Home Attualità Arezzo al centro dell’attenzione nella rivista “Medioevo”

Arezzo al centro dell’attenzione nella rivista “Medioevo”

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AREZZO – La rivista “Medioevo” in edicola questo mese dedica un importante dossier alla storia dell’epistola nel medioevo, attribuendo grande spazio alle recenti ricerche della facoltà di Lettere e Filosofia di Arezzo, in particolare di Francesco Stella ed Elisabetta Bartoli, che hanno permesso di scoprire il primo manuale che dà consigli anche su come scrivere le lettere d’amore e il primo modello di lettera del genere del medioevo (XII secolo), attribuita a Guido II dei Conti Guidi del Casentino.
Nel dossier sono molti i riferimenti all’insegnamento nella nostra città dell’ars dictandi, cioè di quella che si può definire la tecnica di composizione di lettere, discorsi, bolle e circolari politiche e amministrative. Si riferisce anche dell’insegnamento della retorica e della Grammatica nello Studium aretino del 1200 e nelle scuole del secolo precedente. Una base, questa, «su cui Arezzo – si legge nella rivista – prepara la germinazione preumanistica che ne farà l’unica città, insieme a Padova, in cui secondo Coluccio Salutati “cominciò a splendere la luce” della nuova cultura». La rivista cita intellettuali come Geri, Goro, Domenico Bandini, grammatici e commentatori dei classici o professori all’università aretina che «crearono, fra il Due e il Trecento, il terreno in cui si formarono illustri personalità dell’Umanesimo toscano come saranno, oltre a Francesco Petrarca, Leonardo Bruni, Poggio Bracciolini, Gregorio e Carlo Marsuppini, Giovanni Tortelli, Francesco e Bernardo Accolti, Giorgio Vasari. Fra essi quel Geri di Arezzo, citato da Petrarca, che all’inizio del Trecento segnò il passaggio dall’ars dictandi medievale all’epistolografia umanistica».
Un’altra ricerca di un docente della facoltà aretina, Antonio Caleca, viene citata in un articolo della rivista dedicato a Ristoro d’Arezzo, che «forse – si legge – se non fosse stato tra gli sconfitti di Campaldino, oggi sarebbe il padre della lingua italiana moderna».