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Consiglio Comunale 6 novembre 2009 – Le interrogazioni

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Consiglio Comunale 6 novembre 2009 – Le interrogazioni

AREZZO – I consiglieri comunali Luigi Triggiano (Pd) e Raffaello Giorgetti (Fi verso il Pdl) sono tornati sulla sentenza della Corte Europea di Strasburgo che ha accolto il ricorso di una cittadina italiana disponendo la rimozione dei crocifissi dalle scuole pubbliche e hanno chiesto al Sindaco quali iniziative l’amministrazione intende prendere di fronte alle istituzioni governative e comunitarie affinché sia fatto di tutto per il riconoscimento del ruolo della religione nella formazione delle persone e nella crescita delle famiglie.
Triggiano ha messo in risalto nel suo intervento la portata straordinaria della figura di Cristo e del suo sacrificio nella storia umana, oltre che delle tre grandi religioni monoteiste, mentre Matteucci che ha letto l’interrogazione di Giorgetti in assenza del proponente ha riportato le dichiarazioni bipartisan dei politici italiani contrari alla sentenza e ha chiesto al Sindaco se intende o meno togliere i crocifissi da tutti i gli edifici pubblici di proprietà comunale.
Franco Barbagli (Fi verso il Pdl) ha chiesto che fine ha fatto la manutenzione di piazza San Niccolò, ridotta a degrado estremo per presenza di immondizia, assenza di illuminazione pubblica, giro di malintenzionati. “Le condizioni di vita e di sicurezza delle persone sono totalmente trascurate tanto che il 3 gennaio 2008 tutti gli abitanti della piazza hanno presentato una petizione molto circostanziata rispetto alla quale l’amministrazione non ha dato alcun seguito. Agli abitanti stessi non è rimasto che esprimere le loro rimostranze a mezzo stampa lo scorso 20 settembre. È arrivato il momento delle decisioni rapide”.
Dopo un minuto di raccoglimento del Consiglio Comunale alla memoria di Gherardo Grandi su richiesta del consigliere Gianni Cantaloni, è toccato a Pier Luigi Rossi (Fi verso il Pdl) porre attenzione sull’Archivio Vasariano. “Vicenda da tenere fuori dal contesto politico e partitico, come invece ha fatto il Pd: non accetto che una donna venga ad Arezzo a dirci cosa dobbiamo fare e cosa non fare. Sono convinto che sia la Fraternita dei Laici e non la famiglia Festari la legittima proprietaria delle carte, convinzione che mi sono fatto leggendo e studiando la volontà testamentaria di Francesco Maria Vasari, ultimo discendente Vasari, e quella dello stesso Giorgio. L’amministrazione ha intenzione di agire legalmente per il riconoscimento di questa fattispecie”?
Giuseppe Fanfani ha colto l’occasione per ricordare la vicenda in termini sia di stringente attualità che di ricostruzione storica: “nessuno dal Ministero dei Beni Culturali ha avvertito il Comune della possibilità di vendita dell’archivio nei 6 mesi in cui la trattativa è andata avanti. Ho saputo tutto il giorno prima della mia uscita sui giornali, quando è stata notificata la possibilità per il Comune di esercitare il diritto di prelazione, sollevando così la questione e conferendo a essa il giusto rilievo pubblico. A oggi il Governo ha dinanzi un’alternativa: lasciare le cose come stanno, confidando sull’esistenza di un vincolo pertinenziale, o acquisire al patrimonio allo Stato. Personalmente, sono favorevole a questa seconda soluzione anche perché io del vincolo non mi fido. Per quanto concerne il contributo della signora Monica Guerritore, esso è la dimostrazione di quanto ci sia oramai sul problema sensibilità diffusa nel mondo della cultura. Sulla proprietà della Fraternita – e qui il Sindaco ha ricostruito da un punto di vista storico-giuridico i passaggi di proprietà eventuali ed effettivi – va detto che l’istituzione diventa proprietaria per disposizione testamentaria di Giorgio Vasari. Quando anche il suo ultimo erede viene meno, essendo un chierico non aveva figli, siamo alla fine del ’600, è nominato un esecutore testamentario, il signor Spinelli. È ovvio che quest’ultimo non possa trattenere un bene oggetto di testamento, sarebbe appropriazione indebita, come pare aver fatto avviando l’archivio a proprietà privata. Se siamo dunque in presenza di detenzione illecita, ci troviamo dinanzi a un bene che non può essere giuridicamente oggetto di usucapione, anche dopo 400 anni. Da questa cronistoria potremmo dedurre che la Fraternita è rimasta proprietaria del carteggio salvo che la stessa istituzione non abbia voluto rinunciarvi. Siccome da parte della Fraternita, nei primi decenni del ’900, rinuncia c’è stata, va capito che valenza giuridica dare a essa”.
Infine Marco Tulli (Sinistra) ha chiesto al Sindaco di esprimere pubblica indignazione contro l’atto vandalico che ha danneggiato il monumento dedicato ai pazienti dell’ex manicomio. Giuseppe Fanfani si è augurato sia stata “solo un’imbecillata nella notte di Halloween da parte di ragazzi un po’ eccitati altrimenti ci sarebbe da preoccuparsi”.