Home Cronaca Appalti truccati, bufera sui Mastella

Appalti truccati, bufera sui Mastella

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NAPOLI – Sessantatre indagati tra politici, dirigenti della Pubblica Amministrazione, professionisti e imprenditori campani, di cui 25 colpiti da misure cautelari personali. E' questo il bilancio di un'indagine condotta dalla Procura di Napoli. I carabinieri del comando provinciale di Caserta e la Guardia di Finanza del comando provinciale di Napoli hanno eseguito i provvedimenti emessi dal gip presso il tribunale di Napoli: una ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari, 18 divieti di dimora e 6 misure interdittive del divieto di esercitare l'impresa e la professione.

Tra gli indagati della Procura di Napoli ci sono anche l'europarlamentare e capo dell'Udeur Clemente Mastella, la moglie, Sandra Lonardo, presidente del Consiglio regionale della Campania, e il loro figlio Pellegrino. Indagati anche il consigliere regionale dell'Udeur Nicola Ferraro, già coinvolto in passato in un'altra vicenda giudiziaria, e l'ex presidente della Regione Campania, fino a qualche tempo fa segretario regionale dell'Udeur, Antonio Fantini.

Sandra Lonardo ha ricevuto il divieto di dimora a Napoli mentre il marito Clemente un avviso di chiusura di indagine. 'Lady Mastella' non potrà dimorare oltre che in tutta la Campania, anche in comuni che si trovano in prossimità della regione, tra cui Frosinone e Isernia. Poco prima delle ore 13 Sandra Lonardo ha lasciato la propria abitazione di Ceppaloni per recarsi nella sua casa romana. Intanto Mastella, che ha appreso la notizia mentre era a Strasburgo alla riunione del Parlamento europeo, ha preso il primo volo utile per raggiungere la capitale. Non ha voluto rilasciare dichiarazioni, limitandosi a commentare con i suoi collaboratori che in questo momento vuole "solo stare vicino alla moglie".

Il filone dell'indagine riguarda l'Arpac, l'Agenzia regionale per la protezione ambientale e rappresenta il proseguo di un'inchiesta avviata dalla procura di Santa Maria Capua Vetere, culminata con un'altra raffica di indagati a gennaio dello scorso anno. Proprio a seguito dell'indagine casertana, è nata l'inchiesta della procura di Napoli, investita a gennaio dello scorso anno per ragioni di competenza territoriale.

Gli investigatori avrebbero ricostruito "il funzionamento di un ramificato sistema di potere e di gestione della cosa pubblica: appalti, assunzioni, nomine e sostituzione dei vertici amministrativi locali che, al di là delle rilevanti ricadute -spiegano in Procura- sull'efficienza della pubblica amministrazione, sulla regolarità delle procedure amministrative e sull'impiego corretto del pubblico denaro, si è contraddistinto per improprio utilizzo delle funzioni pubbliche a fini privatistici, con conseguente commistione tra interesse pubblico e interesse personale e/o del partito politico di appartenenza".

Secondo i pm "tale sistema, atteso all'esistenza di un vero e proprio programma criminoso stabilmente condiviso da più persone, sotto il profilo tecnico giuridico è stato ritenuto riconducibile alla fattispecie penale dell'associazione per delinquere. Il sodalizio avrebbe ruotato attorno ad alcuni esponenti di vertice del partito politico e ad alcuni professionisti e imprenditori ad essi collegati". Secondo i pm della Procura napoletana "finalità dell'organizzazione era l'acquisizione di utilità economiche, di incarichi pubblici, di consenso elettorale, di posizioni di comando, attraverso la commissione di delitti che vanno dalla truffa alla concussione, dall'abuso in atti d'ufficio al falso".

Non solo: sarebbero emersi, ma sono in via di ulteriore approfondimento, contatti tra esponenti casertani inquisiti ed esponenti "di livello delle organizzazioni criminali, attraverso il quale i primi miravano ad acquisire consenso elettorale e varie altre utilità, i secondi futuri favori".

Gli inquirenti della Procura napoletana e gli investigatori dei carabinieri e della Guardia di finanza di Napoli hanno esaminato il triennio 2005-2008. Un primo filone investigativo riguarda la gestione dell'Arpac (Agenzia regionale per l'ambiente della Campania), struttura pubblica che dovrebbe garantire ai cittadini campani un efficiente servizio di monitoraggio delle condizioni del territorio e del suo eventuale inquinamento, utile a predisporre i necessari interventi a tutela dell'ambiente. Gli investigatori hanno esaminato numerosi profili della gestione dell'Arpac: nel mirino assunzioni e appalti.

In base alle risultanze investigative sarebbe emerso che "l'effettivo organo decisionale dell'Agenzia non era come per legge il suo direttore generale -spiegano i pm- ma piuttosto i vertici della struttura di partito cui quest'ultimo apparteneva e di cui lo stesso altro non era che mero terminale".

Importante ai fini investigativi è risultato essere il computer in uso alla segretaria del direttore generale dell'ex direttore generale dell'Arpac, Luciano Capobianco. In un file sono stati trovati i nomi di 655 presunti raccomandati. Accanto a quasi tutti i nomi anche chi li avrebbe segnalati al dottor Capobianco. Numerosi i politici che avrebbero segnalato i presunti raccomandati: tra questi l'ex assessore regionale dell'Udeur Nocera, con un centinaio di nomi. Altri, sono anch'essi esponenti o ex appartenenti all'Udeur: tra questi Tommaso Barbato, l'ex presidente della regione Campania Antonio Fantini, lo stesso Clemente Mastella. Ma ci sono anche altri politici autori di segnalazioni.

Articlolo scritto da: Adnkronos/Ign