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Una voce per i negozi aretini della moda

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AREZZO – Anche i negozi aretini della moda hanno il loro sindacato. È stata costituita infatti in seno alla Confcommercio di Arezzo la sezione provinciale di Federabbigliamento, l’associazione di categoria che rappresenta gli oltre 700 dettaglianti di abbigliamento e articoli sportivi del territorio.

Il consiglio direttivo del nuovo organismo, composto da Alessandro Amedei, Nicola Bobini, Giulio Cardeti, Nicola Frappi, Gianfranco Lombezzi, Paolo Ricci e Mirella Terziani, è guidato dal sangiovannese Paolo Mantovani, 45 anni, una figura non nuova agli impegni sindacali. Attivo da molti anni nel consiglio direttivo provinciale di Confcommercio, è stato presidente della Delegazione di San Giovanni Valdarno e, a livello nazionale, è membro della Camera Italiana dei Buyer della moda.

“I negozi al dettaglio di abbigliamento rappresentano una grossa fetta di fatturato nell’intero comparto del commercio” dice Paolo Mantovani, “era quindi giusto che ci fosse una voce unica a rappresentarne le istanze”.

Sposato e padre di tre figli, il neopresidente di Federabbigliamento Arezzo è titolare insieme ai fratelli di alcuni punti vendita a San Giovanni Valdarno e a Castiglione della Pescaia, volto moderno di un’azienda che non conosce crisi generazionali: fondata nel 1955 dal nonno, portata avanti dal padre e dallo zio e ora tramandata ai figli.

“Il sistema distributivo legato all’abbigliamento è molto cambiato negli ultimi anni” spiega Mantovani “si sono formati due macrogruppi: da una parte le catene della grande distribuzione, dall’altra i negozi tradizionali, dove il servizio è su misura per ogni cliente. La competizione ormai non si gioca tanto sulla qualità del prodotto quanto piuttosto sul campo dei servizi aggiuntivi alla vendita”.

Da qui, la necessità per i dettaglianti della moda di puntare sulla professionalità anche per uscire dalla crisi. “È innegabile che le contrazione dei consumi si faccia sentire” dice Mantovani “nel 2007 in media ogni aretino ha speso per vestirsi 1.195 euro: 931 euro per l’abbigliamento e 264 euro per le calzature. Cifre che quest’anno, secondo le stime previsionali di Confcommercio, sono destinate a salire solo di pochi euro per raggiungere un totale di 1.221. Del resto, con il grosso del budget destinato a casa, bollette e tasse, è chiaro che le famiglie cerchino di contenere le spese non necessarie. Ma la crisi deve agire da stimolo per i negozianti. L’imperativo è distinguere il proprio punto vendita con idee e collezioni nuove”.

Tra i primi impegni del neonato sindacato, Mantovani mette il richiamo al rispetto delle regole. “C’è ancora troppa confusione su saldi, svendite, liquidazioni ed è bene mettere al bando i soliti furbi, nel rispetto dei consumatori e di chi lavora seriamente. Per quanto riguarda i saldi, puntiamo poi ad ottenere una data di partenza unificata a livello interregionale, per evitare la concorrenza sleale in zone di confine come la nostra provincia”. C’è poi da lavorare sul fronte della formazione: “i ruoli che un commerciante deve rivestire sono molti e molto diversi fra loro” sottolinea il presidente “dalla gestione finanziaria dell’impresa all’allestimento della vetrina passando per i rapporti con clienti e personale. Non è semplice essere capace in tutto, per questo c’è bisogno di un aggiornamento continuo”.