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“I capitoli dell’Infanzia” di Davide Enia

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“I capitoli dell’Infanzia” di Davide Enia

Si consuma in poco più di un’ora “I capitoli dell’Infanzia” di Davide Enia in scena mercoledì 11 Marzo sul palco delle Fornaci, il tempo di un piccolo sogno. Questo giovane attore e drammaturgo siciliano, che ha ottenuto dalla critica tutto quello che di buono si poteva ottenere (fra cui il prestigioso premio UBU), non ha più bisogno di presentazioni. Nato a Palermo nel 1974, è un autore fine, sensibile e colto, che nel corso degli anni ha elaborato una drammaturgia originalissima tenacemente concentrata su una Palermo, autentica noumeno kantiano, da cui da cui tutto prende avvio. I due capitoli, “Antonuccio si masturba” e “ Piccoli gesti inutili” – sottesi da un ritmo primordiale al servizio di una partitura minuta e delicata – scivolano via attraverso gli incanti del “cuntu” siciliano, una particolare tecnica narrativa in cui gesti, parole e musica si servono vicendevolmente creando un’alchimia magica. Lo spettacolo è in realtà un ciclo di storie più ampio che accompagnerà l'esistenza di tre fratelli. "I capitoli dell'infanzia" sono infatti un autentico affresco abitato da ragazzini che scoprono il sesso, la forza dei sentimenti, la durezza della vita, e intessuto di favole popolari, di melodie e canti rituali, di una malinconia e di una dolcezza che lasciano il segno, in una Palermo «crocifissa da un sole impetuoso, come i suoi abitanti».
“Il più grande, Angelino, bello e fiero, partirà per la guerra e sul campo di battaglia morirà. Il mezzano, Antonuccio, caro a tutti, sta scoprendo la sessualità. Il piccolo Asparino, che sogna da grande di abitare in una casa da dove si veda il mare, diverrà il custode dei segreti della città di Palermo. Attorno a loro vi sono lo zio Concetto, cieco, che parla con gli uccelli, e Fiore, la madre, che osserva con occhio di sfida il mare nero e oscuro che le portò via, una notte d’inverno, Toti il pescatore, suo marito e padre dei suoi tre figli”. Il palcoscenico è nudo, e lui, Enia, è veramente bravo e prodigioso ad accompagnare lo spettatore lungo le vie narrative, che a volte sono solo musica o parole, e a volte solo gesti.