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Benedetto XVI: ‘Verrò fra voi come pellegrino di pace’

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CITTA' DEL VATICANO – Nessun viaggio di un Papa è considerato davvero semplice alla vigilia: e tanto meno poteva esserlo questo di Benedetto XVI in Medio Oriente che dall'8 al 15 maggio si svilupperà fra Giordania, Israele e Territori Palestinesi. I motivi politici e le tensioni dell'area si sovrappongono di continuo con le ragioni spirituali e di dialogo interreligioso della visita.

E' di queste ore la diffusione del rapporto delle Nazioni Unite sul violento conflitto che si è svolto qualche mese fa nella Striscia di Gaza nel quale si accusa Israele di avere colpito deliberatamente i civili. Rapporto falso e tendenzioso hanno risposto le autorità israeliane. E proprio la battaglia di Gaza era considerata dalla comunità cristiana locale, naturalmente quasi tutta palestinese, un motivo che avrebbe dovuto indurre il Papa a non andare in Terra Santa.

Il rischio, secondo molti cristiani, è che il viaggio sia incentrato tutto sui rapporti fra Santa Sede e Israele anche per via del possibile raggiungimento di un accordo su esenzioni fiscali e statuto giudico delle proprietà della Chiesa in Israele. In tal modo le comunità cristiane, i problemi della popolazione palestinese, finirebbero in secondo piano. Ma la diplomazia vaticana ha lavorato in questi mesi per affinare un percorso che porti il Papa anche a Betlemme, in un campo profughi palestinese, a Nazareth. E poi ci sarà la visita alla Spianata delle moschee, gli incontri con leader religiosi islamici ed ebrei, senza contare i colloqui con i rappresentanti delle altre confessioni cristiane così importanti nella storia e nella tradizione di Gerusalemme.

Ma non va nemmeno dimenticato che la prima tappa sarà in Giordania, paese musulmano moderato, possibile ponte – grazie alla guida accorta di re Abdallah – fra Islam e Occidente. In Giordana per altro lo sguardo del Pontefice si allargherà all'Iraq, a quell'altro settore del Medio Oriente che ha subito negli ultimi vent'anni le conseguenze di due guerre e di una sequela tragica di attentati e violenze di ogni tipo.

Quindi il Papa incontrerà una rappresentanza autorevole della Chiesa caldea irachena che cerca di far sopravvivere la presenza cristiane nel Paese della Mesopotamia e ha proposto un sinodo di tutte le chiese del Medio Oriente per affrontare i problemi della regione. Più in generale il tema della fuga dei cristiani dall'area mediorientale sarà fra quelli più importanti che Benedetto XVI dovrà mettere sul tappeto in questo suo viaggio.

A ben guardare tuttavia sono le guerre che continuano a segnare le vicende della regione, e i muri – come quello che divide israeliani e palestinesi – che definiscono sofferenze e frontiere. Benedetto XVI allora dovrà provare a dare un messaggio profetico alle popolazioni che incontrerà: nel segno del Vangelo e di una politica che torni al servizio della pace e della convivenza. Se questo è il contesto la visita allo Yad Vashem – al Sacrario dell'Olocausto ma non al museo dove si trova la controversa didascalia sotto la foto di Pio XII – è una tappa importante della visita anche alla luce delle gravi polemiche dei mesi scorsi con le comunità ebraiche di mezzo mondo, ma il cuore del viaggio del Papa non potrà essere che la condizione storica e reale delle persone che incontrerà.

Per questo nel Messale delle celebrazioni liturgiche è contenuta anche una preghiera per i bambini rimasti orfani o uccisi di Gaza. Per questo, ancora, l'abbraccio con un uomo di pace espressione però delle volontà ferma di Israele di non lasciarsi piegare come Shimon Peres, è particolarmente importante. In tale prospettiva le parole pronunciate dal Papa all'udienza generale di mercoledì quando ha rivolto un messaggio a israeliani e palestinesi acquistano maggiore significato: ''Attendo con impazienza di essere con voi e di condividere con voi le vostre aspirazioni e le speranze, ma anche il vostro dolore e le vostre lotte. Io verrò fra voi come pellegrino di pace''.

''Vi chiedo di unirvi a me – ha aggiunto il Papa – nella preghiera perché la visita porti molto frutto per la vita spirituale e civile di tutti coloro che vivono in Terra Santa. Possiamo tutti lodare Dio per la sua bontà. Possiamo tutti essere uomini della speranza. Possiamo tutti essere risoluti nel nostro desiderio e nei nostri sforzi per la pace''. A sua volta il direttore della Sala stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi, presentando il viaggio non ha nascosto anche le difficoltà della visita che avviene a poca distanza dal conflitto nella Striscia di Gaza e mentre in Israele è avvenuto un importante cambio della guardia al governo, senza contare le tensioni con l'Iran e la nuova politica americana dell'amministrazione Obama.

Guardando a tutto questo padre Lombardi ha osservato: ''E' un complesso di situazioni in movimento e anche di tensioni, in cui il viaggio del Papa si presenta come un atto di speranza e di fiducia di poter dare un contributo per la pace e per la riconciliazione. Mi sembra un atto anche decisamente coraggioso ed una bella testimonianza di impegno per portare messaggi di pace e di riconciliazione anche in situazioni non facili''. ''Nella sua visita al memoriale dello Yad Vashem – spiegava ancora padre Lombardi descrivendo alcuni particolari della visita – Benedetto XVI ascolterà anche la testimonianza di 6 sopravvissuti all'Olocausto. Nella tappa a Betlemme del 13 maggio è inserito un incontro con una delegazione di palestinesi di Gaza e della West Bank''. E' previsto inoltre che il Pontefice lasci un proprio messaggio nel Muro del Pianto a Gerusalemme.