Home Attualità Capodanno da disoccupati per i precari dell’Ispra da un mese sul tetto

Capodanno da disoccupati per i precari dell’Ispra da un mese sul tetto

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ROMA – Ben 230 ricercatori dell'Ispra 'festeggeranno' il Capodanno da disoccupati. Mancano infatti poco più di 24 ore allo scadere dei contratti dei precari dell'Istituto vigilato dal ministero dell'Ambiente, nato dall'accorpamento di Apat, Icram, Infs e principale ente pubblico di ricerca ambientale. E, l'unica luce in questa vicenda, sembra essere al momento la fiaccolata del 1° gennaio che vedrà sfilare tanti cittadini del quartiere in cui ha sede l'Istituto in segno di solidarietà.
Dopo oltre un mese trascorso sul tetto della sede di Via Casalotti (FOTO), i precari Ispra non hanno infatti ottenuto neppure l'apertura di una trattativa: insomma nulla si è mosso. Il ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo si è limitata a chiedere ai delegati Usi Rdb di scendere dal tetto in attesa di qualche soluzione, ma non ha ancora aperto il dialogo per la soluzione della vertenza in corso. Ed è un fatto che allo scoccare della mezzanotte di Capodanno i contratti decadranno.
"Sono sul tetto del palazzo dell'Ispra da 37 giorni – racconta all'ADNKRONOS Michela Mannozzi, delegato Usi Rdb Ricerca e ricercatrice precaria Ispra – e il ministro non ci ha dato ancora modo di spiegare le nostre ragioni e di indicare le soluzioni che noi proponiamo. Se la Prestigiacomo per esempio applicasse le norme e i pareri della Funzione Pubblica e quindi del ministro Brunetta, almeno verrebbe garantita la continuità contrattuale, risolvendo l'emergenza occupazionale del momento. E invece il ministro Prestigacomo, così come la struttura commissariale da lei nominata, interpretano la legge 133 del 2008 e le successive sui precari in modo restrittivo, nonostante le deroghe previste per il comparto della ricerca. E così dal 1° gennaio, in assenza di una misura dell'ultima ora, noi saremo tutti disoccupati".
"La legge 133 stabilisce regole che limitano l'utilizzo di personale precario nella PA – spiega la ricercatrice salutando dalla webcam installata sul tetto – ma prevede anche deroghe per le quali ha rilievo la continuità della linea di ricerca e del singolo ricercatore e non il finanziamento del progetto per il quale viene pagato. Per esempio – spiega – non ha senso interrompere il contratto di un ricercatore precario dell'Ispra se le sue competenze in acquacoltura vengono usate prima per il progetto della Laguna di Orbetello e poi per quello della Laguna di Venezia. In entrambi i casi, infatti – sottolinea Mannozzi – la competenza richiesta è la stessa e quindi non ha senso interrompere la continuità contrattuale con l'Ispra in base allo specifico progetto cui il ricercatore fa capo. Questo in sostanza prevedono le deroghe applicate dalla Funzione Pubblica che, invece, né la Prestigiacomo, né i commissari vogliono attuare costringendo così il ricercatore a restare a spasso per 8 -10 mesi anche quando il bando è stato espletato e il concorso vinto".
Altra cosa che la delegata Usi Rdb Ricerca mette in evidenza è "il non senso dello stacco di 20 giorni nell'ambito del rinnovo dei contratti a tempo determinato. Stacco che – chiarisce – significa perdita di anzianità di servizio ed è espressione di una interpretazione restrittiva della norma che per il comparto ricerca prevede la possibilità di un contratto continuativo fino a 5 anni. Noi, invece, dopo un anno e mezzo ci vediamo licenziati senza alcuna certezza di riassunzione, promesse a parte".
"Siamo accampati in una sorta di tenda da 37 giorni – ricorda Mannozzi – e siamo riusciti a superare il freddo e i relativi malanni grazie alla solidarietà concreta di tanti cittadini che ci hanno portato viveri, stufe a gas e molto altro. In tutto questo abbiamo anche continuato a lavorare per quanto possibile. L'8 dicembre per esempio è stato rinvenuto uno squalo a porto Empedocole e la Capitaneria di porto ci ha chiamato mandandoci le foto per effettuare il riconoscimento. Cosa che abbiamo puntualmente fatto".
Tra i disagi c'è stata anche la chiusura dei cancelli dell'Istituto il 24 dicembre scorso per ordinanza dei commissari che ha di fatto isolato i precari nel corso della notte. Un diktat che si ripeterà anche da domani alle 15,50 fino alle 7 di mattina del 4 gennaio. "Durante il giorno possiamo uscire perché c'è il vigilante – fa sapere Mannozzi – ma durante la notte, dalle 20 in poi, siamo chiusi dentro con tutti i rischi del caso".
Cosa chiedono i 230 precari per scendere dal tetto? "Subito, il rinnovo contrattuale per tutti. Le risorse economiche ci sono – dice – Si tratta solo di un problema politico. Per i prossimi 3 anni, infatti, ci sono finanziamenti già erogati che ammontano a complessivi 10,5 mln, 3,5 per tre anni. Nel medio periodo, invece, chiediamo impegni seri, scritti nero su bianco, per una progettazione che preveda il risconoscimento della natura subordinata del lavoro effettuato sotto forma di contratti atipici dal personale precario e quindi la stabilizzazione". Insomma, "basta con i contratti atipici. Solo contratti di natura subordinata. Questo sì – spiega la delegata Usi Rdb, precaria Ispra – sarebbe il vero segnale che il ministro e il ministero puntano sull'Ispra per un rilancio della politica di protezione e tutela dell'ambiente".