Home Cronaca Influenza A, il chip che svela i contatti a rischio in ospedale

Influenza A, il chip che svela i contatti a rischio in ospedale

0

ROMA – 'Fotografare' tutti i contatti quotidiani che si verificano in corsia, in bagno e nelle camere, per svelare quelli a rischio di diffondere le infezioni in ospedale, a partire dalla nuova influenza A. E cercare cosi' nuove vie per prevenirle. A fare la 'spia', registrando tutti i dettagli dei contatti fra due o piu' persone entro il metro di distanza, e' un chip messo a punto all'Institute for Scientific Interchange Foundation (Isi) di Torino. "Da qualche giorno all'interno di un piano dell'ospedale romano Bambino Gesu' e' partito un esperimento in prima mondiale", spiega all'ADNKRONOS SALUTE l'epidemiologa Caterina Rizzo, del Centro nazionale di epidemiologia dell'Istituto superiore di sanita', che sta realizzando la ricerca insieme all'Isi e ai medici del Bambino Gesu'.

La sperimentazione coinvolgera' circa 250 persone fra pazienti, medici, infermieri, visitatori e specialisti arrivati per un consulto. Tutte le 'cavie' umane indosseranno per 7-10 giorni alcuni chip, sottili rettangoli che ricordano una scheda telefonica, inseriti in un sacchetto ermetico e dotati di una radio per comunicare la posizione. Con l'obiettivo di fare luce per la prima volta "sulle coordinate della trasmissione dei patogeni. Finora il chip era stato usato solo per un maxi-convegno e in un asilo a Lione. Invece le tradizionali analisi di questo tipo per ricostruire il cammino dei patogeni in ospedale si basavano – ricorda – su questionari compilati dai soggetti stessi, e dunque necessariamente imprecisi".

"Finalmente – prosegue – potremo misurare le caratteristiche dei contatti fra tutte le persone che frequentano quel piano dell'ospedale, visitatori inclusi, per capire dove si celano i rischi e individuare le maggiori criticita'. Con l'obiettivo di mettere in atto misure mirate" per limitare il pericolo. Ma come funziona la sperimentazione? In pratica, a tutti quelli che frequentano il piano verra' consegnato il chip: i visitatori lo restituiranno all'uscita, ma tutti gli altri lo indosseranno per 7-10 giorni. Le 'schedine' dei lavoratori non registrano la loro identita', ma solo la categoria cui appartengono, e anche la privacy dei pazienti viene rispettata.

"Abbiamo collocato un tag vicino ai lavandini, nei bagni: questo ci dira' non solo quante volte un soggetto si e' lavato le mani, ma anche se la durata del lavaggio e' stata sufficiente e l'asciugatura accurata", prosegue l'epidemiologa.

Al di la' dell'allarme H1N1 "il nostro obiettivo – sottolinea – sono le infezioni ospedaliere, un nemico subdolo che fino ad oggi e' risultato particolarmente ostico da contrastare". Ma in questo caso proprio il patogeno pandemico potrebbe rivelare utili informazioni ai ricercatori. Convinti che i nuovi dati sui contatti a rischio di diffondere il microrganismo potrebbero servire per comprendere e contenere il virus.

Se quello del Bambino Gesu' e' uno studio pilota, i ricercatori italiani sperano di non fermarsi qui. "Stiamo cercando fondi e speriamo di portare avanti le attivita'. Si tratta di un approccio innovativo. E la prima sfida – dice la Rizzo – e' quella di usare i dati che raccoglieremo per realizzare una pubblicazione su una rivista internazionale". Maggiori informazioni sulle sperimentazioni gia' condotte si possono trovare su www.sociopatterns.org.

Articlolo scritto da: Adnkronos Salute