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Donne alle prese con la crisi

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L’8 marzo faremo festa. Ma lo faremo compiendo un grandissimo sforzo di ottimismo. Le donne che lavorano, che hanno un’azienda, che svolgono una libera professione sono le prime a pagare nei periodi di crisi. E lo fanno doppiamente: sia nel lavoro che a casa.
Anche ad Arezzo la crisi non è più quella “virtuale” delle Borse o della grande finanza: è entrata pesantemente nelle piccole imprese e nelle famiglie. Si stanno moltiplicando le richieste di accesso al fondo di sostegno al reddito, l’equivalente della cassa integrazione per il settore artigiano. Già nel 2008, rispetto al 2007, si è registrata una flessione delle imprese artigiane individuali femminili nella provincia di Arezzo, scese a quota 1.375. I primi segnali che abbiamo per il 2009 sono di un aggravamento pesante del quadro economico generale.
Le imprese “in rosa” vivono alle prese con una crisi che peggiora di ora in ora. Calo di ordini, aumento vertiginoso del ricorso alla cassa integrazione, selettività del credito e scarsa disponibilità del sistema bancario. Ma le donne che lavorano hanno da sempre problemi aggiuntivi, aggravati anche dalle recenti dichiarazioni sull’innalzamento dell’età pensionabile per le donne a 65 anni.
L’Italia è indietro, rispetto al resto d’Europa, non solo sui tassi di occupazione femminili ma anche sulla rete dei servizi per la famiglia e quindi per le donne. La provincia di Arezzo rappresenta un’area comunque positiva ma se verifichiamo le condizioni della finanza locale, non possiamo non attenderci, anche nel breve periodo, una contrazione dei servizi. Oppure un aumento di rette e tariffe per nidi, strutture e servizi per anziani, sostegni alle famiglie con persone diversamente abili al loro interno. In un meccanismo di vasi comunicanti, la minore disponibilità del servizio pubblico si traduce in un aggravio del lavoro e delle responsabilità delle donne tra le mura domestiche.
Adesso poi che si è scatenato il dibattito sull’innalzamento dell’età pensionabile per le donne a 65 anni il quadro si fa ancora più fosco e pesante
L’invito di CNA è quindi duplice. Da una parte una strategia condivisa, di istituzioni locali e categorie economiche, per individuare forme di sostegno alle imprese. La recente attivazione del Fondo di garanzia per il credito è un fatto positivo ed indica la strada da percorrere. Ai Comuni chiediamo un grande sforzo per mantenere la quantità e la qualità della rete dei servizi alla persona.