volontario “formato” nell’assistenza psicologica, sociale e spirituale alla persona malata in fase avanzata e ai suoi familiari, sia fondamentale comprendere il valore della reciprocità che è insito nell’essere volontario.
“L’attenzione e la comprensione delle criticità che si evidenziano nel prendersi cura della persona malata alla fine della vita, spesso ci costringono – o ci invitano – a fare i conti con la propria finitezza e danno nuova luce o un nuovo significato alla vita che stiamo vivendo” commenta la cordinatrice del gruppo di cure palliative Dottoressa Antonella Mencucci.
Il Corso di Formazione, iniziato il 31 Gennaio scorso, si è strutturato in incontri settimanali di due ore e ha visto la partecipazione di ben 51 iscritti. Le tematiche del corso hanno spaziato dalle cure palliative: malattie che portano alla terminalità, storia, epidemiologia, comunicazione, all’equipe, al ruolo, ai servizi, gli hospice, gli ospedali di comunità, il domicilio. Dall’approccio filosofico alla morte nella storia, all’aspetto antropologico ai mass-media; dal malato terminale in ospedale e al paziente a domicilio; dall’assistenza infermieristica all’impegno del volontariato per giungere all’etica di fine vita, alla comunicazione, alla figura spirituale nella morte e nel morire.
“In Italia la cultura delle cure palliative è carente e su di essa aleggia un’ombra di fraintendimenti e pregiudizi. Il nostro obiettivo è quindi, non è solo di aiutare concretamente, con tutte le risorse, i pazienti affetti da malattie irreversibili e alla fine della vita, ma anche di promuovere la cultura delle Cure Palliative, che oltre a fornire la giusta preparazione ai professionisti del settore, mira anche e soprattutto a sensibilizzare la società civile sull’importanza di dare valore alla vita delle persone che sono in procinto di perderla. La comprensibile paura che accompagna queste tematiche sono gli ostacoli da abbattere al fine di reclutare sempre più consensi per tendere una mano a chi ne ha bisogno” commenta ancora la dottoressa Mencucci.
Il progetto delle Cure Palliative in Casentino, che per tre anni consecutivi è stato reso possibile grazie a finanziamenti regionali specifici per le zone montane, è stato confermato e quindi consolidato recentemente dall’Azienda Usl8. Le cure palliative possono essere definite come "il trattamento del paziente affetto da patologie evolutive ed irreversibili, attraverso il controllo dei suoi sintomi e delle alterazioni psicofisiche, più della patologia che ne è la causa". Lo scopo principale delle cure palliative è quello di migliorare anzitutto la qualità di vita piuttosto che la sopravvivenza. E questo deriva dalla presa di coscienza che esistono due valori intoccabile che si definiscono come “qualità della vita” e “qualità della morte”. La nascita di una Medicina Palliativa rappresenta il desiderio di introdurre anche, nelle ultime fasi delle malattie inguaribili, questi due concetti. Una medicina nuova, quindi, incentrata sulla persona ammalata e non sulla malattia, sul controllo dei sintomi fisici e psico-emozionali quando non è possibile controllare l’evoluzione della patologia, una medicina del “prendersi cura” quando diviene inadeguata ed impotente la medicina del curare.
In Casentino si stimano circa 100 decessi per tumore/anno/35.000 abitanti.
Le Cure palliative in Casentino si inseriscono nel progetto ADI, Assistenza Domiciliare Integrata. Il servizio è distribuito sulle 24ore, dal lunedì alla domenica. E’ composto da 14 infermieri, una caposala, un medico e uno psicologo. Il progetto casentinese si è attivato nel 2° semestre del 2004 ed ha seguito 8 pazienti, 15 i pazienti assistiti nel 2005, 38 nel 2006 e nei primi due mesi del 2007 sono stati seguiti 12 pazienti.
L’accesso è garantito tramite il PUA, Punto Unico di Accesso del Distretto (via della Colombaia, Bibbiena). La segnalazione può essere effettuata dal medico di famiglia , da quello ospedaliero, dall’assistente sociale ma anche direttamente da un familiare o dalla persona interessata.
Il progetto assistenziale sarà elaborato in collaborazione con la famiglia e prevede una valutazione multidimensionale attraverso l’unità composta da Medici di famiglia, medico referente del distretto, caposala o infermiere, assistente sociale, terapista della riabilitazione, specialisti.
Nel 2006 sono stati assistiti in Casentino, 38 pazienti domiciliari (un + 55,26% rispetto al 2005) con una durata media della assistenza di 55 giorni. Per tale attività sono state effettuati più di 87 accessi medici e circa 580 accessi infermieristici.
La medicina delle cure palliative è e rimane, dunque, un servizio alla salute. Non dunque una medicina per morente e per aiutare a morire, ma una medicina per l’uomo che rimane un vivente fino alla morte.
Gli ostacoli principali per la zona Casentino sono dovuti, secondo l’esperienza degli operatori, “ad uno staff inadeguato, alla mancanza di formazione del personale sanitario e alla richiesta tardiva ad intervenire”.
Da qui la recente costituzione, all’interno dell’associazione AUSER, di un gruppo di volontari, il Gruppo di cure palliative del Casentino, avente lo scopo di potenziare il servizio già esistente dispensato dalla A.S.L., attraverso la ricerca di fondi da utilizzare per la formazione del personale, per la compera di presidi da mettere a disposizione dei nostri malati, nonché per la messa a disposizione di ore di altre figure utili nell’assistenza al malato in cure palliative, quali badanti formate o fisioterapista.