Home Cronaca Caso Marrazzo, restano in carcere i quattro carabinieri

Caso Marrazzo, restano in carcere i quattro carabinieri

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ROMA – Sono stati convalidati i quattro fermi disposti nell'ambito dell'inchiesta sul presunto tentativo di estorsione ai danni del governatore del Lazio Piero Marrazzo. Il provvedimento è del gip Sante Spinaci il quale ha disposto che i quattro carabinieri restino detenuti a Regina Coeli.

Il provvedimento è stato preso dal magistrato al termine di un interrogatorio cominciato alle 10 di questa mattina e terminato alle 18.30. Le persone che restano in carcere sono Luciano Simeone, Carlo Tagliente, Nicola Testini e Antonio Tamburrino.

Quest'ultimo, rispondendo alle domande del giudice per le indagini preliminari ha dichiarato: "Nel filmato girato (al centro del presunto ricatto, ndr), e che si è cercato di mettere in circolazione, non ho riconosciuto la presenza del governatore Marrazzo… forse c'era una persona somigliante".

L'avvocato Mario Grifo, che assiste Tamburrino, ha confermato che al suo cliente oltre all'omessa denuncia è stata fatta la contestazione di essere stato il mediatore incaricato di trasferire a Milano il video girato per commercializzarlo presso qualche emittente televisiva o testata giornalistica.

"Il mio cliente – ha detto il penalista – ha avuto in questa vicenda un ruolo marginale e lo dimostrano anche le contestazioni che gli sono state fatte". L'avvocato ha poi confermato che Tamburrino durante la deposizione ha detto di non essere salito nell'abitazione dove il filmato è stato girato, di non saper nulla del tesserino intestato a Piero Marrazzo e che il cd contenente il filmato gli è stato dato da uno degli altri indagati. L'avvocato Grifo ha aggiunto che l'indagine che ha coinvolto il suo cliente è cominciata praticamente il 20 ottobre scorso quando Tamburrino subì una perquisizione a casa e consegnò il cd contenente la riproduzione del video, cd che però era stato dallo stesso Tamburrino reso inservibile, nonché il biglietto per il viaggio da Roma a Milano. Due giorni più tardi il sottufficiale fu chiamato al Comando generale e tutta la storia è venuta a galla.

Articlolo scritto da: Adnkronos/Ign