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Consiglio Comunale: Il registro per il testamento biologico

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Consiglio Comunale: Il registro per il testamento biologico

AREZZO – È stato il consigliere Marco Tulli (Sinistra) a presentare l’atto di indirizzo per l’istituzione di un registro per il testamento biologico, “un atto che vuole, in primo luogo, testimoniare la volontà di tutelare i diritti di ogni singola persona a compiere le proprie scelte in piena libertà, favorendo ed estendendo i diritti civili e consentendo ai cittadini di poter far valere il diritto all’autodeterminazione sul trattamento sanitario di fine vita. Il registro servirà dunque a certificare il desiderio di chi firma di esercitare il proprio diritto all’autodeterminazione sul trattamento sanitario di fine vita. In particolare servirà come prova, contro eventuali contestazioni, della volontà di chi sì è registrato di non essere sottoposto a ventilazione o alimentazione forzata nel caso di una malattia o di un incidente che comporti lo stato vegetativo.
L’idea è istituire un servizio di autenticazione certificatoria presso gli uffici anagrafe del Comune con il quale inserire, conservare, ordinare per numero progressivo su base annuale e data di autenticazione, trasmettere all’ospedale di competenza territoriale, copia delle dichiarazioni predisposte da cittadini residenti nel Comune di Arezzo relative a un testamento biologico, rilasciando l’originale di detta dichiarazione debitamente autenticata al singolo disponente. E ciò al fine di salvaguardare il diritto all’autodeterminazione nel caso estremo di prolungamento artificiale della propria esistenza e distinguendo tale manifestazione di volontà da ogni forma di eutanasia, ovvero ogni azione od omissione diretta a causare la morte di una persona, perseguibile ai sensi degli articoli 575, 579 e 580 del codice penale”.

Per Edi Bacci (Pd) “cosa può esserci di più sacro per un individuo dell’autodeterminazione personale? Pur riconoscendo l’estrema delicatezza delle questioni che riguardano i trattamenti clinici di fine vita, sia dal punto di vista etico-scientifico, sia sotto l’aspetto ancor più sensibile dei convincimenti religiosi, questo atto di indirizzo chiede di istituire un registro comunale come hanno già fatto altre città d’Italia, in cui raccogliere, su base volontaria, le intenzioni di chi, nell’eventualità di trovarsi in condizione d’incapacità di esprimere il diritto ad acconsentire o non acconsentire alle cure proposte, non vuole essere soggetto a un accanimento terapeutico. A questo proposito ricordo che, a tutt’oggi, l’indirizzo giuridico prioritario deve fare prioritariamente riferimento all’articolo 32 della Costituzione della Repubblica Italiana il quale stabilisce con assoluta chiarezza: nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge”.

“La vita va rispettata sempre, dal concepimento alla morte naturale – ha dichiarato Guglielmo Borri (Gruppo Misto) – mi ritrovo nel magistero della chiesa ma mi pongo laicamente il problema di un tema delicatissimo e mi chiedo qual è il motivo di fughe in avanti come quella proposta al Consiglio Comunale. A cosa dobbiamo arrivare: a 8.000 Comuni, tutti con il loro registro? E prima addirittura che il Parlamento legiferi? Credo ci sia molta propaganda e ideologia dietro, ho rispetto per le testimonianze civili come quella di Welby ma che dire allora del belga risvegliatosi dopo 23 anni e che durante questo tempo era cosciente di cosa accadeva attorno?”.

Pasquale Macrì (Pd): il pensiero greco da Antigone ci ha posto di fronte a un dilemma, ovvero se la legge di Creonte, della polis, può superare i diritti del corpo della persona. E qui non si parla di diritti dei cittadini ma degli autentici diritti dell’uomo e non si discute di introdurre un diritto a morire ma un diritto a decidere come vivere l’ultima parte della vita. La richiesta di istituire il registro è perfino banale nella sua logica: ciò che si può fare già dal notaio, rendere una dichiarazione, lo si potrà così fare dinanzi a un pubblico ufficiale nella casa comunale. Siamo dinanzi a un’estensione del principio di eguaglianza”.

