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Conferenza di Liletta Fornasari sull’arte aretina del Seicento

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Sarà una conferenza di Liletta Fornasari a chiudere il ciclo “Arezzo nel Seicento: una città nella Toscana dei Medici”, organizzato dalla Società storica aretina, d'intesa con il Comune, in occasione dell’Anno internazionale dell’astronomia. L’incontro è in programma martedì 24 marzo, alle ore 17,30, nell'auditorium comunale “Aldo Ducci”, in via Cesalpino, dove Fornasari parlerà delle “eccellenze artistiche all’ombra della Casa granducale”.
Nel Seicento Arezzo è una delle maggiori città dello Stato regionale toscano, imperniato sui Medici e sulla corte fiorentina. Nelle attività artistiche che si svolgono in città si riflettono i movimenti che si sviluppano nell’arco del secolo nei grandi centri: riforma, classicismo, caravaggismo, barocco, tardo-barocco. Fra i pittori ‘autoctoni’ si distinguono Santi di Tito, Bernardino Santini e Salvi Castellucci. Fra le presenze forestiere, essenzialmente di provenienza romana e fiorentina, spicca la figura del cortonese Pietro Berrettini, che opera essenzialmente nella chiesa della SS. Annunziata.
Storica dell’arte, Liletta Fornasari insegna Storia dell’arte toscana in età moderna all’Università di Siena, Facoltà di lettere e filosofia con sede in Arezzo. Ha curato esposizioni nazionali ed internazionali, fra le quali in corso di svolgimento: “I Della Robbia. Il dialogo tra le arti nel Rinascimento” (Arezzo, Museo d’arte medievale e moderna), “Pittore imperiale: Pietro Benvenuti pittore di Napoleone e dei Lorena” (Firenze, Palazzo Pitti) e “Guglielmino degli Ubertini ed il suo tempo” (Arezzo, Chiesa dei SS. Lorentino e Pergentino). Insieme ad Alessandra Giannotti, dirige la collana “Arte in terra d’Arezzo”, per la quale ha curato i volumi dal Quattrocento all’Ottocento. Tra le numerose pubblicazioni spicca la monografia dedicata nel 2004 a Pietro Benvenuti.
Coordinati da Luca Berti ed aperti a tutta la cittadinanza, gli incontri della società storica, iniziati ai primi di febbraio, si sono soffermati su vari aspetti della realtà toscana e soprattutto aretina del XVII secolo, mettendone in evidenza luci ed ombre e riscuotendo un notevole successo di pubblico.