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Brasile, Battisti inizia sciopero della fame

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BRASILIA – Cesare Battisti in sciopero della fame. All'indomani del nuovo rinvio deciso dal Tribunale supremo federal in merito alla richiesta di estradizione in Italia dell'ex militante dei Pac, l'ex terrorista ha annunciato il suo rifiuto di mangiare in una lettera trasmessa al presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva – che da domani sarà a Roma per il vertice della Fao – dal senatore Jose Nery. "Io metto la mia vita nelle mani di Sua eccellenza e del popolo brasiliano", si legge nella lettera secondo quanto scrive il sito del quotidiano 'O Globo'.

Commentando con l'ADNKRONOS la notizia della lettera inviata dall'ex terrorista rosso a Lula, il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, ha sottolineato: ''Aspettiamo con serenità il giudizio di un paese amico come il Brasile che certo non può pensare che l'Italia condanni all'ergastolo per più omicidi una persona che non meriti questa sentenza''.

Nel messaggio al presidente brasiliano Battisti sottolinea il suo diritto di essere riconosciuto come rifugiato politico in Brasile. A proposito della mossa dell'ex terrorista, La Russa osserva: ''appartiene al legittimo tentativo di ogni colpevole di evitare la giusta punizione della società''.

Battisti spiega a Lula che lo sciopero della fame è "l'ultimo atto disperato" per impedire la sua estradizione in Italia, dove è stato condannato all'ergastolo in contumacia per quattro omicidi, estradizione che paragona a "una condanna a morte". "Ho sempre lottato per vivere – continua l'ex militante dei Proletari armati per il comunismo nella lettera a Lula – ma se questo significa morire, sono pronto, ma non per mano dei miei persecutori''.

Alla notizia il presidente dell'associazione vittime terrorismo 'Domus Civitas', Bruno Berardi, ha annunciato dall'Italia di aver iniziato uno sciopero della fame e della sete in contrappozione a quello di Battisti per chiedere che il Brasile conceda l'estradizione ''senza se e senza ma''.

Due giorni fa, il Tribunale supremo federal riunito per decidere sull'estradizione ha deciso di aggiornarsi a mercoledì, dopo che quattro giudici hanno votato a favore e quattro contro. Decisivo sarà il pronunciamento del presidente della Corte, Gilmar Mendes, che finora non ha mai votato e che sarebbe orientato a concedere l'estradizione.

E' nella distinzione tra reati "comuni" e reati "politici" che si combatte gran parte della battaglia. Nella memoria presentata dall'avvocato di Battisti, Luis Roberto Barroso, uno dei massimi costituzionalisti brasiliani, si fa appello alla Costituzione del 1988, l'attuale Carta fondamentale dello Stato brasiliano, che prevede espressamente, nella parte dedicata ai "diritti fondamentali" che "uno straniero non può essere estradato per reati politici o di opinione".

Sempre nella memoria difensiva presentata da Barroso, scelto da Battisti proprio nel tentativo di instradare la sua vicenda sul terreno della battaglia giuridica, si parla del "tentativo artificioso dello Stato richiedente (l'Italia, ndr) di isolare i quattro omicidi dal contesto in cui sarebbero stati commessi e dalla relativa sentenza in cui sono stati giudicati, nella quale è contenuto il chiaro riconoscimento della loro natura politica". Questo tentativo, secondo l'avvocato di Battisti, trasforma la richiesta dell'Italia in una "estradizione politica camuffata".

Battisti, condannato in contumacia all'ergastolo per aver commesso quattro omicidi durante gli 'anni di piombo' in Italia, era arrivato in Brasile dopo aver fatto perdere le sue tracce il 22 agosto del 2004, lasciando la Francia, dove, evaso da un carcere italiano, si era rifugiato nel 1980. A localizzarlo in un primo momento in Sud America dopo lunghe ricerche erano stati gli agenti francesi e i carabinieri del Raggruppamento Operativo Speciale. Ma Battisti era riuscito ancora una volta a far perdere le proprie tracce fino al 18 marzo del 2007 quando venne catturato dalla polizia brasiliana e dagli agenti venuti da Parigi.

Articlolo scritto da: Adnkronos/Ign