A Francesco Francini (Gruppo Misto) “non convince l’atto di indirizzo perché le premesse sono sbagliate: l’errore è dare per scontato scientificamente che esista uno stato vegetativo permanente senza possibilità di recupero. Basta un solo esempio, come il belga citato da Borri, che mi fa dire mai dobbiamo correre l’errore di porre fine a una vita. ‘Urlavo dal silenzio del coma’: queste le parole usate da Rom Houben paralizzato dal 1983 per un incidente automobilistico. E la questione è: rientra nella disponibilità delle persone la possibilità non di rinunciare a una cura ma di rifiutare a essere alimentati e idratati. Se il belga avesse dichiarato questo, sarebbe stato lasciato morire di fame e di sete, addirittura in conformità a una legge che non gli consentiva di revocare una precedente dichiarazione di volontà. In linea di principio non sono neppure d’accordo ad andare a legiferare su un argomento del genere ma non posso dimenticare che in Italia c’è stato il caso Englaro”.

Per Marco Manneschi (Città Aperta – Idv) “i cittadini italiani sono oggi alla mercè di un futuro molto incerto se non drammatico. Di fronte a uno Stato debolissimo contro i poteri forti, le mafie, mi fa sorridere che poi entri a ‘gamba tesa’ e con violenza contro le persone e i loro corpi”.
Giovanni Pelini (Ps) si è sentito “in dovere di intervenire a difesa della dignità dell’individuo, specialmente di chi soffre e non può comunicare con il mondo. Ci preoccupiamo di accanirci contro individui e situazioni sfortunate, in totale mancanza di attività cerebrale, e si dimentica tutto quanto va davvero contro il senso della vita: ad esempio il numero dei suicidi è in aumento costante. Non è pertinente il caso dell’individuo che si è risvegliato perché e stato in realtà 23 anni in una bara a dare calci”.

Raffaello Giorgetti (Fi verso il Pdl): “Meglio cento colpevoli in libertà che un innocente in galera. Era una massima scritta nel libri di testo universitari che studiavo. Parafrasando: la scienza nonostante progressi e tecnologie può comunque sbagliare. Quand’è che un individuo è realmente morto? Siamo sicuri che la mente dell’uomo sia sempre lineare nell’esprimere la sua volontà? E come è possibile non assumersi un senso del limite quando si tratta di accettare o meno delle cure?”.
Alessandro Arcangioli (Pd): diritto alla salute e diritto alla vita, rispettare i voleri del paziente. Sono le coordinate entro le quali è chiesto a noi medici di muoverci. Detto questo trovo utile e opportuno che il Parlamento recuperi una lacuna legislativa importante. Come abbiamo consolidato il rifiuto dell’accanimento terapeutico, la tecnologia avanza e quanto acquisito oggi può non essere valido fra 10 anni. Dell’atto di indirizzo non accetto il dispositivo con tutta una serie di automatismi quasi burocratici che mi porteranno alla mia astensione”.

Luciano Ralli (Pd): se lo spirito dell’atto è stimolare il Parlamento a legiferare, lo trovo condivisibile ma non nel dispositivo finale. Per professione sono a contatto con vicende inerenti: credo che trovare il giusto equilibrio sia necessario, invece in tanti Consigli Comunali c’è stata in effetti la strumentalizzazione della materia. Per questo il mio voto sarà contrario”.

Per Marco Paolucci stamani è andata in scena una “disfida tra casi umani strazianti, sollevati per ideologizzare il dibattito. Sentiamo da certi banchi di questo Consiglio parlare spesso di libertà: credo che oggi si vedrà chi nutre davvero un pensiero libertario e chi invece preferisce seguire dottrine già scritte”.
18 voti favorevoli e 12 contrari: con questo risultato passa il registro per il testamento biologico.