GREENSBORO – E' disposta ad accettare l'invito a Roma del ministro del Turismo, Michela Brambilla, Janis Johnsen, la turista americana che ha restituito il frammento del Colosseo riportato a casa ''come ricordo'' al termine di un ''magnifico viaggio'' in Italia, il suo primo all'estero, nel 1983, ''o forse era il 1984''. ''Se c'è una ragione, se il nostro ritorno a Roma puo' portare a qualcosa di positivo, se il nostro viaggio fosse di aiuto, allora sì'', dice Janice, raggiunta al telefono nella sua casa di Grensboro, nel North Carolina, dall'Adnkronos.

''Non mi interessa diventare famosa'', tiene a precisare, raccontando le ragioni che l'hanno portata a compiere il suo gesto. Un gesto che avrebbe dovuto rimanere anonimo, non fosse stato per la richiesta, obbligatoria all'ufficio postale, di un indirizzo per il mittente del pacco. ''E io ho dato il mio perché non volevo mentire'', spiega, raccontando la sua storia.

Il pezzo di granito del foro romano si faceva sempre più pesante dentro casa sua, soprattutto dopo la morte del figlio maggiore, il primo di tre. Chris, che a 25 anni ha perso la vita un anno e mezzo fa in un incidente di auto proprio nello stesso momento in cui il secondogenito si sposava in Corea del Sud e che lei, insieme al marito, era in Asia per partecipare alla cerimonia formale che avrebbe solo preceduto il vero matrimonio negli Stati Uniti.

''Da tempo, mi covava dentro una sensazione di disagio. Pensavo che non fosse stata una bella idea'' riportare a casa il frammento antico che invece di darmi gioia mi dava una sensazione di tristezza''. ''Pensavo alla gente che anche da noi, quando va in vacanza, riporta a casa un po' di sabbia della spiaggia che ha frequentato come ricordo del suo viaggio…il Colosseo e i suoi dintorni sono una struttura talmente bella e di importanza storica''.

''Ed è così che negli anni successivi al mio viaggio ho cominciato a immaginare che se tutti facessero la stessa cosa, questa bellezza rimarrebbe distrutta. Poi Chris è morto, dopo lo shock iniziale, ho iniziato a pensare di dover rimettere a posto le cose, di dover fare ciò in cui credevo, che dovevo cercare di restituire ciò di cui mi ero impossessata'', spiega Janice, che quando era venuta a Roma insieme al marito la prima volta aveva lasciato a casa, allora risiedevano nell'Oregon, Chris e il fratellino di pochi mesi, insieme alla madre.

''Anche se il sasso era una piccola cosa, aveva assunto una importanza simbolica. Significava il nostro desiderio di cercare sempre di fare la cosa giusta, perché siamo Cristiani. Mi sono detta, forse potrà servire da esempio''. ''Un modo per dire, non siamo noi per primi perfetti, per cercare di incoraggiare anche altre persone a compiere atti simili'', afferma.