Home Attualità Cambiano le frequenze: a rischio la visione di Raiuno

Cambiano le frequenze: a rischio la visione di Raiuno

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“Il Ministero delle telecomunicazioni ha deciso di “rimodulare” i canali di trasmissione televisiva della terza banda ed in particolare i canali D, E, F, G – ricorda Ubaldo Manganelli, Presidente installatori e manutentori CNA Arezzo. Lo ho deciso per fare posto all’emittente Europa 7 che ha acquisito diritti su alcune frequenze sulla base di una sentenza del Tribunale europeo. Frequenze che, ovviamente, erano impegnate. Adesso ci dovrà essere una nuova rimodulazione e non sono da escludersi problemi per la ricezione di alcuni segnali Rai, in particolare della prima rete”.
La vicenda trae origine dal mancato trasferimento di Rete Quattro sul satellite: la legge Gasparri con l’apertura dei canali del digitale terrestre ha sancito la non ”posizione dominante” di Mediaset e quindi tutto è rimasto inalterato.
“Oggi è quindi necessario riposizionare le frequenze – afferma Manganelli. Una volta posizionata Europa 7, dovremmo rimodulare in banda Terza i canali D, E, F, G. In questi canali oggi opera la Rai e sarà perciò indispensabile risintonizzare i televisori e in gran parte anche gli amplificatori di antenna se sono filtrati canale per canale. E questo per poter continuare a vedere senza problemi in zone come Arezzo o il Valdarno la rete ammiraglia del servizio pubblico Rai 1. Ad oggi rispetto a questa possibilità sussiste la ferma opposizione di alcune emittenti locali, che si sono dichiarate contrarie allo spostamento di frequenza”
Il quadro è quindi segnato da grandi incertezze. “Da una parte si annunciano eventi tecnologici imminenti come l’apertura in cinque regioni del Digitale Terrestre, dall’altra si naviga nell’incertezza continua – conclude Manganelli. Come CNA Telecomunicazioni auspichiamo chiarezza assoluta. Il cliente finale deve essere messo in condizione di poter ricevere i vari segnali senza dover sostenere spese aggiuntive. Questo è vero per tutti ma lo è di più per le fasce più deboli della popolazione, come ad esempio gli anziani che hanno mediamente impianti più vecchi e limitate risorse economiche”.

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